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Vademecum anti-stupro per le donne a Roma

Prevenire è meglio che curare. Ma poi bisognerebbe anche fare...

Non sono tempi facili per le donne italiane, e questo lo sappiamo bene. Crisi economica (ma anche valoriale) a parte, le cronache riportano episodi di violenza estrema (c’è chi parla apertamente di femminicidio, es. Simona Trabucco di UDI), fisica e psicologica: pensiamo al triste fenomeno dello stalking. Tali vicende sollevano un interrogativo: “Cosa si può fare per trovare delle soluzioni?”. A Roma, città che già per le sue dimensioni tende a sottrarsi a controlli preventivi davvero efficaci da parte delle forze dell’ordine, hanno provato a dare una risposta, attraverso la diffusione di una sorta di opuscolo informativo di 24 paginette. Nel libello, che si fregia del patrocinio del Comune, distribuito in metropolitana, sono dispensati alcuni elementari consigli che dovrebbero rivelarsi utili per evitare le classiche molestie sessuali, in strada come sul luogo di lavoro, dribblando così il maniaco di turno, che sembra nascondersi in ogni quartiere, anche se l’esperienza dimostra che spesso a rendersi protagoniste di tali reati sono persone che già conoscevano le loro vittime.

LE REAZIONI – Nei fatti, c’è chi non l’ha presa bene. Sottotitolo a parte (“Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci”, non dovrebbe essere un diritto tout court?), sono stati alcuni suggerimenti banali quali “Non camminate in strade buie e non indossate abiti appariscenti” ad attirare più di una perplessità. A parte il fatto che sembrano più simili ai consigli della nonna, mai abbastanza preoccupata per i nipotini (“Non accettare caramelle dagli sconosciuti!”) ci si è domandati se gli autori di tale testo conoscono a fondo il mondo in cui vivono, dal momento che tutti vediamo che oggi metà delle adolescenti circola liberamente per le città con pantaloni a vita bassissima e il classico ombelico al vento, godendosi fino in fondo il senso di libertà tipico di tale età. Il vademecum è finito dunque per diventare bersaglio di parole di critica della storica rivista online “Noidonne.org” e di altri osservatori, come la deputata PD Federica Mogherini, segretaria della Commissione Difesa della Camera, che ha dichiarato quanto segue sul suo blog personale: "Col decalogo antistupro 'Vademecum per la tua sicurezza. Sicurezza, un lusso che oggi noi donne vogliamo permetterci', patrocinato dal Comune di Roma e distribuito in 10.000 copie nel metrò della Capitale, finalmente la destra esce allo scoperto: la sicurezza non è un diritto da garantire a tutti i cittadini, donne e non, attraverso politiche per migliorare la qualità della vita, politiche sociali, politiche per l’integrazione, azioni di controllo del territorio e di contrasto alla criminalità serie e mirate, meno propagandate e più efficaci. Per la destra di Alemanno, niente di tutto questo. La sicurezza, al netto delle chiacchiere e della propaganda, è semplicemente un lusso, per le donne in particolare. Chi se la può permettere da sola, bene. Per le altre, pazienza. Roma merita di più, un’amministrazione che sappia rispettare le donne e assicurare politiche serie e credibili, a partire proprio dalla sicurezza". 

CONCLUSIONI – Se è vero che la Destra italiana ha sempre avuto questa vera e propria ossessione per il controllo-schedatura dei cittadini e la pianificazione blindata di ogni tipo di attività sociale (lo si è visto con chiarezza durante il ventennio della dittatura mussoliniana) è altrettanto evidente che c’è da tener conto di un fenomeno sociologico noto ai più, che la Destra sembra non tenere in debita considerazione: la complessità del reale. È proprio tale insondabile complessità a renderci la vita un bizzarro percorso a ostacoli, in cui è facile mettere un piede in fallo. Magari bastassero gli opuscoli e il passaparola, magari sui social network tanto di moda, per limitare le conseguenze di certi tristi eventi. Definire poi la sicurezza – cioè un diritto costituzionale - un lusso, mi pare il più classico degli autogoal. Quello che davvero servirebbe è una nuova politica culturale generale nei confronti della donna, una politica di ampio respiro, a cominciare dalla rappresentazione distorta e offensiva che ne danno i massmedia, che la riposizioni nel modo corretto nell’ambito dell’organizzazione sociale postmoderna, ponendola cioè sullo stesso piano dell’uomo, non in astratto ma nei fatti, con gli stessi doveri ma soprattutto con gli stessi diritti e le stesse possibilità di espressione-realizzazione di sé. Mentre sono proprio le vicende delle ultime settimane, legate al Comune di Roma, a dirci a chiare lettere che per avere due assessori donna c’è voluta una sentenza della Magistratura (cosiddette quote rosa). Tutto questo è la conferma che non siamo un Paese normale, che abbiamo ancora tantissima strada da percorrere.

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