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 Home page > Tribuna Libera > Boldrini, fra simboli, bandiere e stati confusionali

Boldrini, fra simboli, bandiere e stati confusionali

"….parlavamo di simboli e bandiere. La bandiera europea deve venire per prima; quella nazionale è importante ma viene dopo. E gli inni. Mameli va benissimo (…) ma l’Inno alla Gioia è l’Europa e deve essere suonato per primo in tutte le pubbliche circostanze.”

Fossero di Altiero Spinelli queste parole potrei anche comprendere; facessero parte di quello che Spinelli e i suoi compagni di Ventotene chiamarono, giustappunto, sogno europeo sarebbero espressione di un pensiero e di un contesto pienamente coerenti.

Ma i pensieri e le parole testé riportati non appartengono ad antifascisti al confino e non risalgono al 1941. Sono state pronunciate il 2 febbraio 2016 da una donna libera che risiede a Montecitorio e la cui Aula presiede e rappresenta: Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, terza carica dello Stato Italiano.

 A questo punto il travaso di bile diventa, più che plausibile, inevitabile. Ma andiamo per gradi.

Gli illuminati concetti della signora Boldrini sopra citati sono parte di un’intervista rilasciata dalla “presidentessa” (adesso il travaso lo avrà lei…) all’inossidabile Eugenio Scalfari e pubblicata su Repubblica il 5 febbraio con il titolo “L’Europa è a pezzi: rilanciamo l’utopia dei fondatori”. Nell’intervista la signora si dice disperata per la deriva disastrosa presa dall’Unione Europea, per l’attuale fallimento del progetto unitario, in realtà mai decollato perché rimasto legato alla finanza e mai tradotto in termini politici e oggi schiacciato dalle orde di immigrati che hanno messo in discussione forse l’unico punto effettivamente realizzato della federazione europea: l’abolizione delle frontiere. Nulla da eccepire sull’analisi che risulta oltremodo veritiera.

E’ tutto quello che nella mente boldriniana ruota intorno all’analisi che mi atterrisce; sono le premesse stucchevolmente auliche e le soluzioni a dir poco inopportune che mi danno il voltastomaco. 

Nelle premesse storiche della Boldrini, Ventotene è una sorta di Eden, avulso dall’Italia fascista e circonfuso di grazia, nel quale Spinelli, Rossi, Colorni e la Hirschmann ricevono le tavole della legge europea per tramandarle ai santificati De Gasperi, Adenauer e Schumann, i quali le trascrivono, infine, nei trattati di Roma, dando il via ad un Europa federata, pacifica e libera…

Adesso, a parte che se la Boldrini e il De Gasperi fossero stati coevi lei avrebbe voluto la morte di lui tutti i santi giorni e lui l’avrebbe fatta esorcizzare a giorni alterni (o consegnare a Stalin per sempre), tutta questa poesia mi sembra del tutto fuori luogo; credo, in realtà, che l’intuizione dei tre uomini politici (i santi si occupano di altro) che promossero i Trattati di Roma fosse l’unico vero stadio realizzabile del sogno europeo di Ventotene: un mercato comune senza restrizioni di circolazione di mezzi e uomini e poco più di questo. Tutto quello che è venuto dopo, specie negli ultimi anni, sono forzature di classi politiche nazionali tanto intrise di ideologia quanto incapaci di decodificarla; incapaci soprattutto di leggere la storia d’Europa e delle sue singole nazioni, una storia che non si può e non si deve cancellare! E i popoli europei che della loro storia vanno più fieri questo lo sanno bene, tanto che di questa Europa costruita a loro insaputa, fatta seguendo logiche e aspettative che non sono le loro, se ne fregano! Cosa può importare di questa Europa ai popoli interessati, mai effettivamente coinvolti, mai effettivamente fatti soggetto di questo processo di unificazione, del quale subiscono soltanto i contraccolpi negativi, vedendosi spesso limitate o negate produzioni locali di storica tradizione con l’infame diktat “l’Europa ce lo chiede”?

Nulla, assolutamente nulla.

E di questo la nostra Laura si rende perfettamente conto e di certo, nel riferirne al vegliardo Eugenio, avrà avuto la voce rotta dalla commozione, com’è suo uso: riesco a sentirla con un minimo sforzo.

Ma posto che questo è e che così continuare non si può, veniamo alle corbellerie… pardon… alle soluzioni proposte dall’illuminata Boldrini, tutte all’insegna della posposizione degli interessi, delle storie e dei bisogni e fabbisogni nazionali a vantaggio di quelli europei, tutte tese a soppiantare i Medici, gli Sforza, gli Este,i Borboni, i Savoia, i Garibaldi, i Mazzini, i morti di due guerre mondiali e di una guerra civile, per fare di Spinelli il nostro eroe moderno e misconosciuto e della piccola e bellissima Ventotene la nuova Marsala, l’alba di una nuova storia, di una nuova bandiera e di un nuovo inno che devono venire prima di quelli che abbiamo fino ad oggi conosciuto e riconosciuto.

