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Scandalo SMS pro terremotati: italiani, non siate solidali. I soldi non arrivano mai...

 

Gli italiani hanno memoria corta, è risaputo. Ed è proprio su questa scarsa capacità mnemonica che si fondano, fino a radicalizzarsi, mala politica e mala amministrazione della nazione.

I fattacci accadono, si susseguono, si ripetono. Eppure gli italiani sembrano non conservare alcun tipo di memoria, tanto da passare allegramente da un fattaccio all’altro – spesso del tutto simili – col rinnovato vigore di chi nella testa non ha conservato una sola briciola di memoria storica.

Prendiamo il caso degli sms solidali pro terremotati. Ogni qualvolta si verifichi un terremoto di forte impatto sul territorio colpito, con tanto di vittime e sfracelli vari alle città colpite, ecco scattare – immediate – le richieste di versamenti volontari ai cittadini, che ogni volta dimostrano una generosità seppure di piccola entità, a colpi di invio di sms a questa o quella organizzazione che promette di raccogliere il denaro per poi trasferirlo a chi di dovere, e chi di dovere dovrebbero essere, in primo luogo, i sindaci dei territori colpiti dalla calamità naturale.

Purtroppo, la storia recente lo insegna, questi fondi non arrivano quasi mai a destinazione, e parliamo di milioni e milioni di euro.

Piccolo passo indietro, alla terribile notte del 6 Aprile 2009 alle 03:32. L’Abruzzo sperimenta la violenza di un terremoto che fa crollare, assieme a case, chiese e ospedali, l’incolpevole vita umana e anche la dignità.

La stessa notta del terremoto, un’intercettazione telefonica rivelerà i veri obiettivi di una certa politica nazionale: quella che si frega le mani a poco tempo da una tragedia immane. Disgusto.

Subito scatta la grande macchina delle emergenze, unica politica molto attiva sul territorio, da Nord a Sud e isole comprese, quella politica nazionale che sulle emergenze sa benissimo come attingere al denaro pubblico, senza nemmeno dover spiegare i motivi dei salassi. “Poteri in deroga” si chiamano.

La popolazione italiana ha conosciuto questo termine a causa dei troppi scandali che all’epoca videro protagonista Bertolaso, ex dirigente della Protezione Civile che grazie ai poteri in deroga ha potuto far molte cose a favore di se stesso e di tutto ciò che ruota ancora oggi intorno a una ricostruzione che, forse, non avverrà mai.

Parallelamente all’avvio della macchina delle emergenze, si avvia – immediata – quella della solidarietà. Spot su spot in televisione, radio e anche sul web, invitano i solidali italiani a versare un piccolo obolo per aiutare gli sfortunati connazionali. Come non inviare quei due o cinque euro, fanno sentire così generosi, solidali e persino ricchi rispetto a chi non ha più nemmeno un paio di mutande e deve attendere di ricevere altre “generose donazioni” di abiti usati, per potersi almeno cambiare…

Così, inizia il tam tam, e i versamenti copiosi di denaro. Perché c’è sempre da riflettere sul fatto che due euro sono davvero poca cosa, ma due euro moltiplicati per milioni di italiani solidali, fanno quasi una legge finanziaria…

Ok, l’SMS è stato inviato. Si aggiungerà a tutti gli altri, fino a formare quel tesoretto così urgentemente necessario ai connazionali andati in rovina assieme ai mattoni delle loro case.

Passano i giorni, le settimane, i mesi. E gli italiani solidali – presi da altre incombenze – dimenticano totalmente di chieder conto del denaro versato. Ti pare che a qualcuno possa venire in mente di chiedere che fine abbiano fatto i due miseri euro versati? Peccato che, appunto, non si parli di due miseri euro, ma di milioni di euro, che – matematicamente – non giungono mai a destinazione.

Sapete quanto fu raccolto in SMS solidali solo per il sisma che distrusse l’Aquila e dintorni nel 2009? 5 milioni di euro, e parlo solo di denaro donato dagli italiani in favore degli aquilani. Inoltre, è davvero difficile risalire alla somma totale percepita per la ricostruzione, dal momento che sarebbe necessario mettere in conto anche i versamenti privati e sommare tutte le donazioni dei vari rivoli che furono attivati per realizzare questo tesoretto.

