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Casoria: fiaccolata in ricordo di Andrea Nollino, vittima innocente della Camorra

Fiaccolata di ricordo e resistenza in memoria di Andrea Nollino, barista ucciso a casoria, da una "mano bastarda".

Proiettili vaganti stroncano la vita di Andrea Nollino, titolare del bar san Mauro a Casoria. I sicari, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, impegnati in un inseguimento a fuoco su uno scooter, avrebbero mancato i veri obiettivi, e uno di questi proiettili avrebbe tragicamente colpito Andrea mentre si accingeva ad iniziare la sua giornata lavorativa il 26 giugno scorso. 

Andrea Nollino, quindi, è una vittima innocente, una vittima del caso e della barbarie del far west da strada. Ma poiché nelle otto ore precedenti all’omicidio di Andrea, ci sono stati altri due assassinii, legati a episodi malavitosi di stampo camorristico, quel termine, “innocente”, sembra essere passato inosservato, dalle varie agenzie stampa che hanno riportato la notizia.

Quasi come se, seppur accertata la sua estraneità, non fosse davvero innocente; quasi come se il solo fatto di essere nato in certe zone sia una sorta di colpa, che giustifica quel silenzio e indifferenza mediatica. 

Vivere in una città ad “alta densità criminale”( cit. rapporto Dia) e morire in questo modo assurdo sembra essere un motivo valido per non far generare quel circuito mediatico, che ci sarebbe stato in altre realtà del Paese: nessun discussione televisiva nei vari talk show, nessun senso di indignazione generale, nessuno scandalo, non si riempiranno pagine di giornali, Bruno Vespa non farà nessuna puntata speciale col suo plastico; non ci saranno approfondimenti, quasi come se tutto questo sia normale.

Ed è questa normalità che andrebbe stigmatizzata; in questo modo, in effetti, si muore da troppo spesso, basta ricordare i vigilanti uccisi a Casoria nel 2010 durante una rapina, o anche l’edicolante ucciso sempre a Casoria un paio d’anni fa. Tante, troppe vittime di violenza urbana.

Due giorni fa attraverso l’associazione Libera si è riusciti ad organizzare una fiaccolata, proprio per dare un senso a quella parola “innocente”, cancellata dalla memoria collettiva del nostro paese, che considera normale morire in certe zone, in quel modo. Ricostruire una partecipazione democratica diversa.

Da anni non si vedeva una manifestazione del genere che volesse creare un senso di appartenenza civico, e si è cercato timidamente di riuscire a costruire una coscienza collettiva smarrita da troppo tempo, partendo da quella violenza assurda. C’erano figure istituzionali, come il sindaco e i vari assessori, c’erano appartenenti alle forze dell’ordine, ma soprattutto vi erano parenti delle vittime innocenti di camorra: a ricordare come questi episodi delittuosi, purtroppo non sono sporadici, e rari ; ma sono una costante in una realtà martoriata da logiche criminali. Pasquale Scherillo, fratello di Dario; il padre di Annalisa Durante, Susy Cimminiello, erano tutti presenti alla fiaccolata testimoniando come le dinamiche criminali scrivono la storia di un popolo martoriato dalla violenza delle organizzazioni criminali.

Una manifestazione, quindi, che più che essere di solo ricordo è appunto una resistenza, un guardare avanti, nella speranza di un riscatto possibile. 

La camorra uccide, il silenzio pure, ricorda uno striscione presente alla fiaccolata.

Il silenzio che uccide è quello di chi quel giorno era presente lì, nel luogo del crimine ma tace, senza dare un contributo alle forze dell’ordine. Il silenzio è di chi considera normale morire in queste zone, in modo da non mettere neppure in rilievo la notizia senza lo sdegno necessario. Il silenzio è di chi, cittadino casoriano, ha preferito stare a casa, disinteressato dell’evento. Ci sono tante e diverse forme di silenzio.

Certo è che è difficle, con parole, descrivere quel vuoto, causato da una “mano bastarda”, per usare le parole di Don Tonino Palmese (referente regionale di Libera). Difficle è descrivere la visibile commozione del parroco e amico della vittima, Don Mauro Zurro, prima di terminare le celebrazioni della messa . Diffiicle è descrivere la commozione generale, generata dalla lettura di una lettera scritta dalla figlia della vittima, letta durante la celebrazione dei funerali avvenuti il giorno 27. Difficle è rendere la sofferenza dei familiari e conoscenti, al vuoto di Andrea. Ucciso per caso. 

Tutto questo sembra rimanere nell’oblio. Quel dolore non passerà ai più. Ma è proprio da qui che bisognerebbe partire, per continuare ad indignarci, per riscrivere col sangue di questa vittima la parola “innocente”, di un popolo che vuole scendere in campo e prendere parte, contro la banalità del male. Ad essere al posto sbagliato non era Andrea, erano al limite quei killer. Questo è stato il messaggio dei vari rappresentanti di Libera, che hanno invitato la cittadinanza a collaborare con le forze dell’ordine, e a “cacciare via” i camorristi. Nella speranza che almeno qualcuno si ricordi del vero significato, di quel termine: innocente.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.99) 30 giugno 2012 21:55

    e tutti quelli che stanno zitti pure - come mai siete sempre in prima linea quando uno fa un errore non grave sul lavoro e poi state sempre tutti ZITTI su questi fatti così gravi - Significa che a Voi la mafia, la ndrangheta e la camorra è meglio del ns. stato NON STATO. Se la piovra è più grande di voi fate in modo che voi siate un boccone enorme per la piovra affinchè non Vi possa divorare voi e i vostri cari - ma TUTTI INSIEME NON CHE OGNUNO PENSI AL PROPRIO PICCOLO ORTICELLO e non ditemi che si fa presto a parlare dal’altra parte della barricata perché anche voi avete persone SPLENDIDE che lottano per la melma che cerca di soffocarvi. Non uccidete gli innocenti.

    Anna59

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