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Sylvia Plath: nascere donna e crescere con l’ansia della libertà

"Nascere donna è una tragedia terribile... Sì, è il mio desiderio di mescolarmi con la gente di strada, marinai e soldati, abituali dei bar - di fare parte di una scena, anonima, come l'ascolto... tutto è rovinato dal fatto che sono una ragazza, una donna sempre in pericolo di aggressione e percosse. Il mio interesse per gli uomini e la loro vita è spesso frainteso come un desiderio di sedurli, o come un invito all'intimità. Eppure, Dio, voglio parlare a tutti il più profondamente possibile. Voglio essere in grado di dormire in un campo aperto, viaggiare ad ovest, camminare liberamente durante la notte..."

Sylvia Plath scrisse la sua prima poesia all'età di otto anni, soffrì durante tutta la sua vita adulta per una grave forma di depressione, nel penultimo anno di università fece il primo tentativo di suicidio, in un istituto psichiatrico, il McLean Hospital. Le verrà diagnosticato il disturbo bipolare ma continuerà a scrivere poesie. Si sposò nel 1956 con il poeta inglese Ted Hughes e con lui ebbe due figli. 

Ted la tradiva e Sylvia si separò, portando i figli con sé, e cominciando a vivere in ristrettezze economiche, ma in questo periodo esplose la sua attività letteraria.

"...Non è vero quello che scrivo, sono buona, sono felice, rispetto le regole, lo prova la mia vita, ho fatto tutto quello che una donna deve fare…"

L'11 febbraio 1963 era passato solo un mese dalla pubblicazione del suo romanzo quando Sylvia Plath si tolse la vita: sigillò porte e finestre ed inserì la testa nel forno a gas, non prima di aver scritto l'ultima poesia intitolata "Orlo" ed aver preparato pane e burro e due tazze di latte da lasciare sul comodino nella camera dei bambini.
Da Wikipedia: WSecondo Al Alvarez e altri studiosi, in realtà non aveva intenzione di uccidersi, ma soltanto di rivolgere all'esterno un'estrema richiesta d'aiuto, "... che disgraziatamente fece fiasco"; ella sapeva, infatti, che quella mattina sarebbe passata in visita una ragazza australiana, e aveva lasciato inoltre un biglietto con scritto un numero di telefono del suo medico, e le parole: "Per favore chiamate il dottor...". Nel 1982, Sylvia Plath divenne la prima poetessa a vincere il Premio Pulitzer per la poesia dopo la morte.

Sabato 9 aprile c'è un'occasione preziosa di ascolto e conoscenza della poetessa Sylvia Plath. Alcune sue poesie, tra queste "Io sono verticale, ma preferirei essere orizzontale", saranno lette da Tiziana Biscontini, con frammenti autobiografici della poetessa statunitense Sylvia Plath, alle ore 17,30, presso Palazzo Altieri, ad Oriolo Romano per il reading poetico-musicale “Voci segrete”.

Frank Pastore eseguirà al pianoforte standard jazz americani: l'ingresso è libero come sempre. E' un reding poetico letterario dal nome "Voci segrete" della poesia femminile contemporanea. Dopo Silvia Plath sarà poi la volta, per tutto aprile, di Marina Cvetaeva, Amelia Rosselli, Francisca Aguirre: "Un ingresso senza uscita all’interno dei corridoi più intimi dell’anima femminile, la cui voce chiama da una profondità abissale alla quale si può accedere soltanto attraversando l’impasto del dolore con la felicità; voce che chiama da un luogo profondo, in cui tutto accade contemporaneamente, nello stesso tempo; un tempo che diventa ritmo e poi musica. Musica della voce e voce della musica. "

Grazie al direttore di Palazzo Altieri Patrizia Miracola e al sindaco di Oriolo Romano Graziella Lombi, come a tutto il personale di Palazzo Altieri che contribuisce volontariamente all'esito positivo di tutti questi incontri culturali, in ogni stagione dell' anno.

Doriana Goracci

 

Orlo

La donna è a perfezione.
Il suo morto

Corpo ha il sorriso del compimento,
un'illusione di greca necessità



scorre lungo i drappeggi della sua toga,
i suoi nudi

piedi sembran dire:
abbiamo tanto camminato, è finita.

Si sono rannicchiati i morti infanti ciascuno
come un bianco serpente a una delle due piccole

tazze del latte, ora vuote.
Lei li ha riavvolti

Dentro il suo corpo come petali
di una rosa richiusa quando il giardino

s'intorpidisce e sanguinano odori
dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

Niente di cui rattristarsi ha la luna
che guarda dal suo cappuccio d'osso.

A certe cose è ormai abituata.
Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

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