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Tavolo lavoro. Aiazzone, 320 giorni senza paga

I lavoratori Aiazzone sono senza soldi da 320 giorni.

Ad inizio giugno scrivevamo che i lavoratori, senza stipendio da 7 mesi, speravano di ricevere i primi soldi della cassa a luglio. Ad oggi, quasi fine settembre, non hanno ancora visto un euro. C’erano anche loro il 10 settembre al Tavolo sul Lavoro a Piazza San Giovanni a dire la loro rabbia.

“Per spiegare qual è oggi la situazione basterebbe una sola parola ‘pietosa’, basti pensare che siamo da 320 giorni senza un becco di un euro. Molti colleghi sono stati protestati o risultano cattivi pagatori con le finanziarie, non sanno come far fronte alle spese scolastiche dei figli, mortificati per non poter adempiere al loro compito di genitori, ma la cosa più brutta è che non sanno cosa mettere a tavola a pranzo e a cena.”

Questo lo sfogo di Carmine, uno dei lavoratori di Aiazzone-Emmelunga, alla domanda qual è oggi la loro situazione. Come dire che ormai i dettagli sui procedimenti di fallimento, le procedure di cassa, le trattative di vendita, è inutile raccontarli, sono tutti uguali per tutte le vertenze: lentezze ministeriali da una parte, imprenditori spregiudicati dall’altra e in mezzo migliaia di posti di lavoro che se ne vanno e famiglie che si trovano di colpo sotto la soglia di povertà.

Proviamo comunque a fare un riassunto della situazione. Diciamo subito che l’ultimo stipendio ricevuto dai lavoratori è quello di ottobre 2010 e la cassa non è ancora partita. I curatori fallimentari per avviare la Cigs hanno aspettato che fallissero tutte le società in capo ad Aiazzone ed Emmelunga. Poi si è aggiunto un conflitto tra i vari curatori, siamo difatti davanti a diversi fallimenti (Holding dell’Arredo, B&S, Panmedia) in diversi Tribunali (Roma e Torino), conflitto che fa slittare a marzo 2011 l’attivazione della procedura di Cigs.

Quindi ci si è messo il Ministero del Lavoro che ha preso quasi due mesi per deliberare la Cigs e che solo alla fine si è accorto che non conosceva il numero esatto dei dipendenti, bloccando di conseguenza la procedura. Quando poi avevano i numeri, sono riusciti a sbagliare la data di inizio cassa, quindi il decreto andava rettificato, ma essendo arrivati ad agosto… si è dovuto aspettare che tutti i personaggi necessari rientrassero dalle ferie.

Lo so, sembra un film di Totò e Peppino, invece è la triste realtà!

Nel frattempo i lavoratori non sono mobilitati ed hanno iniziato ad inviare a cascata mail al ministero, ai curatori, alla stampa, ma inutile dire che nessuno si è disturbato di seguire la vicenda.

Alla fine comunque, il 7 settembre questo benedetto decreto Cigs viene emesso. Tutto bene? Affatto! Nel leggerlo Carmine si accorge di un ennesimo errore (ma deve accorgersene un lavoratore!?), questa volta è la data di scadenza della cassa ad essere sbagliata. Evidentemente nessuno dei firmatari si è preso la briga di leggere con attenzione il decreto “tanto sappiamo bene che il problema è sempre di chi ce l’ha”, dice Carmine che segnala l’errore alla coordinatrice sindacale nazionale.

Ora pare che martedì 20 settembre il decreto venga riemesso, ce lo auguriamo proprio! Anche se non è la cassa integrazione la soluzione, ma il ritorno al lavoro che insieme ai soldi di restituisce la dignità.

Cadigia Perini

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