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Spirito, respiro, riflessioni sulla morte di Eluana

La bagarre scatenata intorno alla vicenda di Eluana è emblematica. Ci sono ragioni da una parte e dall’altra; il problema, secondo me, non sono le ragioni, ma i torti. E il torto è uno: la mancanza di rispetto, il voler affermare la propria visione delle cose in una rissa in cui si smarrisce il punto di consistenza della questione: il bene di Eluana. La tragedia è che nessuno può sapere quale sia questo bene. Se cioè Eluana fosse pronta a morire, o se il cammino della malattia richiedesse ancora tempo, se ci fosse qualcosa da elaborare nelle cellule incapaci di comunicare normalmente, ma ancora presenti alla vita in modi per noi indecifrabili. A mio parere nessuno possiede gli strumenti per interpretare il codice di un malato nelle condizioni di Eluana, per cui la soluzione dovrebbe essere una sorta di sospensione di giudizio, l’accettazione della presenza enigmatica ma eloquente di una vita che non vuole esaurirsi.



Parlo di un caso come quello di Eluana, in cui il respiro è spontaneo. Ma ci sono situazioni in cui il malato è sostenuto da una macchina: un mio carissimo amico è affetto da SLA; riceve ossigeno, ma è lucido e risponde agli stimoli. Una legge sul testamento biologico, secondo me, dovrebbe tener conto della psicologia del malato, che in condizioni di emergenza può aggrapparsi alla vita in modo imprevedibile. La soluzione è più complessa di quanto gli schieramenti ideologici possano sostenere, spesso con violenza. Il rispetto implica un’apertura all’altro senza limiti e senza riserve. Più che una legge, è necessario uno spirito: che vuol dire, appunto, respiro.

Commenti all'articolo

  • Di paolo praolini (---.---.---.82) 12 febbraio 2009 15:38

    E’ indispensabile avere una legge che garantisca tutti coloro in queste condizioni.
    Una legge armonica, articolata, condivisa dai piu’ che comprenda un ampio ventaglio delle innumerevoli casistiche di queste situazioni.
    Non possiamo creare i presupposti per un altro caso Englaro o Welby.

  • Di Eleonora (---.---.---.230) 13 febbraio 2009 01:07

    Ritengo che la vita sia un Dono di valore incommensurabile, ci è stato dato gratuitamente perchè ne godessimo in libertà e responsabilità, ogni essere umano dovrebbe preservare la propria e l’altrui vita con determinazione, ma nel massimo rispetto di convinzioni diverse dalle nostre.
    Nel caso di Eluana, dolorosissimo sotto ogni punto di vista, c’é stata molta strumentalizzazione (per fini che ancora non ho chiari) e poco rispetto, sia per Eluana che per la sua famiglia della quale condivido lo strazio.
    Ho paura di una legge affrettata, promulgata da uno Stato come il nostro, che si occupa così poco della vita e ora si vuole arrogare il diritto di regolamentare la morte.
    La tragedia di Eluana è stata quella di non aver potuto esprimersi se non attraverso il suo povero padre, non sapremo mai quale lei ritenesse essere il suo bene.
    Voglio però evidenziare quella che ritengo una contraddizione: perchè il nostro sistema sanitario quando deve procedere con tecniche atte a mantenerci in vita richiede il nostro consenso o, in alternativa, quello dei nostri famigliari? Parrebbe che ciascuno sia libero di operare una scelta...
    Conosco una persona che ha deciso di continuare a vivere, in condizioni difficili, sopportando giorni duri e notti angosciose, sorretto da una forza misteriosa e dall’affetto dei suoi cari.
    Gli ho chiesto:- Ma tu vuoi continuare a stare con noi, a vivere? Mi ha risposto di sì.Se avesse risposto di no mi sarei sentita morire!