Il ragionamento sembrerebbe non fare una piega.

Invece ne fa mille come il lino della migliore manifattura. E si! Perché qui la Boldrini dimostra quanta poca pratica di italianità ha fatto nella sua vita, quanto l’ha portato lontana da noi e dalla nostra storia quel suo essere cittadina del mondo che è stato il suo tratto distintivo; la sua più che lodevole attività di volontariato e quel suo instancabile attivismo internazionale, riempiendo gran parte della sua vita trascorsa, l’avranno inevitabilmente distratta dalle piccole italiche cose, della piccola italica provincia. Se così non fosse la signora presidente saprebbe bene che con i suoi consigli sfonda porte ormai spalancate!

Saprebbe, l’integerrima Laura, che sono 70 anni che la repubblica italiana si batte perché la nostra storia unitaria e risorgimentale venga oscurata, perché i tre colori della bandiera brillino il meno possibile, perché il basso profilo sia la nostra legge. Si ricorderebbe, la Boldrini nostra, che in Italia è esistita la Lega ed esistono i neo borbonici, i neo asburgici e tanti altri nei disgreganti e secessionisti, che hanno avuto vita facile proprio perché si è reso necessario che questo paese negasse la sua storia e oscurasse i suoi simboli, onde dare legittimazione alla sua svolta repubblicana. Cosa sanno i nostri ragazzi della storia d’Italia, delle guerre d’indipendenza e dell’epopea garibaldina? Poco o niente! Al punto che oggi la Lega, pur di dar contro alle forze di governo, ha rinnegato se stessa e si è fatta paladina di una nuova unità, quella degli italiani incazzati e smarriti: talmente tanta è stata l’attenzione che i governi che si sono succeduti dal ‘47 ad oggi, hanno riservato ai nostri simboli e alle nostre bandiere che oggi se ne deve ergere a paladino un movimento che fino a qualche anno fa li avrebbe demoliti a picconate e sciolti nell’acido. 

Ricordo che proprio in quegli anni l’ormai imbarazzante disaffezione degli italiani per i simboli e le istituzioni del paese indusse un Presidente della Repubblica, l’unico ad averlo fatto, a ripristinare molti riti e simboli nazionali, pescando addirittura nell’Italia monarchica, dal cambio della guardia, alle divise dei Corazzieri del Re, all’obbligatorietà dell’ostensione della bandiera e della fotografia del capo dello stato nei luoghi pubblici, fino al rientro in Italia dei discendenti maschi di Umberto II di Savoia, cordialmente ricevuti al Quirinale; e tutto al fine di far rinascere negli italiani i sentimenti di orgoglio e di appartenenza e di riscattarli dal loro triste destino: uno abbandonato fra Mussolini e Claretta a Piazzale Loreto e l’altro mandato in esilio con Umberto II a Cascais. 

Quel Presidente era Carlo Azeglio Ciampi; proprio quel Ciampi che la Boldrini, nell’intervista, menziona come uno dei pochissimi italiani (con Napolitano e Mattarella e in parte Renzi) che condivide il suo fulgido pensiero europeistico e antinazionalistico. Evidentemente ai tempi della presidenza Ciampi la signora stava in Senegal e non le arrivavano i giornali italiani. E altrettanto evidentemente ha litigato con l’esimio Romano Prodi… o forse lo ama segretamente, visto che il professore non viene minimamente citato ed è perciò graziato delle sue enormi responsabilità per averci tirato dentro questa sottospecie di Unione senza chiedercelo e con questi risultati! Un genio. Ma torniamo a Laura.

Non sono un integralista, non sono un cacciatore di streghe e non amo gli “ismi”. Sono però convinto che la rappresentante di un’Assemblea che (dovrebbe) esprime(re) la volontà popolare, ovvero gli umori e il sentire della Nazione Italiana, non si può permettere di fare simili esternazioni sui nostri simboli. La terza carica dello Stato ha il dovere di tutelare e di esaltare i simboli e le bandiere che raccontano la storia del nostro Paese e i suoi morti, specie agli occhi di un popolo che li ha dimenticati e che per questo è cresciuto male e vive di paradossi e contraddizioni. La bandiera e l’inno europei sono dei simboli rispettabili di qualcosa che però non abbiamo voluto, dunque non ci appartengono. Che si espongano o si eseguano se necessario, ma dopo la nostra bandiera e il nostro inno, mai prima!

E lei Boldrini, nell’attesa che un miracolo la deponga e possa continuare a fare del bene fuori dai nostri confini, si taccia.

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