• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Vendola risponde a Pisapia: "solo l’emozione mi ha indotto a usare il verbo (...)

Vendola risponde a Pisapia: "solo l’emozione mi ha indotto a usare il verbo espugnare per la vittoria di Milano"

Il leader di Sel incassa il rimprovero per i toni usati nell’intervento dell’altra sera in piazza Duomo, durante la festa per il trionfo elettorale. La sua replica è arrivata ieri attraverso un video indirizzato al neosindaco di Milano, con un chiarimento e un parziale passo indietro. Intanto in rete il dibattito si accende e il popolo del web è diviso: sono state davvero parole così inopportune, quelle di Nichi?

“Quando si va in una città che non si conosce bisognerebbe ascoltare prima di parlare…” Sottinteso, moderare i toni, dosare il lessico, frenare gli entusiasmi quando possono dare adito a facili strumentalizzazioni. Ha parlato proprio da sindaco, Giuliano Pisapia, nel prendere le distanze da Vendola e dalle sue affermazioni di lunedì sera, sulla scia dell’entusiasmo per il successo elettorale del centrosinistra, a Milano e in tante altre città. Una presa di posizione gentile ma ferma - probabilmente necessaria e sicuramente non poco sofferta - che frena comunque bruscamente gli entusiasmi da co-vincitore del presidente pugliese. Il quale aveva scelto termini estremamente forti, in effetti. A cominciare da quell’espressione “abbiamo espugnato Milano”, che era sembrata davvero poco felice e inadatta allo stato d’animo che si respirava intorno, sul palco e in piazza Duomo.

Nella successiva esortazione "ad abbracciare i fratelli rom e musulmani" si leggeva il suo stile, questo è certo, eppure anche un’approssimazione, un’eccessiva semplificazione che non corrisponde invece alla sua abituale analisi della realtà, profonda e sensibile. Il rimprovero di Pisapia lascia un po’ stupiti, in un primo tempo, forse ci si aspetterebbe una comunicazione e un chiarimento privato tra i due piuttosto che una dichiarazione pubblica. Soprattutto per evitare di alimentare polemiche in un momento tanto favorevole. E’ invece probabilmente per smorzarle, le polemiche, che il sindaco di Milano ha deciso di intervenire. Gli appunti sulle parole e sui toni non fanno una piega; fa invece più effetto sentire dire a Pisapia che “Vendola non conosce Milano”, lasciando intendere che ne ignora o quanto meno ne interpreta in modo superficiale la realtà politica. Quando invece, chi ha seguito in questi mesi le diverse tappe della campagna elettorale, è perfettamente consapevole del contributo fondamentale dato dal leader di Sel, che si è speso in prima persona fin dalle primarie, con particolare energia nei momenti critici, molto più di quanto abbiano fatto tutti gli altri politici della coalizione. Al Dal Verme, lo scorso novembre, l’intervento di Vendola era stato trascinante, aveva probabilmente fatto la differenza e pochi giorni dopo c’era stata l’affermazione schiacciante di Pisapia su Boeri, il candidato sostenuto dal Pd. Per andare alla storia più recente, anche il comizio all’Arco della Pace, giusto nella settimana precedente il voto al primo turno, aveva dato una forte spinta, un’iniezione di fiducia alla corsa finale di Pisapia. Già dimenticato tutto, allora? Non è così in effetti, sarebbe riduttivo. Basta ascoltare il messaggio del sindaco per rendersi conto che non c’è arroganza nel suo giudizio e nel suo richiamo. Bisogna invece considerare che – per chi ha passato le ultime settimane della campagna elettorale a convincere i moderati, a contrastare il facile populismo della Lega che propagandava una Milano del centrosinistra improvvisamente trasformata in città islamica, zingaropoli e nuova Stalingrado - certo le parole di Vendola la sera della vittoria non sono state esattamente sagge. Proprio dieci minuti dopo che, in conferenza stampa, Pisapia aveva ribadito la sua intenzione di essere il sindaco di tutta Milano, cioè anche di chi non l’aveva votato e la pensa in modo diametralmente opposto su certi argomenti. Ce ne vorrà di tempo, prima che le parole utopistiche di Vendola possano incontrare il favore, la condivisione della maggioranza dei milanesi e degli italiani, sarà un processo lungo e faticoso… Nel frattempo il lavoro da fare è complesso, ci sono barriere sociali e culturali da abbattere.

Intanto, ieri sera, arriva su Internet la videolettera di Nichi a Giuliano: scuse e chiarimenti per le parole utilizzate. Si pente di avere fatto riferimento a “codici comunicativi di derivazione militare che ci intruppano come soldati". Espugnare Milano non era il termine adatto, e neppure conquistare, liberare si sarebbe dovuto dire. L’emozione contingente ha avuto il sopravvento, gli ha fatto perdere di vista quel senso profondo della parole sul quale è invece così importante soffermarsi. Di un incidente lessicale si è trattato, questo è tutto. Sul resto del discorso la posizione di Vendola è meno autocritica, non è disposto a rinnegare quello che considera uno dei punto fermi della “buona politica”, la fraternità nei confronti di tutti gli esseri umani, senza la quale il resto perde di significato. I link che rimandano a questa “lettera parlata” rimbalzano nei profili di Facebook e sono commentatissimi. C’è chi apprezza la correttezza nell’ammettere l’errore, chi invece sostiene che le scuse non erano necessarie, che passione ed enfasi nel discorso non sono un difetto, ma un valore, un punto di forza. Anche tra i sostenitori più accesi di Nichi non pochi riconoscono tuttavia che in piazza Duomo gli è mancata l’abituale lucidità, che ha ceduto, sull’onda del momento, a una controproducente caduta di stile. Poche frasi hanno rischiato di danneggiare Pisapia anziché favorirlo come sarebbe stato, senza ombra di dubbio, nelle intenzioni di chi le ha pronunciate. Qualcuno aggiunge che ha peccato di protagonismo, che avrebbe fatto meglio, in un’occasione del genere, a farsi un po’ da parte senza attirare su di sé, forse neppure volutamente, l’attenzione in modo tanto clamoroso. Non sono pochi i messaggi che danno pienamente ragione a Pisapia, che gli riconoscono stile e classe in questa circostanza critica in cui era necessaria la massima prudenza per evitare di alimentare, all’esterno, ulteriori fraintendimenti. Una cosa è certa per tutti, il piccolo episodio non deve incrinare un rapporto di collaborazione e stima che ha radici profonde in un sentire condiviso. La conclusione ieri sera è quella di Pisapia che scrive sulla sua pagina web: "Come immaginavo, Vendola con la sua straordinaria sensibilità e intelligenza, ha oggi immediatamente chiarito ogni equivoco in relazione alle parole usate lunedì a Milano. La buona politica, che ha consentito a Vendola di vincere per due volte le elezioni regionali in Puglia e al centrosinistra di vincere a Milano, Bologna, Napoli e Torino in questa tornata amministrativa, è quella capace di chiarire subito eventuali fraintendimenti. A Nichi Vendola mi lega un'amicizia e una stima che dura da tanti anni e che riconfermo pienamente". Pace fatta, e da oggi incomincia un capitolo nuovo, a Milano.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.47) 2 giugno 2011 13:35

    Vendola ha il gergo da veterocomunista, nel 2011. Meno male che qualcuno fa notare certe cose. Vorrei proporre una analisi psicologica: ma che problemi deve avere quel sindaco, se gli scappano di bocca certe parole da guerra, guerra, guerra. Alla faccia del popolo della pace. Cacciamo via i comunisti guerrafondai.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares