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Rogo al campo Rom: razzismo d’Italia

La notizia è una non-notizia. E' la banale riproposizione di un fatto che si ripete, con poche varianti, da secoli. La caccia al diverso.

Una giovane donna afferma di essere stata stuprata e accusa uno “zingaro”. Detto fatto, un campo rom delle vicinanze viene assaltato e bruciato.

Così i quotidiani di domenica, ma possiamo con facilità ricordare anche i numerosi episodi di zingare accusate di aver cercato di rapire dei neonati. Se non ricordo male non c’è mai stato nella storia italiana un rom condannato dalla magistratura per ratto o tentato ratto di bambini. Furti tanti, ma rapimenti no. Mai, nemmeno uno, che io sappia.

Commentando l’ultimo fatto le cronache aggiungono che la ragazza “stuprata”, poco dopo l’attacco all’insediamento degli zingari confessa di essersi inventata tutto: “Non sono stata costretta ad avere quel rapporto sessuale”. E il sindaco di Torino si affretta a mettere i paletti: “questa città non è razzista”. La città no, ma un bel po’ di suoi abitanti sì, però. E meno male che non c’è scappato il morto.

Che un reato sia ‘presunto’ e che anche un colpevole sia ‘presunto’ fino a che polizia e magistratura non hanno completato gli accertamenti e individuato i rei condannandoli alle pene previste dai codici, sono cose che non interessano proprio la folla sovreccitata dalla massima onta che una comunità può subire: la violenza sulla “sua” donna, tanto più se giovane e magari vergine (e il fatto che la ragazza abbia preferito raccontare di aver subìto uno stupro piuttosto che rivendicare il diritto ad una sua consapevole sessualità la dice lunga sulla mentalità della tribù).

 

 

 

 

 

 

 

 

La vendetta del gruppo non sopporta i limiti imposti dalla legge: né che l’uso della forza è e deve restare esclusiva dello Stato né che la colpa è sempre individuale – di chi commette il reato – non può mai essere collettiva.

"Zingaro, parola da cancellare", titolava Adriano Prosperi su left del 2 dicembre, commentando con soddisfazione la bocciatura da parte del Consiglio di Stato dell'ideologia della "emergenza nomadi" sbandierata a più non posso da Maroni e camerati. L'emergenza rom era una bufala ha sentenziato il Consiglio di Stato, pochi giorni prima della vicenda di Torino. Parole al vento.

D’altra parte se la Lega, partito di governo fino a ieri, ma oggi tornata (o costretta a tornare) alle origini barricadere, da vent’anni predica la punizione collettiva, insulta sghignazzando persone di altra etnia (ricordate la “signora abbronzata” con cui Calderoli si rivolse a Rula Jebreal?), porta maiali a passeggio su campi destinati ad una moschea, toglie le panchine dai parchi pubblici perché ci si siederebbero gli “islamici di m...”, dopo anni di questo andazzo c’è proprio da stupirsi se le baracche rom vengono bruciate?

Ma dare la colpa alla Lega sarebbe molto riduttivo. Sarebbe fare polemica politica spicciola senza andare oltre, cioè negando la questione culturale che attraversa da duemila anni la nostra società.

Duemila anni non è un numero a caso. Sappiamo che i Romani non facevano né questioni etniche né questioni religiose. Il loro Pantheon contemplava idoli di diversissime origini, tutti ugualmente rispettabili per loro. Al trono sono saliti imperatori di diverse etnie, che di solito finivano assassinati, ma per questioni di potere non certo per motivi razziali. L’importante a quei tempi era essere civis romanus, cittadino dell’Impero. E non c’erano motivi di razza a escludere questa possibilità.

Con l’affermarsi del cristianesimo si venne a creare una cultura universalistica nella forma, non diversa dalla logica imperiale precedente; una religione a cui ogni essere umano poteva convertirsi, ma esclusivista nella sostanza: ogni essere umano doveva convertirsi. Doveva, se voleva salvarsi (alla fine dei tempi, naturalmente). Fuori dalla Chiesa non c’era salvezza.

Questo piccolo particolare svela la logica cristiana: la necessità della conversione per la salvezza delle anime giustificava l’ampia opera missionaria, ma anche i non rari casi di conversioni forzate, il rapimento di bambini per poterli battezzare (l’ultimo è il famoso caso Mortara), fino alla soppressione dei corpi per la salvezza dell’anima. Così morirono eretici e streghe.

Ma la conversione dei “diversi” non bastava. Nella Spagna del XV secolo si fece strada l’idea che il convertito (perlopiù un ebreo) poteva mentire, essere falso e infettare la società veramente cristiana: quella che aveva il sangue puro. La questione diventa storia di sangue, di genetica. Andava cercata una più radicale soluzione al problema del 'diverso'.

Un bel libro di Yosef Yerushalmi - Assimilazione e antisemitismo razziale: i modelli iberico e tedesco - parla della ‘limpieza de sangre’ spagnola che fonda l'antisemitismo razzista; punto di contatto quindi fra l'antigiudaismo cristiano ed il pensiero nazista con la sua soluzione finale della questione ebraica.