  • Di grazia (---.---.---.2) 13 febbraio 2009 10:52

    Credo che sia ora che i credenti comincino seriamente a studiare un po’ quell’ampia materia che chiamiamo "religione". E questo per un motivo semplice: la chiesa che da duemila anni ha o dice di avere un rapporto privilegiato col Padreterno, ancora non ci sa dire esattamente cosa sia la vita, cosa sia la morte, che senso ha l’esistenza umana, dove andiamo dopo la morte, da dove v eniamo, ecc. ecc. E soprattutto non ce lo sa dire alla luce della scienza moderna.
    Dico queste cose in quanto credente. Il fatto è che sono stanca delle fustigazioni, delle crocefissioni, dei cilici, delle condanne, della sessuofobia, ecc. ecc. Lei afferma "nessuno può sapere quale sia il suo bene" ovvero quello di Eluana. Mi scusi ma non lo trova ipocrita?. Innanzitutto perchè ostinarsi attorno ad un simulacro di corpo.... Ma non conta più l’anima? E se conta più l’anima, perchè trafiggere quei poveri resti con sondini di vario tipo? E’ che per voi l’uomo essendo a somiglianza di Dio, e quindi di Gesù, unico solo figlio (gli altri, Mosè, Halla, Budda, Maometto....chi sono? ) deve soffrire, venir crocifisso, flagellato, torturato, come Lui.
    BASTA. Gesù ha potuto sopportare il suo calvario perchè era Gesù, ma noi poveri cristi perchè dobbiamo essere così masochisti? Noi siamo qui per imparare a sconfiggere l’egoismo, l’egocentrismo, la gelosia, la maldicenza, la violenza, la bugia, ecc. ecc. Non siamo qui per farci mettere come agnelli sacrificali sull’ara o come scriveva Pascarella a proposito di Giordano Bruno come abbacchi al forno. Soprattutto se ce lo dicono i preti, uomini come noi, spesso non migliori di noi. Dessero loro l’esempio!!!
    Le nuove frontiere della scienza, della tecnica, della medicina devono essere al servizio dell’uomo Se per caso nel loro imperfetto divenire creano dei mostri, vengano abbattuti i mostri non le vittime dei mostri. Si fermino le macchine e le cure imperfette che non guariscono e che possono tenerti in vita - come ha detto Bersani anche per 200 anni 
    Se dovessi mai essere in quelle condizioni, lo dico pubblicamente, preferirei morire. Nessun accanimento terapeutico o nutrizionale. Ripeto, sono credente e accetto la morte, come accetto ogni giorno di vivvere. Il corpo è destinato per creazione a morire, ma l’anima no....e tenerla schiava di un ammasso cellulare in degrado è la più grande sofferenza. Oltretutto una delle peculiarità dell’anima è proprio il movimento. 
    Dio - e non mi può smentire perchè è dottrina - ha dato all’uomo il libero arbitrio...... perchè toglierlo? La Chiesa o si contraddice o disubbedisce al volere divino imponendo il suo punto di vista.

