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 Home page > Tribuna Libera > Papa Francesco: una voce fuori dal coro?

Papa Francesco: una voce fuori dal coro?

La mia, per quello che può valere, nei confronti di un Papa che suscita entusiasmi da rock star anche quando dice buona sera o buon pranzo.

Beh, a me colpiscono anche alcune “stranezze”, tipo dormire in una dependance quando l’appartamento vaticano è a disposizione comunque, o girare con un’utilitaria (bianca, vabbè) con la limousine SCV1 in garage – verosimilmente ammortizzata - a prendere polvere.

Porta la croce in ferro anziché quella in oro, veste scarpe da contadino il giorno della festa e tuniche che sembrano perfino un po’ stazzonate, sembra vergognarsi degli aspetti esteriori di un potere religioso che fa parte di una tradizione di secoli, se fosse un politico verrebbe alla mente la parola “demagogia”, cioè far leva su atteggiamenti popolari (o populisti) per fini di captatio benevolentiae. Al suo passaggio è stata ormai istituita la funzione di “porgitore di bambini”, uomini della scorta addetti a raccogliere i bebé che padri e madri trionfanti innalzano sporgendosi dalle transenne per farli baciare dal Papa e, ops, li spostano di qui e di la a bacio avvenuto: scene un po’ patetiche, che suscitano al più qualche sorriso.

Va a Lampedusa a lanciare il suo messaggio che invita gli africani ad attraversare il Mediterraneo sui barconi dei disperati a rischio della vita e difatti – puntualmente – da allora siamo assaliti da ondate di 1000 immigrati al giorno (dove li metteranno?) quando ben più consono al suo ruolo sarebbe lanciare un messaggio a tutti i governi europei affinchè ognuno si faccia carico della sua quota di immigrati di competenza, dice che sarebbe bene aprire i conventi e le strutture religiose inutilizzate per accogliere i migranti: benissimo, ma più che dirlo bisognerebbe farlo.

Tuona contro i regimi capitalisti degli afflitti dal “dio denaro” ma si dimentica di indicare urbi et orbi con quale tipo di società bisognerebbe sostituirli, si chiede “chi sono io per condannare gli omosessuali”: sei il Papa, vicario di Cristo in terra da oltre 2000 anni, riferimento spirituale per un miliardo di persone che guardano a te per fugare i loro dubbi morali, custode dei valori tradizionali della Chiesa, che necessita magari di qualche aggiornamento rispetto ai tempi travagliati che viviamo, ma ricordandosi che rappresenta i valori della famiglia fondata dalla procreazione naturale che ha origine da un uomo e da una donna. Stai da questa parte, ecco chi sei.

Insomma un ottimo comunicatore, dotato di carisma e impatto mediatico come pochi altri suoi predecessori. Le sue priorità non sta certo a noi poveri peccatori indicarle ma – per esempio – non sarebbe male pensare a risolvere gli oscuri intrecci con lo IOR della finanza vaticana, risolvere senza ipocrisie il problema della pedofilia dei preti.

Oppure pensare alla drammatica crisi delle vocazioni che di questo passo rischia di lasciare tra non molto sguarnito il mondo episcopale, e per il quale il messaggio pauperista di povertà e rinunce che trasmette minaccia di non essere un segnale incoraggiante. Per dire.

Foto: Casa Rosada/Wikimedia

 

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Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.195) 27 settembre 2013 19:36

    Omissis >

    Da Vespa una serata di Porta a Porta dedicata a Papa Francesco ed alla sua “apertura” verso gli omosessuali, i divorziati e le donne che hanno abortito.
    Un’apertura che il Papa ha riassunto domandandosi “cosa fa il confessore” e concludendo che “dialoga con tutti, valuta caso per caso e discerne qual’è la cosa migliore da fare”.

    Con l’occasione Vespa ha proposto un servizio sulla cosiddetta comunione “spirituale” di separati e divorziati. Soggetti che in Chiesa si incolonnano con gli altri fedeli e che ricevono, in cambio, dal sacerdote un gesto di benedizione individuale.
    E’ restato indefinito l’approdo di tale comunione “in spirito”.

    Stando al tema, è davvero singolare che nessuno si sia ricordato dell’aprile 2010 quando le tv trasmisero la diretta di Berlusconi (risposato e separato) che faceva la Comunione nella Chiesa di Milano Due.
    Il Parroco officiante spiegò la cosa a sua volta chiedendo: “Cosa potevo fare, negargliela?”.
    Mons.R.Fisichella liquidò l’accaduto come assolutamente regolare in quanto Berlusconi, dopo essersi separato dalla seconda moglie, “non permaneva più in uno stato di peccato”. In pratica disse che, tra un divorzio e l’altro, per il confessore si ripristina la situazione originaria del matrimonio religioso. Si dimenticò (?) di precisare che il Codice di Diritto Canonico “giustifica” il non rispetto del vincolo di convivenza solo per il coniuge allontanatosi a seguito di un adulterio subito.
    E questo non era proprio il caso di Berlusconi.

    Tant’é. Ogni conclusione diventa “praticabile” se si prescinde dal valore a dal significato di Parola e Merito

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