 

 

 

 

Ebrei che, pur avendo una cultura chiusa e refrattaria alle contaminazioni, nella loro tradizione religiosa prevedevano che la salvezza potesse esistere per chiunque, ebreo o no che fosse; sufficiente che fosse un ‘giusto’. Il diverso da sé poteva esistere, per loro, e vivere la sua vita.

E’ una piccola differenza dogmatica, quella cristiana, che ha determinato la grande differenza del razzismo. E quello che abbiamo visto a Torino, non raccontiamoci storie, è banalmente razzismo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.85) 12 dicembre 2011 10:26

    Il razzismo ha radici profonde: da sempre gli uomini si identificano in una razza o in una religione per combattere gli altri.

    I fatti richiamati nell’articolo hanno pero’ a che fare con la strumentalizzazione del razzismo, che non e’ la stessa cosa: la Lega costruisce il suo consenso e il suo potere politico e istituzionale alimentando e incanalando il razzismo e distraendo la gente da altri problemi, esattamente come ha fatto il nazismo con gli ebrei e -guarda caso- con gli zingari.

    Ci si dimentica sempre che le vittime dei lager nazisti sono state oltre otto milioni, di cui "soltanto " sei milioni di ebrei: gli altri erano zingari, oppositori politici, renitenti all’arruolamento, eliminati fisicamente ed eliminati dalla storia.

    I campi nomadi sono effettivamente un problema per i cittadini che subiscono furti e scippi, e lo stato dovrebbe garantire la legalita’ e la sicurezza. Peccato che qualcuno vada proprio a governare lo stato strumentalizzando il razzismo e che quindi, a quel qualcuno, quell’illegalita’ rende bene.

  • Di (---.---.---.82) 12 dicembre 2011 10:50

    Non sono del tutto d’accordo con il commento.
    Ho cercato proprio di andare al di là della "strumentalizzazione politica" del razzismo per approfondire un po’, con tutti i limiti di un articolo necessariamente breve, la sua struttura portante culturale.
    Individuo nella cultura cristiana, che definisce uno specifico campo - il proprio - come quello "della salvezza" escludendone chiunque altro, l’origine più profonda del razzismo proprio perché va di pari passo con l’esaltazione della verginità, concetto che esclude ovviamente qualsiasi rapporto con l’altro da sé. L’esclusione dell’altro E’ fonte primaria di razzismo.
    Che è quindi "fatto" psichico prima di essere "anche" fatto politico. Vorrei insistere su questo proprio per uscire dalla banalità della cronaca quotidiana.

    Che i campi nomadi poi siano un problema di ordine pubblico per i furti eccetera è anche vero, nessuno lo nega e lo Stato deve fare la sua parte; ma è problema che secondo me si può affrontare solo con politiche di confronto con la cultura rom, non certo con lo scontro.

    Che nei campi di sterminio ci siano finiti in tanti - anche per motivi politici, non solo razziali - non cambia granché sul fatto che il pensiero nazista si fondava sul concetto di superiorità razziale; il nesso con la limpieza de sangre spagnola è importante a questo riguardo.

    • Di (---.---.---.85) 12 dicembre 2011 11:42

      Gia’, ma la "limpieza de sangre", la verginita’, il popolo eletto... sono tutte costruzioni umane, cioe’ sono invenzioni di uomini che si costruiscono un ruolo importante nella societa’ producendo criteri identitari e odio per gli altri.

      E’ cio’ che io chiamo "strumentalizzazione del razzismo".

      Tu preferisci chiamarla "cultura religiosa" e non ti poni il problema di chi e perche’ ha costruito quella cultura; se tu te lo ponessi, credo che non ci sarebbe alcun dissenso fra noi.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 12 dicembre 2011 11:18
    Fabio Della Pergola

    La cosa che aggiunge sconforto allo sdegno è che adesso quella stessa ragazzina, che è la vittima prima della cultura che l’ha distrutta, è anche accusata di tutto quello che è successo. Così si porterà dietro pure tutti i sensi di colpa della bugia, del terrore e della distruzione, di aver sputtanato la famiglia, il quartiere e magari anche la città. L’umiliazione, la vergogna della sua intimità messa alla berlina su tutti i giornali e alla televisione. La sua ingenuità sbeffeggiata da tutti. Che adesso la tormenteranno di prediche.

    Poveretta, lei è solo la vittima. Qualcuno glielo dica per favore, perché per lei sarà difficile uscirne.

  • Di Geri Steve (---.---.---.85) 12 dicembre 2011 11:44

    Scusa: mi accorgo soltanto adesso di non aver fatto il log-in e quindi di aver mandato due commenti anonimi.

    Geri

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 12 dicembre 2011 12:06
    Fabio Della Pergola

    Ciao Geri, non credo che ci sia un vero dissenso fra noi. Pensavo che ti riferissi ad una strumentalizzazione politica attuale, quella leghista per intendersi. E mi sembrava riduttivo.