    • Di andrea boschi (---.---.---.249) 13 febbraio 2009 12:35

      Carissima, capisco la tua rabbia e le tue domande sono spesso le ie domande.
      Ma visto che hai parlato di libero arbitrio credo che Eluana avrebbe dovuto decidere come doveva finire la SUA storia ...
      A proposito di corpo e di anima, di mobilità e di immobilità, mi permetto di raccontare la storia di una miglia che abitava nel mio vecchio quartiere.
      Io conoscevo da anni Stefano perchè frequentavamo la stessa parrocchia, anche se in ambiti diversi.
      Ci si fequentava poco e non conoscevamo bene le rispettive vite private.
      Un giorno venni a sapere che aveva una sorella che viveva da anni in stato di coma.
      In quel periodo facevo del volontariato e mi interessavo anche di assistenza ai malati.
      Cercai allora di trovare il modo di parlare con lui di questa sorella alla quale volevo offrire il mio conforto, sapendo che i malati spesso (anzi, molto spesso) sono lasciati soli nelle loro case.
      Lui mi ringraziò con un sorriso e mi disse che fortunatamente sua sorella non era mai sola avendo un gran via-vai di persone che la andavano a trovare durante la settimana.
      In più, loro, come familiari, avevano un amore così grande per quella bambina che non la lasciavano mai sola .. non credo facessero vacanze da anni.
      Mi raccontò che si era laureato studiando ad alta voce accanto a lei e che aveva cercato e trovato tanti modi per farla sorridere e per interpretare il suo annuire o dissentire delle cose.
      Quando questa ragazza morì, aveva 14 anni, dei quali la maggior parte passati in stato di coma.
      Eppure, parlando con Stefano dopo i suoi funerali, mi disse che dal giorno della sua morte si era creato un vuoto enorme nella loro famiglia perchè sua sorella era un polo di amore così grande che quando era in vita (quella che alcuni dicono "non vita") era riuscita a far superare loro ogni problema, ogni fatica, ogni tristezza.
      Provo a pensare alla fatica di pulirla, lavarla, curarla dai decubiti e quant’altro hanno dovuto fare per farla sentire "viva" e non "morta".
      Mi disse che non era stato per niente facile fare tutto quello che avevano fatto per lei, con tutte le rinunce che ciò aveva comportato per loro ... ma lo avevano fatto volentieri e con amore perchè lei era VIVA e non avevano mai avuto modo di capire che volesse MORIRE, pur vivendo in quelle condizioni.
      Mi aveva anche detto che lui non avevav mai pensato all’eutanasia.
      Ciao e buona giornata a tutti.
      Andrea

       

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.87) 13 febbraio 2009 12:00

    ringrazio Paolo, Eleonora, e Grazia.
    come ho già scritto altrove, riconosco di non avere certezze su tale questione. istintivamente, difendo la vita, sulla quale penso di non avere potere. ho sempre pensato che l’uomo non possa decidere sulla vita o sulla morte, nemmeno sulle proprie. il tutto però si complica a causa della tecnologia. a mio parere, il problema è quello di riflettere sui confini fra natura e sopravvivenza artificiale.

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.87) 13 febbraio 2009 13:15

     grazie per la tua testimoniananza toccante, Andrea.

  • Di Raimondo I. (---.---.---.234) 13 febbraio 2009 15:05

    Diritto alla vita, diritto alla morte: vetrina per politici politicanti e gionalisti in passerella.
    Premesso che credo e sono per la vita e pur non volendo entrare nel merito delle scelte dei familiari e di coloro che hanno deciso per Eluana, sono molto dispiaciuto della Sua morte e di come essa è avvenuta.
    Mi vengono comunque alla mente alcuni versetti tratti dal Vangelo di Matteo (25 - 41 e seguenti) "Via lontano da me, maledetti......perchè ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare.....ho avuto sete e non mi avete dato da bere..."
    Sono disgustato da come tutta la vicenda sia stata trattata, senza voler fare alcuna distinzione di parte e schieramento, da tutti i nostri politici politicanti .
    Si sono infatti tutti impossessati della problematica con estrema e cinica ipocrisia. Partecipazioni ai talkshow, dibattiti, interviste quant’altro solo per visibilità, per urlare,per blatterare o meglio imporre e sottolineo imporre le proprie idee o ragioni ( non so se tali si possono chiamare) e senza alcun vero rispetto per l’essere in questione, in nome di un presunto "accorato e sentito" no alla morte.
    Ma che cosa significa il no alla morte quando conseguentemente ciò non è seguito dal sì alla vita?
    Perchè non si usa lo stesso fervore ed attenzione verso i più deboli, verso coloro che vivono il loro dramma in silenzio, senza visibilità, lottando da soli, giorno dopo giorno per la sopravvivenza?
    Parlo ad esempio degli handicappati e le loro famiglie, lasciate sole a combattere per la vita contro le barriere, l’indifferenza, l’ostruzionismo scolastico, gli enti le strutture pubbliche che dovrebbero intervenire a loro favore secondo Legge, le cooperative, non fà differenza se rosse o biache, che sono chiamate a servire ma il più delle volte fanno solo i propri interessi e guadagni, coperte e protette non si sà da chi o forse si sà molto bene.
    Parlo ad esempio degli ammalati terminali, dirottati se non imposti alle proprie famiglie con lusinghe di assistenza e poi per essere di fatto abbandonati e abbandonate dalle strurrure che si sono liberati di loro.
    Mi sono care, tra le altre, due persone afflitte dalla SLA cui sono state rifiutate ,e continuano ad esserlo, assistenza adeguata, medicinali e cure che potrebbero alleviare la loro sofferenza!! Forse perchè tuttto ciò troppo costoso e senza alcun ritorno in visibilità?
    Dove è qui il no alla morte ed il sì alla vita?
    Quante persone vogliono vivere e gridano il loro sì alla vita?
    A quante di loro viene data una risposta, un interessamento?
    Nulla, perchè tutto questo non fà notizia, non fà auditel, non fà scoop nè vendere più copie!!
    E’ radicato ormai il gusto, il senso del negativo....il positivo non è considerato neanche se c’è di fronte una vita.
    Quando ci si renderà conto che il positivo è l’amore, è l’accettazione incondizionata dell’altro, del diverso,del sofferenre?
    Quale risposta è data loro?
    Se è vero che ci sono 2500 casi come quello di Eluana, perchè non dire quanti casi ci sono che invece invocano la vita?
    Non è emblematico questa omissione?

