Nel dibattito
in corso sui vaccini e sulla possibile esclusione da asili nido e scuole
dell’infanzia si ascoltano, da autorevoli esponenti politici (Ministri e non),
delle citazioni/interpretazioni giuridiche a dir poco discutibili oltre che
infondate.
In particolare sul concetto di diritto.
A cominciare dal “diritto
allo studio” che verrebbe “negato” vietando l’accesso ai nidi e alle scuole
dell’infanzia. Quando, in realtà, concerne quel diritto di singoli soggetti
capaci e meritevoli di poter raggiungere (tramite borse, concorsi, provvidenze)
i gradi più alti degli studi anche se privi di sufficienti mezzi economici.
E ancora.
Per la Repubblica (Costituzione Art 32) la “tutela della salute” è tanto un
fondamentale diritto individuale, quanto un essenziale interesse dell’intera collettività.
Tant’è che nessuno può essere “obbligato” a un determinato trattamento
sanitario. TUTTAVIA è sancito che non deve costituire in alcun modo (e per
nessun motivo) una potenziale fonte di contagio per chiunque abbia con lui dei
rapporti ravvicinati.
In pratica, l’interesse della salute collettiva non può
non prevalere su quella libertà di scelta (convinzione) pur attribuita ad un
singolo soggetto.
Sintesi.
TUTTI gli obblighi legislativi sono da rispettare a
meno di comprovate controindicazioni e/o oggettive cause ostative
(discriminanti).
Disquisire sulle ragioni politiche di una gestione articolata
e flessibile rischia di sfociare nello “sproloquio”.
Davvero molti complimenti alla tenacia
(pazienza) di chi tiene aggiornato l’elenco delle tematiche dibattute dagli
esponenti (Ministri e non) delle forze politiche che supportano il governo in
carica. Così come allo sforzo degli operatori mediatici nel dar fiato e
visibilità alle “puntate” giornaliere di politica.
Oltre al “dissensi”
incrociati e oltre ai “distinguo” dai leader e dai colleghi, ogni giorno spunta
un nuovo capitolo da considerare altrettanto “prioritario”.
Di fatto assistiamo
a un “cambiamento” in continuo divenire.
Da annotare. Per ogni tema di volta in volta focalizzato
sembra valere la regola: oggi si fa se va, domani no o si vedrà.
L’importante è
tenere il polso della situazione e catturare l’emotività del pubblico.
Anche
se, vista la memoria corta, non sarà affatto facile trovare chi ricorderà l’esito
finale delle tante iniziative promosse.
L’importante è tener botta un altro
paio di mesi, fino alla prossima Legge di Bilancio.
Con lo stile della farsa si
camuffa l’essenza di un Dossier Arroganza …
NESSUN ascoltato
“beneficio” economico/sociale del governo gialloverde avrà un effetto concreto
entro l’anno corrente. Le prime “avvisaglie” si potranno saggiare solo nel
corso del 2019.
Ossia, se va bene, dopo almeno 1 anno dal voto deposto nelle urne.
Per
contro assistiamo a quotidiane dispute verbali su “ragioni” di principio e su particolari
“eventi” di cronaca locale.
E’ fatto risaputo che un uso “studiato” della
parola può generare “malanni” ben aldilà di un qualche provvedimento “avventato”.
Nel frattempo il sistema Paese, con i tanti problemi aperti, rischia anche un nuovo penalty,
tipo quello di fine 2011.
Quanto
più un gesto, una sortita è eclatante tanto più è irripetibile.
PIU’ è forte
l’impatto emotivo suscitato tra il pubblico e più tale “evento” (nuovo, incisivo)
si incolla addosso all’identikit politico del suo promotore.
Controindicazioni.
PROVARE a ripetersi non ha lo stesso effetto. Tanto meno cercare dei
collegamenti con tematiche similari.
Lo stesso dicasi per il puntare il dito
contro un presunto “colpevole” o contro norme/regole “ostative”.
Il pubblico che
è stato così “calamitato” si aspetta anche di toccare con mano l’efficacia
pratica ed i risultati concreti dell’originario percorso lasciato intravedere.
E
più tempo passa e più l’entusiasmo si “affloscia”.