Un film per la giornata della donna. Un luogo che...

Sarà proiettato sabato 8 marzo, alle ore 21.00 al Cinema Teatro Centrale di San Bonifacio (VR), il filmato “C’è un luogo. Un luogo che non c’è…”, in occasione della giornata internazionale della donna.
Il film, sceneggiato da Anna Ferrari e Marco L. Zanchi è ambientato in un bosco che potrebbe essere in Lessinia, ma anche un luogo distopico, che ognuno porta dentro di sé…
Così ne parla la sceneggiatrice, nonché interprete principale Anna Ferrari: «Il bosco certamente ha espresso al meglio e in forma suggestiva l’habitat della protagonista, tuttavia quel “C’è un luogo” deve essere inteso soprattutto come uno spazio mentale, creativo e immaginativo che vive in ogni dove, dentro ognuno di noi. La natura ci ha consegnato questi doni che talvolta, per pigrizia? si limitano ad essere “Un luogo che non c’è”. Un luogo di cui rinunciamo a viverci. Se vogliamo, il nostro lavoro vorrebbe far riflettere sull’insopportabile conformismo, un mainstream imperante, che schiaccia tutti noi in un eterno presente. Superficiale e limitato, dove purtroppo si delega ad altri la realizzazione dei nostri sogni».
- Locandina
Il tema centrale del film è l’immaginazione, che non conosce spazio né tempo: «Nel film il mio habitat è rappresentato da un bosco con al centro un’antica e meravigliosa fonte d’acqua. L’acqua che scorre, come scorre la vita. Ci si specchia dentro e sembra che l’immagine sia sempre la stessa, ma l’acqua scorre in continuazione, non è mai uguale» ribadisce Ferrari. «L’immaginazione non è semplicemente un mezzo di fuga dalla realtà, piuttosto una lente attraverso la quale osservare e trasformare il mondo stesso. Il quotidiano diventa fantastico, e la bellezza – descritta come una “presenza seduttiva” – si siede al fianco dello spettatore mentre attraversa la vita. Lei è forte e fragile, inclusiva e materna. Osserva la vita, quella degli altri. Abita nell’enorme, non nelle norme. Se qualcuno pone dei limiti, lei suggerisce soluzioni. Ama camminare a piedi nudi sulla vita e ogni giorno stende sogni sotto i piedi di ognuno di noi e suggerisce soluzioni quando i limiti sembrano insormontabili».
Il film inizia con una porta invisibile, attraversata da alcune donne, che camminano nei boschi, corrono a piedi nudi su balle di fieno che scandiscono il tempo, spargono biglietti con messaggi misteriosi sulla terra, gettano semi, dipingono nell’aria e nella materia, si specchiano nell’acqua generatrice sempre di nuova vita, guardano la frenesia della città con sguardo distaccato dall’alto… e poi quell’uomo, scalzo, che rincorre il tempo, senza mai stancarsi né senza mai raggiungerlo.
- San Bonifacio (VR). Cinema Teatro Centrale
I luoghi scelti sono luoghi che pongono domande, offrono risposte lasciate allo spettatore, mostrano dei bivi, siamo noi che dobbiamo sapere scegliere.
Se l’inizio del film si apre con una citazione di Federico Fellini “Nulla si sa. Tutto si immagina”, la chiusura è una frase quasi profetica, un’esortazione a credere in sé stessi, nella propria vita e nell’immaginazione: «Nei giorni a venire, potete contare su di me, perché la mia vita è sempre gravida di attese».
È l’immaginazione delle donne.
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