    Io preferisco chiamarla "cultura religiosa" per i motivi che ho spiegato nell’articolo. L’ideologia ebraica del "popolo eletto" significava, per gli ebrei, una maggiore responsabilità, più impegno e un numero maggiore di precetti da osservare, ma non è mai diventata "razzismo" nel senso di ritenere l’altro "escluso dalla salvezza" che aveva il significato di "escluso dall’immagine divina", cioè dal consesso umano. Con il cristianesimo si afferma invece questo strano pensiero che o diventi "uguale" cioè cristiano, cioè battezzato, cioè pulito dal peccato originale oppure sei e resti macchiato dalla colpa che ti condanna. Senza immagine divina, cioè "altro" dall’umano, quindi disumano. L’esaltazione della verginità ha proprio il senso di eliminare il diverso (l’uomo per la donna e la donna per l’uomo) come condizione ottimale per il rapporto con il divino, cioè per l’eccellenza umana.

    A me tutto questo sembra fondativo, pur con tutte le modificazioni culturali nei secoli, di un’idea di razzismo. E’ ovvio che sono tutte "costruzioni umane" cioè invenzioni; la natura vuole che i diversi si attraggano e si uniscano per creare qualcosa di non esistente prima.

  • Di Geri Steve (---.---.---.85) 12 dicembre 2011 13:02

    Che la Bibbia ebraica fosse un testo razzzista e ultranazionalista non c’e’ alcun dubbio. Cito da: L’arte della guerra nella Bibbia: T.R. Hobbs, Piemme:


    Nel Deuteronomio sono fissati i criteri a cui Israele si deve attenere nei confronti dei nemici vinti. Non si tratta di criteri uniformi: il comportamento sarà diverso, a seconda che le città espugnate si trovino al di fuori della Terra Promessa, oppure entro i suoi confini. Nei confronti delle prime, le regole che Israele deve seguire sono queste: «Dovrai passare a fil di spada ogni maschio adulto; le donne, invece, i bambini e il bestiame e tutto quello che vi è nella città, tutte le sue spoglie le riserverai per te come bottino. Godrai del bottino dei tuoi nemici che Jahve, tuo Dio, ti avrà concesso. Così tratterai tutte le città distanti da te».

     

    Ma diverso è il caso di quelle su cui pesa l’inespiabile torto geografico di trovarsi entro il perimetro della [Terra] Promessa: nella «nazione che Jahve, tuo Dio, sta per darti in eredità non lascerai alcuno in vita: devi votare all’anatema Etei , Amorrei, Cananei, Ferezei, Evei, Gebusei, come ti ha ordinato Jahve tuo Dio, affinché non ti insegnino a praticare tutte le cose abominevoli che essi fanno alle loro divinità. Pecchereste contro Jahve, vostro Dio!» È vero che di tanto in tanto i figli di Israele si distraevano da questi pressanti inviti al genocidio, ma proprio per questo Jahve li puniva duramente.

     

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 12 dicembre 2011 13:29
      Fabio Della Pergola

      Geri non confondiamo il nazionalismo a volte esasperato o anche un po’ sopra le righe dei testi del vicino oriente antico con il razzismo. I popoli antichi avevano un’idea della vita umana un po’ diversa dalla nostra e i nemici venivano trattati in modo spietato: uomini uccisi e donne e bambini rapiti. I Romani in questo erano dei veri campioni ma, come ho scritto nell’articolo, parlare di ’razzismo’ nella romanità è un po’ difficile.

      Chi era sentito come nemico all’interno del proprio territorio o di un territorio che si voleva conquistare era passato a fil di spada. Sono cose note: i conflitti territoriali sono diventati conflitti nazionali. Anche oggi il conflitto israelo-palestinese si colora di toni razzistici, da una parte e dall’altra, ma è e resta un conflitto territoriale, finalizzato al possesso di un territorio, non allo sterminio di una "razza".

      Che nel nazionalismo esasperato ci siano coloriture di questo tipo si sa, ma per il razzista l’altro non è una ’nazione’ amica o nemica che sia. L’altro è, semplicemente, un non-umano, un subumano, un degenerato, cioè uno che de-genera dall’umanità, che esce dal genere umano e diventa animale. E come tale, senza alcuna remora, si può sterminare usando un insetticida.

      Il confine è sottile perché il comportamento violento può indurre in confusione, ma è fondamentale, per capire l’essenza del razzismo, capirne il pensiero retrostante, sennò ogni litigio di confine è razzismo e se ne perdono le caratteristiche fondamentali. Con questo il nazismo diventa solo una delle sfumature dell’ostilità umana verso il vicino di casa. Non è così, c’è un salto di qualità nel pensiero razzista.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.82) 12 dicembre 2011 13:52
    Fabio Della Pergola

    il salto di qualità sta nella differenza tra sadismo, picchiare, e annullamento, rendere inesistente. Sono categorie psichiatriche, lo so, e io non sono psichiatra. Ma indagare su questa differenza permette di interpretare con maggiore correttezza sia la storia che la cronaca.

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