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Abruzzo: quando il potere deroga sulle normative

Che un terremoto possa divenire fonte di scandali vari è ormai palese a tutti. Palese è anche che nonostante gli scandali sotto gli occhi di tutti a livello internazionale, chi ne è coinvolto va avanti per la sua strada. Che non è una strada lastricata di macerie ma di denaro. Molto. Troppo.

Potere in deroga” si chiama. Il significato è particolare. Significa che, con il beneplacito dello Stato, in caso di emergenza chi è preposto all’organizzazione degli aiuti in uno stato di crisi, può accedere liberamente alle casse del Tesoro. Senza dover passare per le normative vigenti in materia di contributi economici. Un forziere ben sigillato, che si apre magicamente alla parola d’ordine “Emergenza”.

Certo poi è che “emergenza” è divenuto un concetto astratto, dal momento che sotto questa voce sono passati nel nostro Paese eventi che di urgente non avevano nulla, se non la fretta di poter beneficiare di fondi pubblici per eventi che stanno a metà fra il pubblico ed il privato. Ed in ogni caso, ottenere libero accesso ai fondi del Tesoro – denaro dei cittadini – senza uno straccio di motivazione fa venire i brividi se il denaro non deve essere utilizzato per scopi ben precisi e mirati.

Il terremoto in Abruzzo è uno di questi eventi che hanno prodotto immediatamente i poteri in deroga alla Protezione civile per mano di Bertolaso. Nulla di male fin qui. E’ ovvio che, di fronte ad un evento naturale di tale portata distruttiva ed omicida, chi è preposto all’organizzazione dei soccorsi non debba di volta in volta procedere a richieste economiche dettagliandone la motivazione.

L’iter burocratico connesso a tali richieste ed il tempo necessario per procedere alle stesse, ucciderebbe ancor più dell’evento tragico. Ma il fatto su cui vorrei riflettere è un altro. Dal momento in cui tutto il carrozzone dell’emergenza post sisma è stato fatto partire, si perde quasi immediatamente la linea di confine fra stato di emergenza – ergo, poteri in deroga – e stato di post emergenza.

In pratica: fino a quando, per il terremoto abruzzese la Protezione Civile avrà poteri in deroga? E come facciamo a poter valutare se questi poteri in deroga per il post sisma in Abruzzo non vengano utilizzati anche per altre ed improprie cause?

Nel marasma delle urgenze, trovo urgente far chiarezza su questo punto. Così come trovavo e trovo urgente essere messa al corrente in maniera dettagliata, di come sono stati utilizzati i soldi prelevati.

A diciannove mesi dal sisma, il centro storico di L’Aquila è una zona fantasma. A diciannove mesi dal sisma, nessuno ci ha mai messo al corrente di quanto denaro si sia raggranellato pro Abruzzo dai versamenti volontari di Imprese, cittadini, Banche, organizzazioni. A diciannove mesi dal sisma, nessuno ci ha dettagliatamente rendicontato relativamente alla prima tranche di denaro messo a disposizione attraverso il DL 39/2009 creato subito dopo il terremoto per sostenere la tragedia abruzzese. A diciannove mesi dal sisma, non sappiamo quanto denaro lo Stato abbia racimolato dalle lotterie istantanee create pro sisma in Abruzzo, così come recita l’articolo 12 del sudetto Decreto: i milioni previsti – in questo caso – erano 500.

Oggi dell’Abruzzo si parla. Ma non di ricostruzione e svilluppo economico. Si discute di acqua da mantenere pubblica al fine di non agevolare le lobby di settore. Si parla di inchieste che non portano a nulla. Si discute ancora su chi deve fare cosa. Il tutto, mentre qualche migliaio di cittadini, soggiorna ancora in abitazioni di fortuna.

Il potere in deroga, a quanto pare, non sortisce effetti risolutivi per la cittadinanza. Al più, consente ai soliti noti, di mettersi in tasca denaro pubblico al grido di “Emergenza”! Lasciando in totale emergenza la realtà dei fatti.

Non è così che si può continuare a gestire una nazione ormai sfatta. Non solo da terremoti e smottamenti, ma dell’uso improprio di un potere che oltretutto, in una società democratica, non dovrebbe nemmeno essere chiamato tale.

La realtà è sotto gli occhi di tutti, se gli occhi sono aperti. Pensateci.

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