Ad oggi però, non si sa bene che fine abbia fatto questo denaro. La protezione civile, di tanto in tanto, ci tiene a ribadire che non un solo centesimo di questo denaro sia stato utilizzato per altri scopi, come ad esempio i soccorsi messi in atto per i terremoti successivi, come quelli che hanno interessato la Toscana, le Marche e l’Emilia Romagna, in quanto – dicono – per le emergenze si accede sempre ai fondi statali, che significa denaro pubblico e quindi, soldi degli italiani.

Allora, perché mai queste donazioni così necessarie alle popolazioni vittime di terremoti di così grave entità non arrivano a destinazione? Problemi burocratici, dicono. Ad esempio, continuando a parlare del terremoto del 2009, si sarebbe dovuto costituire un consorzio finanziario con un fondo di garanzia più una serie di progetti e progettini di micro economia per sostenere l’economia locale.

Peccato però, che di questo consorzio non esista traccia e che i soldi in ogni caso, non sono arrivati a destinazione, dopo otto anni…

Nonostante ciò, ecco che si ripete lo scandalo e stavolta parliamo del più recente terremoto che ha distrutto Amatrice e altri centri delle zone limitrofe. A quanto pare, la generosità degli italiani si è spinta a donare, complessivamente, ben 33 milioni di euro. Dopo oltre un anno dal sisma e dallo sciame sismico che ha tolto il sonno per mesi ai residenti e agli sfollati – 2.600 persone – di soldi frutto della generosità nazionale manco l’ombra.

E’ il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi a denunciare la cosa, e non ci sono elementi per dubitare di quanto abbia dichiarato.

Oltretutto, stavolta lo scandalo sta prendendo vie e forme davvero indegne. Se coi precedenti terremoti e relativi ritardi annosi nell’assegnazione dei fondi raccolti tramite gli sms solidali, ancor oggi si dubita solo di lungaggini burocratiche, con la situazione relativa al post sisma di Amatrice e dintorni si traccia una realtà alquanto indegna, considerando che – sempre secondo le dichiarazioni di Pirozzi – parte dei 33 milioni sarebbero stati usati o assegnati per scopi ben diversi dal sostegno ai terremotati del 24 agosto del 2016.

Piste ciclabili nelle Marche, eliporti, alcune scuole...Tutti progetti da realizzare, coi soldi degli sms solidali, in territori non compresi tra quelli colpiti dal terremoto in questione.

Ora, seppur tutti noi sappiamo come l’odore del denaro facile faccia venire pure la vista agli orbi, è inaccettabile che a livello nazionale si utilizzino due volte i denari dei cittadini quando si verifica un terremoto con tutte le sue gravi conseguenze.

La prima volta, quando grazie ai poteri in deroga, chi coordina le azioni di salvataggio e più in generale dell’organizzazione del post terremoto, ha accesso illimitato ai fondi del Tesoro.

La seconda, quando il denaro elargito dagli italiani, attraverso gli sms solidali, non giungono a destinazione e magari, vengono utilizzati per altri scopi. Ignobile è dir poco, se avremo conferma di tutto questo.

Sta di fatto che per ora abbiamo comunque conferma che il denaro donato non arriva a destinazione.

A questo punto, sollevo due cose: innanzitutto, così come grazie ai poteri in deroga si rende possibile scavalcare la burocrazia, lo Stato dovrebbe poi permettere l’estremo snellimento della burocrazia legata all’assegnazione del denaro raccolto.

Inoltre, consiglio a tutti gli italiani di smettere di donare denaro attraverso gli “sms solidali”.

Dirò di più, ed è un progetto che da anni propongo: considerando il fatto che è confermato come sia possibile raggranellare cifre da capogiro mettendo ognuno uno o due euro, ma non sarebbe meglio allora, organizzare una raccolta fondi nazionale, gestita – bene – dalla popolazione, per poi utilizzare i fondi raccolti ad esempio per sostenere le famiglie in crisi economica o per creare opportunità di lavoro?

Ne ho parlato anche nel mio recentissimo “Manuale del rivoluzionario 3.0” e credo fermamente in questo tipo di progetto, visto che quando è organizzato e gestito da enti e organizzazioni nazionali, si sa quando si chiedono i soldi, ma non si sa più che fine facciano.

Se qualcuno fosse interessato seriamente a realizzare questo progetto, mi scriva.

E smettete, in ogni caso, di creare tesoretti “solidali”. Lo sono solo per chi poi questi soldi li usa per scopi diversi.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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