Sicilia, esenzione "ISEE" abolita per 500 mila siciliani
La macelleria sociale Monti trova in Sicilia validi alleati nella giunta Lombardo. Una legge pubblicata sulla GURS condanna mezzo milione di cittadini al pagamento di visite specialistiche e farmaci, indipendentemente dalla condizione lavorativa. Uno scempio giuridico, prim'ancora che sociale.
Verrà il giorno in cui i soliti noti inizieranno le bombardanti campagne di SMS in vista della prossima tornata elettorale. Verrà il giorno in cui i ricchi buffet pagati coi soldi dei contribuenti verranno ancora allestiti a fondo sala, e consumati appena finirà il (noioso) dibattito di uno dei tanti Cetto La Qualunque che occupano i posti di rilievo nelle amministrazioni locali e centrali. Ci auguriamo vivamente venga anche il giorno in cui queste conte elettorali vadano deserte, con buona pace dei vol-au-vent e degli aperitivi analcolici annacquati, almeno in Sicilia: una regione che deve dimostrare appieno di conoscere il significato della parola "dignità", troppe volte vilipesa dai politicanti.
L'ultimo affronto è stato perpetrato da Massimo Russo, assessore alla sanità della giunta Lombardo. Non bastavano le riduzioni dei budget sulla diagnostica, che hanno comportato la chiusura di tante piccole realtà locali che non hanno potuto scegliere la strada consortile (imposizione derivata dal numero minimo di prestazioni che i laboratori dovevano assicurare). Adesso, a fronte di una sanità siciliana da sempre culla di clientele ed infiltrazioni di vario genere, ove gli sprechi sono certamente la regola e non l'eccezione, è necessario stringere ulteriormente la cinghia.
A farlo, sono ovviamente i siciliani: mezzo milione di persone che abitano una delle regioni in cui il disagio economico è maggiormente avvertito e gli effetti della crisi devastanti. La situazione ricorda grossomodo la realtà americana, specialmente per chi si trova nella fascia d'età tra i 7 e i 64 anni, che dal ventuno gennaio sarà scoperta da qualsiasi tipo di esenzione sanitaria. Infatti, l'abolizione dell'esenzione basata sull'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) lascia "a piedi" una non indifferente parte della popolazione, per la quale anche la salute pare essere diventata un lusso da concedersi col contagocce (si perdoni il sarcasmo). Per valutare le esenzioni si farà affidamento sulla dichiarazione dei redditi.
Un disoccupato, che ha fatto in tempo a comprar casa prima che i signori della finanza distruggessero la società italiana, con moglie e figli a carico, dovrà trovare comunque un mezzo per pagare le eventuali cure di cui dovesse avere bisogno. Allo "Stato" non importa la situazione al limite dell'indigenza: la prima casa produce un reddito che pone persino il senzalavoro al di là della soglia di esenzione. A questo punto si impone una riflessione per poter escogitare una valida resistenza all'ennesima estorsione, stavolta di stampo regionale.
La strada dell'illegalità, fatta di furtarelli e rapine sarebbe una ipotesi, lavorare in nero (nelle realtà più floride e fortunate!) un'altra. Qualcuno magari affitterà una stanza della propria casa (prima abitazione in un quartiere popolare, non al Colosseo ed a sua insaputa!) rigorosamente in nero: così almeno l'abitazione produrrà reddito! Far prescrivere i farmaci ad un parente che goda dell'esenzione diventerà la regola per chi non usufruisce di alcuna copertura, nemmeno per quel che riguarda le visite specialistiche. Ed a chiamarli "evasori fiscali" si commetterebbe persino un peccato mortale: per dirla con Brecht, quando ci si trova davanti ad una legge ingiusta è indispensabile resistere. Seppur deprecabili, le soluzioni qui prospettate con un pizzico di teatralità potrebbero verificarsi nel concreto.
Un altra picconata al sistema dello stato sociale viene inferta dalla peggiore giunta regionale del dopoguerra, omologa della classe dirigente inadeguata che da troppi anni governa il paese.
Ma l'azione, che sembra concertata dal governo centrale e locale, non tarderà a dare i suoi frutti nell'ambito della lotta alla disoccupazione inarginabile che affligge l'isola: basta fare in modo che chi non lavora non possa, eventualmente, pagarsi le cure mediche. Da lì a poco, sarà destinato al decesso, o magari, non potendone più, getterà la spugna e si suiciderà. E per allora, avranno anche abolito il rimborso di circa 120 euro che viene riconosciuto dietro presentazione delle ricevute per i servizi funebri...
Intanto in città, davanti ad uno dei tanti patronati che offrono assistenza fiscale, i dipendenti di una società comunale bloccano con le ganasce le auto dei ricorsisti che sperano ancora di poter usufruire dell'esenzione (c'è tempo fino al 30 aprile prossimo): le casse comunali sono da rimpinguare ed estorcere denaro ai meno abbienti sembra il modo più semplice. Una cittadina esce dal caf appena in tempo per riconoscere il retro della propria vettura, rimossa coattamente da un carro attrezzi.
"Toccava la banchina con la ruota posteriore" ha sentenziato il vampiro, che nel 2012 indossa i panni del vigile. Certe volte un pizzico di buon senso non guasterebbe. Soprattutto quando ci sono di mezzo i cittadini, tartassati da tutti i lati, che parcheggiano frettolosamente per provare a difendere un diritto alla salute che la costituzione riconosce, ma la regione non intende rispettare. Uno scenario a dir poco assurdo.
Tanto assurdo da essere possibile, almeno nella repubblica delle banane.
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