• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Vincenzo Fatigati

Vincenzo Fatigati

indirizzo email: [email protected]

Statistiche

  • Primo articolo giovedì 01 Gennaio 2011
  • Moderatore da mercoledì 03 Marzo 2011
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 29 8 39
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 6 6 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0












Ultimi commenti

  • Di Vincenzo Fatigati (---.---.---.166) 8 maggio 2012 09:19
    Vincenzo Fatigati

    Secondo la mia modesta opinione, il movimento 5 stelle, è una forma di populismo anti-parlamentarista, molto più vicino ad ambienti di destra, benché sia globalista e non identitario, e chiaramente aggiornato all’epoca del web 2.0.
    Si cerca, implicitamente di scavalcare le istituzioni democratiche (si veda gli attacchi a Napolitano),e la stessa forma parlamentarista. Una politica urlata nelle piazze, più che rappresentativa. Inoltre c’è l’identificazione dell’elettore, col partito (uno vale uno?) e quindi con l’immagine carismatica di beppe grillo, che può de facto decidere vita e morte del partito. Non più una pluralità di visioni, ma l’identificazione tra elettore-partito e leader carismatico. Una nuova forma di destra. Vedremo cosa succede quando va al potere, certo ridurre la dimensione politica a semplice "amministrazione" neutrale, può essere molto pericoloso. vf

  • Di Vincenzo Fatigati (---.---.---.57) 8 giugno 2011 21:36
    Vincenzo Fatigati

    La ringrazio per la risposta, pero’ ci tengo a distinguere i diversi livelli.

    1) "provi andare in un paese islamico a fare il cristiano" . In primis bisogna smontare il falso mito di considerare l’islam come un blocco omogeneo e monolitico culturale, anzi l’islam è una religione che si vuole universale: cioè un musulmano turco proviene da una cultura molto diversa dal pakistano, dal magrebino, dall’iraniano, dal pakistano etc etc. Mettere tutti sullo stesso piano (a livello culturale è sbagliato). Una religione non è solo frutto di una cultura (posso essere arabo e non musulmano, o italiano, occidentale e musulmano)

    2) è vero che ci sono paesi come l’arabia saudita dove c’è intolleranza religiosa , chiaro. Ma appunto li non vige la democrazia, sappiamo che sono autoritari. Volevo qui soffermarmi sul falso concetto di tolleranza occidentale, è una falsa accettazione della cultura. Noi siamo ugualmente chiusi.
    Cioè: è chiaro che esiste una legge( delle regole) e se un musulmano, un cristiano un ebreo un milanese un torinese o un giapponese non paga le tasse commette un irregolarità; il punto è che questo non è determinato dalla cultura. bisogna distinguere la morale dalla legalità; è ovvio che è un reato non seguire la legge. 
    la differenza è che noi commettiamo le più grosse atrocità nel nome dei valori democratici , nella stessa usa per anni c’è stato un razzismo spaventoso (altrimenti perchè marthin Luther king doveva manifestare ?)
    Non volevo fare un paragone tra diverse culture, ma mostrare come questa stessa relazione è una falso problema.
     Quindi non c’entra la cultura se uno straniero mi rovinano la parete, chiaramente comemtte un reato .
    Secondo me tuttavia , guardando alla storia, mi sembra che i più grossi massacri e le più grosse tragedie siano nate proprio nel cuore occidentale, dietro la patina del buon padre di famiglia (l’olocausto non mi sembra sia avvenuto in qualche paese sperduto dell’africano)
    . I problemi citati quindi non dipendono da fattori culturali, cioè di tradizione locale, ma da fattori socio politici , migliorando questi migliori anche un determinato modo di comportamento.
    Allora in conclusione, l’integrazione è fondamzentale per tutti- pensiamo alla polemica contro le moschee: è assurdo!!!! cioè non è che negando la costruzione della moschea tu diminuisci il numero di fedeli , e d’altro canto la moschea è anche un modo migliore per controllare. Non trova?
    Ho più paura per noi "buoni" occidentali che per gli immigrati, gliel’assicuro.
    La ringrazio per l’attenzione.
    vincenzo

  • Di Vincenzo Fatigati (---.---.---.12) 29 aprile 2011 15:13
    Vincenzo Fatigati

    Purtroppo è soltanto uno show-business montato per audience, tuttavia, per quanto mi riguarda, lo stile di fondo rimane volgare e superficiale. Soffermiamoci su ben altre questioni.

  • Di Vincenzo Fatigati (---.---.---.247) 14 aprile 2011 20:53
    Vincenzo Fatigati

    Grazie del tuo commento, concordo con la tua lettura: nonostante ci sia degrado e malaffare tuttavia non superiamo il livello di sopportazione che permette un azione davvero "rivoluzionaria". Ma appunto i questa era la mia celata provocazione, per questo ho citato l’articolo di Behan: bisogna assumere una posizione vagamente "marxista" , cioè di classe . Questo intendevo dire per "azione dal basso" e "rompere con questo sistema politico" : per poter ottenere un azione rivoluzionaria dobbiamo prima acquisire la coscienza di appartenere alla "classe di emarginati/sfruttati"( cosa che oggi non c’è). cioè non riconoscendoci in questo ordine politico vogliamo hegelianamente essere (in quanto esclusi e emarginati) il soggetto rivoluzionario ("momento negativo") che cambia lo status quo attuale inserendosi nell’ordine storico (momento positivo). Insomma è sbagliata la lettura dell’opposizione che cerca di moralizzare l’antagonista politico senza spiegare e svelare il sistema che ha prodotto la corruzione di quel politico.
    Quindi non dobbiamo affermare( secondo una posizione vagamente socialdemocratica di compromesso) "noi, in quanto cittadini ci riconosciamo come elettori di centrosinistra per sconfiggere politicamente l’avversario -politico di destra" . No, perché nel momento in cui tu dividi istituzioni dalla politica quando sali al potere(per mantenere lo stesso potere) devi necessariamente scendere al compromesso con determinati poteri che ti hanno appoggiato( anche in america funziona così con le lobby). No.
    E "Azione dal basso" non significa accettare il banale populismo e l’antipolitica che va oggi di moda ma al contrario significa riconoscersi come un soggetto emarginato che in quanto tale vuole essere un soggetto che rivoluzioni l’ordinamento politico attuale di destra e sinistra. 
    Per questo hai ragione , cogliendo il punto, perché paradossalmente anche a causa del benessere non riusciamo a diventare la fase negativa , il soggetto rivoluzionario. Ma accettiamo il compromesso credendo (o illudendoci) che sia possibile cambiare questa realtà entrando a far parte (da esclusi) di una classe. Dobbiamo invece prendere le distanze dall’ordinamento politico attuale . Dobbiamo appunto acquisire la coscienza di esclusi e emarginati dal sistema e cambiarlo dall’esterno. Così si può rivoluzionare.
    Quindi, per dirla con Lenin, non è vero che per la vittoria della rivoluzione c’è bisogno soltanto delle condizioni oggettive (fase rivoluzionaria, povertà e precariato come accennavi) ma anche dalla fase soggettiva (soggetto politico, un partito che lavora sulla coscienza rivoluzionaria). Sarà anche una visione classica ma credo che questo schemi interpretativi possano essere aggiornati. Dobbiamo acquistare coscienza del degrado per poterlo cambiare.
    Si possono sconfiggere le mafie partendo dal basso, togliendo il terreno e trasformando lentamente il sistema attuale che è marcio. Non si sconfiggono solo con la repressione (dall’alto) delle forze dell’ordine.
    Grazie ancora del commento.


Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità