• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Sanità in Campania: dove sono i 6 miliardi di euro della sanità?

Sanità in Campania: dove sono i 6 miliardi di euro della sanità?

La sanità in Campania è un dramma sottovalutato, che incide quotidianamente sull’esistenza di tutti quei cittadini che versano in condizioni di tragica precarietà.

Sanità in Campania: dove sono i 6 miliardi di euro della sanità?

Politici e governanti, costantemente, tentano di occultare questo muro di sofferenza per nascondere incapacità e corruzione; c’è inquietudine per ciò che avviene nelle tante sale operatorie delle cliniche private, nelle università e negli ospedali pubblici di questa regione.
 
Le migliaia di delibere fatte con “il vestito giusto”, per questo o quell’altro consulente, ospedali conosciuti, dimenticati e mai realizzati nelle periferie, reparti duplicati e triplicati nella stessa azienda ospedaliera. Queste sono solo le più evidenti ciliegine di una gigantesca torta.
 
C’è chi afferma che la sanità sia malata perché fa vivere e trarre vigore ai colossali profitti delle grandi multinazionali farmaceutiche e delle industrie di apparecchiature elettromedicali, ecc.
 
Bisogna viverci negli ospedali, per sapere dove sono i nostri 6 miliardi di euro di deficit. Ascoltare nelle stanze chiuse delle medicherie dei reparti degenti le affermazioni di vittoria del professore o dell’accademico di turno, quando raggiunge l’obbiettivo calcolato, come quella della riaffermazione della propria stirpe all’interno delle stesse mura mai state bianche.
 
Il nepotismo ormai non fa più scandalo, non è una prassi silenziosa ma consolidata ad alta voce, è un atto dovuto per chi ha insediato il proprio potere come camice bianco nel silenzio del respiro di ogni pigiama.
 
Bisogna starci, per capire dove sta il profitto di ogni reparto d’assistenza. E non c’e bisogno di chiamarla nuova tangentopoli, perché essa orami è legalizzata, basta ascoltare l’arroganza gridata nei corridoi di ogni ospedale per capire dove si annida questo limite.
 
C’è qualcuno che tenta di calmare l’ansia della gente, quando tenta di far valere il proprio sacrosanto diritto, qualcun altro invece cerca di pilotare il malcontento dei lavoratori estenuati dai tanti ritmi di produzione, chi invece, in combutta con il manager, cerca di far quadrare il bilancio dell’azienda e preleva dalla busta paga le indennità ai lavoratori.
 
Perché tutta la carne è merce e lo è diventata sempre di più con la pianificazione delle attività private (intramoenia) all’interno della struttura pubblica che ha preso ormai il sopravento sull’attività pubblica. Bisogna comprendere come sono stati costruiti ospedali e cliniche, quelle del mare e della montagna. E se poi qualcuno vuole comprendere fino in fondo, è a portata di tutti la legge 109 art. 20, sulle ristrutturazioni di quei nuovi ospedali pubblici, ma già obsoleti, per ghermire denaro: una vera perversione.
 
Ecco come funziona il ciclo della merce umana quando una lettiga entra in sala operatoria. Bisogna far finta di nulla e soffermarsi a guardare la parete facciale o alla siringa e al cotone che tappa il buco di sangue, alla medicina che comincia innocuamente a inserirsi nella natica destra, il callo della fistola del dializzato, che genera più dolore di una manganellata.
 
Certo ora gli ospedali e gli ambulatori non puzzano più di alcool ma solo di euro. La cassa dei ticket è all’ingresso di ogni ospedale e l’ambulatorio e lì, si possono sentire gli spiccioli di centesimi che fanno rumore ma il denaro puro sta altrove dove regna il profumo del potere.
 
Sì, è vero, la sanità in Campania è incatramata. Qui in Campania non esiste altro impero economico che non sia la sanità. Ma con l’inserimento a pieno regime del federalismo abbiamo bisogno di riprenderci la nostra salute.
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares