Sulla
realtà del paese gravano problemi seri quali una montagna di Debito cumulato e
una crescita tuttora “malferma”. Da qui i livelli di disoccupazione e povertà
incidenti, la disomogeneità dei servizi collettivi ed il dissesto del
territorio.
Queste segnano il tipo di priorità a carico del Governo e di CHI ne
ha la guida e la responsabilità, promuovendo e coordinando la sua attività
esecutiva (art 95).
Di sicuro non bastano pur prestigiosi titoli accademici (di
stampo giuridico) a “accreditare” l’identikit di un Premier, specie se risulta
solo messo al corrente degli interventi da realizzare.
Di questo passo il governo
“neutrale” concepito dal Presidente Mattarella è tutt’altro che una “forzatura”
del sistema democratico.
Modificare le prassi non significa cambiare il testo di
regole consolidate.
Stando ai
resoconti mediatici, i tecnici di M5S e LEGA provvedono alla definizione e stesura
congiunta di un corposo programma (“contratto”) di governo. Un compito che
comporta più riunioni tecniche, con la costante supervisione di L Di Maio e M
Salvini.
A SEGUITO del positivo esito di tale fase è prevista l’individuazione
di un Presidente del Consiglio che potrà essere anche un “nome terzo”.
Ciò
detto.
POSTO in siffatti termini la figura del PREMIER è, più o meno, quella di
un “ragioniere” incaricato di controllare conformità e fattibilità (tempi, coperture,
.. ) di un’agenda operativa preconfezionata a sua insaputa.
Il Premier che
dovrebbe essere un Organo di “garanzia” per il Presidente della Repubblica,
nonché “dirigere la politica generale del governo e mantenerne l’unità di
indirizzo politico ed amministrativo” (Art 95 Costituzione).
Di questo passo quel
governo “neutrale” concepito dal Presidente Mattarella è tutt’altro che una “forzatura”
del sistema democratico.
GESTIRE la cosa pubblica ha senso e valore se è
preludio di un Ritorno alla Meta …
Sia la
LEGA sia M5S dichiarano che ritornare presto al voto non sarebbe un malaugurato
“ripiego”, ma una proficua evenienza per gli stessi cittadini.
Su questa
premessa hanno avviato il confronto per stilare il “contratto” e formare un governo
giallo-verde.. E’ comunque scontato che in caso di insuccesso la responsabilità
sarebbe altrui.
Stando ai fatti.
La LEGA e M5s hanno un “peso” specifico ben
differente in termini di consensi fin qui raccolti. Per vari motivi non tutte
le “promesse” elettorali sono da subito traducibili in provvedimenti concreti.
NON sarà quindi affatto facile comporre un significativo “contratto” ed una squadra di
governo che fissi un “punto di equilibrio” tra le oggettive differenze dei 2 contraenti.
In termini di apporto (in seggi) e di priorità programmatiche.
Non solo.
La
Costituzione assegna al PRESIDENTE della Repubblica un ruolo attivo nella
gestione propedeutica al giuramento. DEVE tenere in debito conto gli interessi
generali e sovranazionali del Paese e convalidare la “nomina” di ciascuno dei soggetti
proposti per l’esecutivo.
Ove accogliesse nuove richieste di dilazione dei
tempi di trattativa avrebbe un certo “imbarazzo” nel dettare un inatteso “stop”
definitivo, come nell’eccepire sulla “sostanza” del progetto di governo o nel “ricusare”
qualcuno dei candidati indicati.
In poche parole.
La “disponibilità” da lui manifestata
potrebbe venir assunta come “causa” di un fallimento di tutt’altra origine. Questo
renderebbe ancor più problematico il varo di un governo “neutrale”, mettendo a
dura prova la “pazienza” dei mercati finanziari.
Gli elettori hanno tutto il diritto
e vogliono vedere dei fatti.
Meglio diffidare di una simile “zuppa”.
La storia
insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore, limiti …