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Casoria ricorda Andrea Nollino, nel silenzio (criminale) responsabile di troppi

Ad un mese da quell'evento omicidiario, nulla è cambiato nonostante il tentativo delle forze sociali di promuovere un presidio della legalità.

“La comunità parrocchiale di san Mauro promuove un presidio di legalità contro ogni forma di violenza e intolleranza” si legge nel manifesto affisso per celebrare il trigesimo di Andrea Nollino, vittima di proiettili vaganti sparati da quei soliti ignoti.

E’ passato un mese circa dall’episodio delittuoso e nulla sembra cambiato: “Invitiamo la cittadinanza a collaborare anche in forma anonima” tuona il vice questore Luciano Nigro, perché, ricorda, che un aiuto concreto, oltre con la vicinanza alla famiglia, si manifesta collaborando con forze dell’ordine, offrendo quegli elementi utili per trovare i responsabili che non hanno ancora un volto e nome. 

Prima che iniziassero le celebrazioni religiosi, in quel fazzoletto di strada che si trova tra la chiesa di San Mauro, il Bar di Nollino, dove è avvenuto l’episodio omicidiario, e la sua casa, c'è stato questa sorta di presidio di legalità, questa discussione corale dove sono intervenuti sindaco, diversi rappresentati di associazione, e finanche la vedova di Coppola, edicolante ucciso un paio d’anni fa dalla barbaria di strada.

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La vedova Coppola, con voce commossa e in modo sentito, ha letto una lettera esprimendo massima vicinanza alla famiglia, unita dal suo stesso dolore. E l’appello di responsabilità civile e collettiva promosso dall’associazione Libera, si inseriva su questa lunghezza d’onda, ricordando tutte le vite innocenti stroncate da una violenza che non possiamo accettare come normale, “Dobbiamo sentire sulla nostra pelle quei proiettili".

Tuttavia, se questa è la fotografia del presidio di legalità spontaneo che si è venuto a creare a partire da quella morte assurda; esiste la fotografia di un’altra realtà, che si sovrappone e cancella a tratti questo tentativo di rinascita sociale. La fotografia dell’omertà, o peggio l’indifferenza che alberga intorno: c’è chi è rimasto in casa, non partecipando neppure alla fiaccolata, celebratosi un mese fa, subito dopo la morte del povero Nollino. E anche al trigesimo hanno partecipato poche persone, per lo più conoscenti e parenti della vittima, senza che quell’episodio toccasse davvero la coscienza dell’intera comunità cittadina. Nonostante sugli articoli di giornali si ipotizzavano altre piste, nessuno ha davvero collaborato, neanche in forma anonima con gli organi di polizia. C’è chi addirittura non ha rispettato il lutto cittadino; chi ha manifestato insofferenza per il fatto che non venisse celebrata la festa di San Mauro, e chi ancora oggi vuole rompere quel lutto cittadino con altri tipi di celebrazioni. Insomma, la vera condanna non è solo la mano assassina di criminali, ma quel silenzio, connivenza intorno che permette a questi ultimi di dettar legge.

Secondo il rapporto semestrale della Dia, Casoria è una città “ad alta densità criminale”, e questo dipende anche da quegli atteggiamenti di silenzio e connivenza. Allora contare è necessario. Raccontare tutti i nomi innocenti dei caduti di questa guerra assurdo, è d’obbligo:

Emilia Parisi, dodici anni fa muore massacrata in casa a mani nude da ladri: non si conoscono ancora i nomi degli assassini. Due anni dopo, Stefano Ciaramella, ucciso a 17 anni da un sedicenne di Afragola (Salicelle) perché aveva difeso la sua fidanzata. Poi tocca a Nicola Ferrara, 21 anni, muore per difendere il padre da due pregiudicati che lo freddarono davanti agli occhi di madre e figlia. Due anni fa è morto l'edicolante Coppola per aver rimproverato un ladro d'uva. Un anno fa sono morte due vigilantes, uccisi da rapinatori; e oggi muore il barista Nollino.

Se avessimo tutti sentito la responsabilità di questi silenzi, forse questa lista sarebbe stata diversa. Ad uccidere non sono stati solo quei criminali, purtroppo. 

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