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.87) 13 febbraio 2009 17:56

     grazie, Raimondo, quello che dici è sacrosanto.
    un abbraccio
    fabrizio

  • Di (---.---.---.116) 13 febbraio 2009 22:39

    Non servono molte parole per commentare l’argomento e non serve alcuna legge, da sempre già ne abbiamo una, sacrosanta e chiara, soprattutto, non serve la politica. Serve il silenzio e non il rumore che è stato fatto da tutti, nessuno escluso. Il silenzio per meditare ed ascoltare, ascoltare la propria coscienza, serve andare nel profondo, interrogarla la coscienza, specialmente quando è chiamata a decidere per altri. E la coscienza, in una mente sobria e sana, è naturale, non può che essere aggrappata alla vita. E, finchè c’è vita, c’è speranza!!

     Egidio

     

    Per me è chiaro, la vita è un dono che non va mai rifiutato fino all’ultimo respiro. A volte può sembrare crudele o difficile da sopportare, ma toglierla, sia la nostra o quella di altri , è un atto negativo verso l’uomo e verso Dio e, non tiene conto delle immense positive possibilità, fisiche e spirituali, che potrebbero cambiare qualsiasi situazione.

     Janet

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.66) 14 febbraio 2009 01:23

     Egidio e Janet, grazie di cuore.
    un abbraccio
    fabrizio

  • Di Giorgio (---.---.---.193) 14 febbraio 2009 11:39

    In tutta questa vicenda c’è una grande presenza: la Sofferenza ed una grande assenza: la Speranza.

    Come genitore cerco di capire le ragioni del comportamento di quel padre e di quella madre, nel dolore vissuto quotidianamente, dignitosamente per tanti, lunghissimi anni.

    A scandire il tempo di questa lunga agonia non può esserci che l’

    Amore. E questa secondo me è una seconda grande presenza.

    Penso ce ne sia una terza: la Dignità: il volto di quel padre sempre composto e anche l’assenza mediatica della madre che mi piace pensarla sempre presente, dolce e rassegnata ma forte come è stato il marito.

    Hanno avuto un grande coraggio, hanno combattuto una battaglia civile perché la loro sofferenza avesse uno sbocco sociale al di là dell’uso strumentale che ne è stato fatto.

    Non hanno forse avuto Fede, in senso cristiano, ma la Speranza? Come possono averla persa...Quella Speranza che sopravvive ad ogni difficoltà, come possono quei genitori averla persa? Questo rimane il mio grande interrogativo.

