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Cirò: riapre al culto la Chiesa Madre, S. Maria de Plateis

Riapre al culto, dopo vicissitudini, attese, ristrutturazione, la Chiesa Madre di Cirò (KR): S. Maria de Plateis. Le sue porte si riapriranno il prossimo 21 dicembre 2024. Ampiezza e bellezza la rendono splendida Chiesa nel cuore del centro storico del paese collinare.

Chiesa Madre, S. Maria de Plateis

Chiesa Madre, S. Maria de Plateis, faceva già parlare di sé per la sua bellezza e maestosità, ampiamente nota in tutto il circondario. Per l’imminente Giubileo, il 30° indetto nella storia dei giubilei, si potranno riaprire le sue porte e sarà, auspico, anche il giubileo di tutta la Comunità di Cirò, parliamo di un bene comune che spiritualmente accomuna, nel tema dell’indizione giubilare: la Speranza che non delude, segno autentico di rigenerazione. Rinnovi l’anno santo venente linfa di fede, nutra alla consapevolezza del senso autentico di Comunità e alla pratica dei propositi cristiani.

Attualmente, sul territorio di Cirò/Chone, sussistono n. 15 Chiese, conservate in discreto stato. Tuttavia, erano presenti in Cirò 34 Chiese, suddivise in parrocchiali, ius patronati laici, oratori, costruite per pia devozione di fedeli, cappelle private, nei secoli edificati.*

Certo, potremmo attribuire una duplice interpretazione a questa copiosa presenza di luoghi di culto: o una forte religiosità nella popolazione, supporre una particolare cura al senso del sacro, una accentuata spiritualità che nei secoli è stata alimentata, oppure una forte divisione intra popolazione, il che porta a riflettere in modo più razionale su una persistente ‘disgregazione’ intra-locale, volta da un lato ad alimentare devozione/dedizione, dall’altro ad alimentare spazi di ‘centralità’ a seguito di patronati sollecitati da signori locali, una sorta di traccia ‘folkloristica’ di autorità sul territorio.

Poniamo quaestio: come far dialogare storia e tradizioni popolari in un intreccio disciplinare che non punisca la storia, la cultura, e non perda la dimensione temporale e quella dei cambiamenti?

Credo sia uno dei problemi su cui è necessario interrogarsi, al fine di nobilitare il seme della cultura nei territori. E, al contempo, siamo sicuri che le tradizioni popolari, non dialogando con l’onestà della ricerca storica determinino, nei soggetti, azione critica e si rivelino come luogo di impegno civico, politico, religioso? Esiste, concretamente, un grado di autonomia morale e di libertà nelle comunità, un sano giudizio che distingua il reale dal faceto nel tramandare tradizioni popolari?

Aprendoci alla meraviglia del sapere, si potrà sperare di capirci qualcosa della propria esistenza, navigando, come moderni Ulisse, i mari dell’ignoto conoscibile. Asseriva Gregorio di Nissa che i concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce. È un sentimento primigeno lo stupore, corrisponde alla sensibilità dei bambini quando scoprono il mondo. È percezione positiva, di verità, piena di pathos, che prepara il terreno alla conoscenza, poiché spes non confundit.

* Per completezza di argomento si rimanda a:  Maria Francesca Carnea, CHIESE IN CIRÒ;/CHONE Significativa policromia della devozione, in Academia.edu

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Maria Francesca Carnea, Filosofia, Consulente Strategie di Comunicazione, Autrice di pubblicazioni a carattere storico, filosofico, socio-politico.

 

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