Il paese
non attraversa un periodo semplice né felice. Varie sono le cause in
discussione.
TUTTAVIA quasi nessuno solleva dei dubbi e perplessità sul modello
di leader politico in auge. Quello del tipo “show-man” che semina slogan e
facili promesse.
Eppure non mancano dei riscontri. Almeno un paio.
Una volta riguardo
ai discorsi dei politici circolava la battuta “parla proprio bene, anche se non
so che cosa dice”.
Commento che è diventato “dice belle cose, ma chissà se poi le
farà”.
Da qui la “distanza” che separa i cittadini dalle Istituzioni.
Ancora.
Dopo il successo di L Di MAIO e di M SALVINI l’ammaccato M RENZI ai giornalisti
ha dichiarato: “Io starò zitto per due anni”. Ossia.
Giusto il tempo che, in base alla
sua personale esperienza, servirà agli elettori per verificare cosa i due (non)
saranno capaci di fare stando alla guida del paese .. e poter così tornare lui in
partita.
Conta cioè sul fatto che sono pochi quelli che ricordano l’adagio “la volpe
ha paura della sua coda”. Mentre non lo sfiora affatto l’idea che non basta
cambiare lo strumento se si rintona la stessa “tiritera”.
La prima battaglia è far
capire a tanti italiani che, a prescindere dall’area di provenienza, inesauribile
è la catena di nuovi giovanilileader da spettacolo mediatico (tante parole e gesti, ma di
risultati concreti poco o nulla).
Cambia la faccia, cambiano gli slogan,
cambiano le promesse, ma non cambia la sostanza.
Questo è l’unico messaggio che
conta “nell’interesse del paese e dei cittadini”.
Fare
informazione è diventato come sfornare una sorta di “prontuario dei superlativi”.
Dalla politica alla cronaca è tutta una rincorsa a “pompare” ogni elemento di novità
(atteggiamento, commento, particolare, ..), anche se quasi insignificante e da
dimenticare nell’arco di 24 ore.
L’importante è puntare i riflettori e usare il
megafono per catturare l’attenzione (curiosità) del pubblico nel reiterato duello
quotidiano tra le varie fonti (stampa, tv e web).
Ergo. Sempre più frequente è
la scelta della versione più facile e/o di maggiore impatto emotivo.
Nel campo
della politica QUESTO lo sanno bene i “protagonisti”, più o meno occasionali, di
passerelle mediatiche fatte all’insegna di slogan e allettanti promesse.
ESALTARE
la consistenza e la valenza dei fatti (v. uso del superlativo) è l’arte del
mistificare e del disorientare.
Dopo un
decennio di crisi l’Italia si fa trainare dalla ripresa globale, ma con ancora
tante “ferite” aperte. A cominciare da un DEBITO che supera i 2mila miliardi e da
quel benaccetto “ombrello” monetario (QE) della Bce che da tre anni tiene a freno
lo spread, evitandoci la Troika.
E pochi ricordano che era marzo 2013 quando
l’allora candidato premier PL BERSANI pubblicò i suoi 8 punti per un “governo
di cambiamento”. Punti che in buona parte sono, purtroppo, tuttora di attualità.
ADESSO è tutto un gran parlare delle 2 forze politiche “emergenti” e dei leader
carismatici che le guidano.
Non c’è però nessuno che scommette sulla “fattibilità”
delle loro promesse elettorali.
Dato scontato è che nei duri periodi di crisi è
facile catturare il consenso di delusi e di bisognosi prospettando rimedi “salvifici”.
Peccato che si dimentichi che, proprio in anni recenti, di slide e di slogan “miracolistici”,
branditi da soggetti politici “fascinosi”, ne abbiamo visti e sentiti non pochi.
Quindi la prima vera “svolta” proficua sta nel tornare ad apprezzare la “concretezza”,
anche verbale, dei progetti e delle misure da attuare.
Spesso solleticare gli
“appetiti” primari è tattica da Dossier Arroganza ...