    E’ mancato forse questo passaggio ultimo…Ed allora mi fa piacere leggere le ultime righe del tuo intervento in senso metaforico, trascendente, di uno Spirito che illumina, che aleggia sulle acque primordiali…

     

  • Di grazia (---.---.---.2) 14 febbraio 2009 11:40

     

    Ringrazio tutti per i contributi interessanti e utili e mi scuso con Fabrizio Lestofanti se sono stata un po’ dura nel commento. Non si deve mai lasciare spazio a sentimenti polemici. Torno nel merito dell’argomento perché lo ritengo importante.
    Premesso, se non si fosse capito, che amo la vita, che sono per la vita ad oltranza, che essendo credente la ritengo un dono di Dio e quindi sacra…… ecc ecc. mi sento tuttavia in dovere di coniugare l’amore per la vita con l’amore per l’uomo (come dice Raimondo). E devo capire dove l’uno si ferma per far posto all’altro o viceversa.
    Porto anche io, come Andrea, un piccolo esempio di storia personale. Mia madre con un’arteriosclerosi galoppante si ruppe il femore. Fu operata, ma la situazione peggiorava di giorno in giorno, non parlava più, non mangiava, doveva essere lavata, rigirata, curata per le piaghe da decubito. Passavo quasi tutto il tempo che avevo fuori dal lavoro con lei e quando non c’ero io c’era comunque qualcuno. Essendo così gracile e debole e totalmente indifesa si era instaurato tra noi un rapporto particolare: era mia madre ma, al tempo stesso ero io la sua. Nelle mie preghiere chiedevo sempre a Dio di farla vivere, anche così malata, a me andava bene lo stesso.
    Cure e contro cure….ospedali, cliniche private….è andata avanti circa tre mesi…. Poi un bel giorno, mi rivolsi al buon Dio e gli chiesi di non ascoltare più le mie egoistiche richieste, ma di fare quello che era il bene di mia madre. Sembrerà strano, ma tre giorni dopo la mia preghiera morì.
    Il dolore era bruciante, ma ero serena. Ero a posto con la mia coscienza.
    Ricordate la storia di re Salomone e delle due donne che si contendevano il figlio? Salomone disse: “poiché non si riesce a capire chi è la madre, farò tagliare in due il bambino e ciascuna ne avrà una metà: Una rifiutò dicendo: “non ucciderlo, piuttosto lo prenda l’altra”. Salomone che era un saggio, capì che la donna che aveva rinunciato al bambino era la vera madre e glielo consegnò.
    Il Vangelo, ma tutti i libri sacri insegnano che al centro dell’agire umano deve esserci il bene: il bene di se stessi, il bene della famiglia, dell’uomo, della società, della natura, ecc. Il BENE!!!  
    La vita allora è un grandissimo dono di Dio, e noi dobbiamo rispettarla e difenderla, ma con equilibrio. Una dfesa ad oltranza diventa idolatria. I martiri cristiani si facevano mangiare dai leoni pur di non rinnegare Dio. L’eroe che rinuncia alla propria vita per salvare quella degli altri è un benemerito e così via.
    Non diventiamo dei fondamentalisti. Non facciamo propri i mostri della tecnologia imperfetta. Non permettiamo che si speculi e si commercializzi sulla vita, e sulla vita che non è vita. Soprattutto non permettiamo il ad altri di imporci loro punto di vista.
    “Nessun profeta – ha detto un teologo - nessun santo ha costretto la gente ad ascoltarlo… Ha parlato, ha trasmesso i suoi messaggi, ha cercato di incoraggiare la gente, ma non ha mai costretto nessuno… Le punizioni che esistono nelle religioni è una questione di uomini…non dipende da Dio…. Per questo dico che siamo laici…. Perché l’uomo è creato libero…e libero di creare il proprio destino”
     
