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 Home page > Tribuna Libera > Sparare ai neri, bruciare gli zingari

Sparare ai neri, bruciare gli zingari

Qualcuno brucia il campo rom e qualcun altro spara al nero. Ma non ci avevano raccontato per tanti anni che gli italiani sono “brava gente”?

Gente che non ha mai massacrato gli ebrei e neanche i negri. Non era vero, adesso sappiamo che i repubblichini hanno razziato e spedito ebrei nei campi e gli hanno anche sparato. Anche l'ultimo giorno di guerra, il 25 aprile, hanno ammazzato una dozzina di persone che l'avevano scampata fino a quel momento. Che sfiga.

E in Libia e in Etiopia hanno bombardato con i gas, gli italiani brava gente, forse addirittura primi al mondo nella pratica. E nei campi di concentramento italiani in Jugoslavia e Grecia migliaia di reclusi sono morti di stenti.

Poi tutte le pratiche aperte per i crimini di guerra di cui sono stati accusati i vari generali del regio esercito o i mazzieri della RSI sono finiti in un armadio - custodito nella sede della Procura Generale Militare a Roma - che è stato girato con le porte contro un muro. E adios. Come si dice: chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.

Meno male che c'è Angelo Del Boca che ci rinfresca la memoria.

Ma con questa balla degli "italiani brava gente" (ci hanno fatto pure un film) siamo cresciuti contenti di noi stessi, una società in fondo così pulita; buoni, amorevoli che quando cantavamo “faccetta nera” lo facevamo per amore delle negrette. Non era così? Zero conti con la memoria, zero sensi di colpa. Siamo geniali, davvero.

E com’è allora che adesso agli zingari diamo fuoco e ai senegalesi spariamo ?

Anni fa mio figlio, adolescente, cominciò ad andare allo stadio con gli amici e quando scoprii che partecipava ai cori razzisti da ultrà gli chiesi che cosa aveva per la testa. La risposta fu così banalizzante che, confesso, mi cascarono le braccia: se si fa arrabbiare il giocatore di colore avversario lui poi gioca male, quindi per vincere è lecito fare tutto. Anche un coro di quel tipo. Adesso lui è un bravo ragazzo e sono certo che non ha alcuna idea razzista per la testa. Forse è semplicemente maturato riflettendo e ha capito. Anche perché il nostro cognome è inciso un paio di volte nella lapide che, nel cortile della sinagoga di città, ricorda quelli che finirono nei campi nazisti e non tornarono più. Anche le idee stupide possono essere cambiate. Anche quelle violente.

Qualcun altro invece, uno di quei decerebrati che si infiammano di nostalgiche farneticazioni frequentando Casa Pound (mannaggia dicono che fosse un bravo poeta !), ha preso una pistola e ha fatto... cosa? Giustizia? Pulizia? Ordine? Chissà come lo chiamava nella sua testa bacata il gesto alla Breivik che ha voluto fare. Forse Calderoli lo sa, o forse lo sa Borghezio.

Chissà come se lo immaginava; anche lui come il gesto eroico di un cavaliere templare in guerra per la cristianità? o come l’opera di pulizia del male dalla città corrotta, come nei film americani con l’affascinante eroe, giusto ma spietato? Si sarà sentito bello e maledetto?

Beh, adesso è un fesso morto. E con lui dei poveracci la cui vita è stata una peregrinazione da chissà dove, dove comunque si moriva di fame (altrimenti chi gliel’avrebbe fatto fare?), per venire a buttare per terra un po’ di cianfrusaglie comprate da qualche magliaro nostrano pur di arrivare a sera, mangiare e mettere da parte due soldi da mandare a casa. Passato invivibile e futuro imperscrutabile.

Chissà se li ha guardati negli occhi prima di sparare. Dicono che non si deve mai fare, lo insegnano ai soldati, perché se guardi un uomo negli occhi, lo riconosci come essere umano. Lo vedi, sai che è uno come te, ne “senti” l’umanità e non puoi più sparargli. Non lo puoi più ammazzare.

Gli occhi sono lo specchio dell’anima, si dice. E c'è il rischio che pure i neri ce l'abbiano.

Ma chi spara così ad un uomo, solo perché è di colore diverso, può anche guardare, guardare fisso negli occhi, tanto non vede. Perché sono i suoi occhi che non hanno più un briciolo di umanità. Occhi spenti, occhi morti. Quindi - chiamiamo le cose con il loro nome - un malato di mente; come Breivik, come il marocchino che ieri ha lanciato bombe e sparato ai passanti in Belgio, come tanti altri. Allora la domanda è: sono razzisti o sono pazzi?

Forse la risposta è più semplice di quello che sembra: sono malati di mente che vivono immersi in una cultura che anziché curare la loro malattia, la alimenta, la ingrassa. E magari gli fornisce i connotati "razionali" che fa loro sembrare di essere normali, cioè sani. Non sei tu che sei razzista, sono loro che sono negri (o ebrei o zingari o cinesi o islamici o quelchevipare).

Una cultura che nega la sua violenza, che gira gli armadi della vergogna per non dover mai fare i conti con la propria realtà. Così alla fine anche loro sono "brava gente". Che impugna pistole o imbraccia kalashnikov e va giù in strada a fare una bella strage. Poi qualcuno girerà l'armadio e pulirà per terra.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.82) 14 dicembre 2011 10:17

    e poi ricordiamoci anche di Cioni, lo sceriffo ex comunista, ex assessore della giunta Domenici, che aveva indicato nei vu cumprà e nei lavavetri ai semafori l’emergenza sicurezza di Firenze. La sua carriera politica si è dissolta in un giro di mazzette, bustarelle, traffici illeciti e imbarazzanti contiguità per cui è sotto processo. Forse per Firenze il pericolo vero era lui. Altro che extracomunitari.

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