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Sergio Giacalone

Sergio Giacalone

Siciliano, classe 1965, Laurea in Scienze Politiche Internazionali, dal 1999 Responsabile Commerciale presso un' Industria Vinicola. Ama la Storia Italiana del XX secolo della quale spesso scrive, con una particolare attenzione per il periodo 1918 - 1946. Progressista ma profondamente rispettoso della tradizione unitaria italiana, crede nella monarchia cosituzionale rappresentativa come forma di stato intimamente legata alla genesi dello Stato Italiano e dunque capace di recuperarne la credibilità internazionale, la dignità e l'orgoglio nazionale. Auspica il supermento dei luoghi comuni che relegano l'ideale monarchico a retaggio retrogrado di un passato da dimenticare e persegue il sogno di una nuova Italia capace di coniugare le libertà e i principi democratici perseguiti dalle forze politiche progressiste con il prestigio di un Re sul trono. 

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  • Primo articolo giovedì 03 Marzo 2011
  • Moderatore da venerdì 12 Dicembre 2011
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  • Di Sergio Giacalone (---.---.---.217) 24 febbraio 2011 15:17
    Sergio Giacalone

    Caro Fusco, capisco il suo punto di vista di repubblicano convinto, formatosi sui luoghi comuni che i padri della repubblica italiana hanno partorito o ingigantito e comunque cavalcato per rendere l’Italia quello che è oggi... In realtà però continuare a gettare fango sull’istituto monarchico alla luce della melma nella quale stiamo sprofondando denota un’analisi non propriamente oggetiva della nostra storia. La monarchia, piaccia o no, ha permesso a questa nazione di farsi Stato e rimane l’unico nostro legame con quell’ideale Risorgimentale per il quale molti nostri avi sono morti, affinchè sul nostro tricolore campeggiasse lo scudo sabaudo. Se oggi assistiamo a vergognosi scontro fra i nostri vertici istituzionali, se viviamo nella completa indifferenza rispetto alle stesse nostre istituzioni, se queste non conoscono più il rispetto e la dignità, lo si deve proprio ad una repubblica nata negli equivoci, mai proclamata ufficialmente e che per affermarsi sull’ufficiale 50% del paese che non l’aveva voluta, ha dovuto recidere il legame con le nostre radici, rendendoci un popolo senza storia.

    Casa Savoia è oggi l’unico fattore della nostra unità nazionale in grado di raccontarcela; come avrà notato Roberto Benigni nella sua disamina sul Risorgimento si è guardato bene dal prendere le distanze da questo dato oggettivo, come sempre hanno fatto i soloni di questa repubblica senza spina dorsale. Io non nego gli errori commessi da Vittorio Emanuele III che sono molti e gravi, ma gli errori di un uomo non possono inficiare la validità di un Istituto, specie in una realtà nazionale composita come la nostra.

    La monarchia è altro dal fascismo e stia certo che Umberto II e Maria Josè, se non fossero stati ostracizzati dal quello che lo stesso Togliatti definì il "parto pilotato" della repubblica, sarebbero stati dei Sovrani straordinariamente moderni e democratici. E senza gli sbandamenti genarati da un esilio iniquo forse anche la loro discendenza diretta avrebbe saputo essere degna erede di quei valori. Il cielo però ha permesso che quel prezioso bagaglio potesse ancora vivere e perpetrarsi integro nel ramo di Casa Savoia mai contaminato da casi giudiziari o da velleità da show business: il ramo Savoia-Aosta, cui dovremmo tutti guardare nella speranza di un futuro migliore. 

    Chiudo commentando la sua frase: "Il popolo, di cui i monarchici si riempiono la bocca, ha il diritto di scegliersi il proprio destino. E cambiarlo ogni volta che lo ritiene opportuno" Le ricordo che Umberto II decretò il referendum istituzionale; diversamente la repubblica italiana ha partorito l’art.139 della Costituzione che rendendo eterna ed immodificabile la forma repubblicana dell stato, ci nega proprio il diritto di scegliere il nostro destino e di cambiarlo tutte le volte che vogliamo, annullando con quel solo articolo tutte le libertà di cui si pretende garante.

    Cordialmente

    Sergio Giacalone 

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