     
  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.66) 14 febbraio 2009 19:56

    grazie a Giorgio e Grazia.
    bellissima l’immagine dello Spirito che aleggia.
    Grazia, l’unica cosa che mi lascia perplesso è la sicurezza con cui qualcuno afferma che siamo liberi di fare come vogliamo. ho un’altra idea della vita: è proprio il bene che ci suggerisce che c’è qualcosa di così importante che ci rende capaci di rinunciare, di sacrificarci, di morire come il chicco di grano, per usare un’espressione del vangelo. mi sembra questo il valore più alto dell’uomo. chi mitizza la libertà, secondo me si perde qualcosa di straodinario: il fatto che la libertà è aderire al bene.
    un abbraccio
    fabrizio

    • Di grazia (---.---.---.2) 15 febbraio 2009 10:53

      Caro Fabrizio, non si tratta di esaltare la libertà e basta. Il fatto è che senza libertà non c’è scelta e senza sceltà non c’è merito, non c’è ascesa. Scegliere il bene o comporta un atto di volontà o è conformismo. Gesù quando lo schernivano dicendogli "se sei il figlio di Dio, liberati e scendi dalla croce", non li prese in considerazione: poteva farlo, ma l’evidenza avrebbe eliminato la scelta. Quando il teologo dice l’uomo è creato libero e libero di creare il proprio destino, riafferma il primato della scelta, della volontà, non della libertà. La libertà è un mezzo non un fine. 
      Con affetto

    • Di fabrizio centofanti (---.---.---.207) 15 febbraio 2009 13:59

      allora diciamo la stessa cosa, Grazia: la libertà non può essere fine a se stessa, ma è un mezzo per raggiungere il Bene.
      a presto e grazie.
      fabrizio

  • Di giorgio (---.---.---.193) 16 febbraio 2009 11:36

    Postscriptum…

    Nel mio intervento precedente sul caso di Eluana, sono passato volutamente a volo d’uccello.

    Scusami, se non sono in grado di dare una risposta diretta.

    Certamente oggi prevale la cultura del vivere il momento: ”Life is now!”.

    In questa cultura del successo, dell’efficienza e dell’apparire, il dolore e la morte diventano

    aspetti scomodi, da esorcizzare.

    La domanda sul “SENSO” della vita rimane latente e prorompe prepotentemente in casi come questo… E ci trova impreparati.

    Cosi preferisco che altri rispondano per me, nell’esempio concreto di don Mario che nelle sue sofferenze ha vissuto con gioia la vita come dono, oppure, ed ancora, nel vedere l’amore gratificante con cui i famigliari accudiscono il nostro comune amico malato di SLA.

    …E non ultime le suore di Lecco che per tanti anni hanno dato “SENSO”alla vita!

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.10) 17 febbraio 2009 00:00

    grande saggezza, Giorgio.
    grazie!
    fabrizio

  • Di valeria (---.---.---.227) 18 febbraio 2009 02:08

    Mia madre era malata, stanca ,affaticata e mi disse di essere pronta a tornare al Padre.
    Mia madre è rimasta in coma soltanto un mese e quando andavo da lei in quei 60 cortissimi minuti i miei occhi erano costantentemente posati sul monitor accanto a lei che testimoniava che era in vita, poi quel giorno la macchina ha emesso un lunghissimo bip e tutto si è fermato.....

    mi fermerò a guardarti quando sarai pronta ad andare via. Ti farò provare una sensazione di solitudine e ti chiederò di abbassare la voce perché nessuno ti ascolti a distanza. Lascerò cadere le tue lacrime senza asciugarle e ti aiuterò a tracciare le tue delusioni fragili sui tuoi appannati rimpianti. Ma ti verrò incontro calpestando dubbi e masticando certezze. Ti abbraccerò e ti ringrazierò perche senza la tua partenza oggi non potrei esistere …

    Il mio sorriso è per te Eluana che non hai potuto dire: "sono pronta a morire"

  • Di fabrizio centofanti (---.---.---.173) 18 febbraio 2009 18:58

     Valeria, ti ringrazio per la tua testimonianza preziosa.
    un abbraccio
    fabrizio

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