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Sergio Giacalone

Sergio Giacalone

Siciliano, classe 1965, Laurea in Scienze Politiche Internazionali, dal 1999 Responsabile Commerciale presso un' Industria Vinicola. Ama la Storia Italiana del XX secolo della quale spesso scrive, con una particolare attenzione per il periodo 1918 - 1946. Progressista ma profondamente rispettoso della tradizione unitaria italiana, crede nella monarchia cosituzionale rappresentativa come forma di stato intimamente legata alla genesi dello Stato Italiano e dunque capace di recuperarne la credibilità internazionale, la dignità e l'orgoglio nazionale. Auspica il supermento dei luoghi comuni che relegano l'ideale monarchico a retaggio retrogrado di un passato da dimenticare e persegue il sogno di una nuova Italia capace di coniugare le libertà e i principi democratici perseguiti dalle forze politiche progressiste con il prestigio di un Re sul trono. 

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  • Primo articolo giovedì 03 Marzo 2011
  • Moderatore da venerdì 12 Dicembre 2011
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Ultimi commenti

  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.18) 7 febbraio 2012 18:12
    Sergio Giacalone

    Grazie per la solidarietà Enrico. Purtroppo chi strumentalizza la Storia o la ignora non si rende perfettamente conto di quanto male riceve. Diversamente accade a noi, che la Storia l’amiamo e siamo perfettamente consapevoli di quanto male faccia guardare al nostro migliore passato al cospetto di questo misero presente.

  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.18) 11 novembre 2011 16:15
    Sergio Giacalone

    Cazzo... quanto astio amico mio! Sono certo che in lei risiedano fondate ragioni per un punto di vista così assoluto e che rispetto, pur non condividendolo. D’altronde deve considerare che anch’io sono giunto alle mie conclusioni dopo un percorso non semplicissimo, provenendo, peraltro, da un’area di formazione politica che nulla ha a che fare con Re e Corone. Eppure il sentimento che mi lega al nostro paese e la pena a vederlo così malridotto mi ha portato a cercare i motivi di questa deriva. E li ho trovati in questa interruzione del percorso che ci legava al nostro risorgimento: l’Italia è nata monarchia perchè quella rappresentava la forma migliore per garantire l’unità di tutti quei figli di una stessa madre cresciuti in famiglie diverse che erano i popoli regionali. Come tale ritengo meriti un recupero, in quanto elemento essenziale delle nostre radici nazionali. Chiaramente la mia idea di monarchia è moderna e ha poco a che vedere sia con l’assolutismo che con i minorati aristocratici da lei citati: peraltro (e per fortuna) una classe dominante aristocratica non esiste più in nessuna delle attuali monarchie europee, figurarsi se possono esserci i presupposti che torni ad esistere in Italia! Detto questo mi rendo perfettamente conto di qunto risulti difficile comprendere le ragioni di una posizione come la mia, da sempre relegata ad un passato da dimenticare. Ma le posso garantire che a tirar fuori gli scheletri dell’armadio della repubblica italiana si prova un gran gusto e la voglia di riparare all’errore commesso nel 1946 diventa un imperativo di coscienza... Cordialmente 

  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.18) 11 novembre 2011 12:45
    Sergio Giacalone

    Condivido Daniel, la tua è un analisi lucida, coraggiosa (tocca ancorta dirlo, ahimè, in questo paese ancora riccoi di sepolcri imbiancati) e ineffabilmente vera. Purtroppo la peggiore Italia di oggi è proprio il frutto dei gravissimi errori compiti nel delicato passaggio fra fascismo e libertà, primo fra tutti l’abolizione della forma monarchica di stato, intimamente legata alla nascita dell’Italia e per ciò stesso linfa vitale per il nostro spirito nazionale e l’orgoglio dell’ appartenenza. Perchè è vero che il fascismo con la guerra aveva esaurito il suo ruolo storico ed andava rimosso. ma si doveva fare come con le masse tumorali, salvaguardando il tessuto buono sottostante. Invece così non fu. la truffa referendaria che portò alla repubblica rese necessario, affinchè la repubblica stessa sopravvivesse, quel gravissimo colpo di spugna sul nostro recente passato che ci rese un popolo senza storia con le conseguenza che ancora oggi paghiamo: servivano nuovi falsi eroi (i partigiani e i partiti politici) e un facile capro espiatorio (Casa Savoia). Non fu difficile a chi era riuscito a raggruppare nelle proprie mani le leve del potere alterare in tal senso la realtà, al punto da stravolgerla, perpetrando questo misfatto durante i due decenni successivi, al punto da farci definitivamente smarrire e ridurci al popolo senza radici e dunque senza stimoli che oggi siamo diventati. Grazie, Daniel, per averlo ricordato così efficacemente.
    Sergio Giacalone

  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.18) 14 giugno 2011 12:14
    Sergio Giacalone

    Tutto vero e condivisibile. Ma c’è un tarlo sottile che sta sfuggendo al nostro controllo e rischia di compromettere ulteriormente il funzionamento della nostra democrazia continuando a roderne gli ingranaggi. Perchè una cosa noi italiani sappiamo e vogliamo: abbiamo la nausea di Berlusconi e vogliamo mandarlo a casa. E cogliamo ogni occasione per farglielo sapere, riuscendoci anche e con successo! Paradossalmente però nella gioia di questa unità di intenti non ci accorgiamo che stiamo appiattendo e calpestando le diversità che sono la vera linfa di un sano sistema democratico. Oggi non ci dobbiamo sentire orgogliosi di essere italiani, come hanno scritto tanti su fb, se non per il ritrovato senso della dignità: il quorum o i quesiti del referendum (purtroppo) non c’entrano, non è a quelli che abbiamo risposto ma al Cavaliere di Arcore. Così Silvio continua a farci ancora del male, malgrado tutto...

  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.217) 24 febbraio 2011 17:51
    Sergio Giacalone

    Grazie a lei, Giuseppe. So che non la convincerò mai ma mi piace condividere delle riflessioni con chi la pensa in modo tanto diverso dal mio. Allora dico: se dobbiamo lasciar perdere tutto, comprese le fondamenta della nostra storia nazionale, se spazziamo il campo da tutto quello che ci lega al percorso unitario, se fatti obbiettivi come il ruolo di Casa Savoia nella storia patria li definiamo luoghi comuni, se tutto è un mito nel senso spregiativo del termine, mi dice cosa rimane di questa Italia?
    E badi, non ho bisogno di leggere su Vittorio Emanuele, conosco bene i disastri che ha combinato... Per questo le parlavo del ramo Aosta, dove il Duca Amedeo e suo figlio Ajmone rappresentano i nuovi detentori di quei valori storici che, piaccia o no, esistono e non possono essere ignorati da chi vorrebbe vivere in un’Italia diversa da questa. E mi permetta di sperare che quel "cielo" al quale credo e che a lei sta tanto antipatico, ci voglia dare una mano..!
    Finisco, caro Fusco, con la speranza che voglia chiedersi perchè la sua repubblica festeggia il proprio anniversario il 2 giugno, primo giorno del referendum istituzionale, quando l’Italia era ancora un Regno: è come festeggiare il compleanno il giorno del concepimento, non trova...?!? In realtà è solo l’indizio principe di un misfatto mai punito.
    E ricordi: l’articolo 139 della costituzione della repubblica italiana non è un luogo comune, è un bavaglio.
    Auguri a noi tutti

    Sergio Giacalone

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