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Orfani di Calimero, verso una Pubblicità Regresso

Ricordate le pubblicità ingenue e divertenti di Carosello? Non ci sono più. Oggi, riposti Calimero e Carmencita nel dimenticatoio, la pubblicità televisiva è di altro tipo.

E non ci piace affatto: incalzante e martellante, a volte volgare, è davvero per certi versi lo specchio in cui si riflette una società in caduta libera verso il basso, la mancanza di buon gusto, di buone maniere e valori veri.
 
Osservati con occhio critico, le centinaia e centinaia di spot televisivi messi in onda ogni giorno ci rivelano aspetti e lati interessanti sul cambiamenti di costumi, mentalità e stile di vita degli italiani. Ma occorre, appunto, conservare un atteggiamento distaccato e non coinvolto. Allora, anche gli spot a prima vista più innocui e insignificanti mostrano risvolti importanti ed educativi.
 
Tenendo sempre presente che il fine principale degli spot pubblicitari è quello di manipolare la volontà dei telespettatori, visti come semplici acquirenti potenziali, facendo leva ad esempio sul desiderio di emulazione, mediante la pressione sociale del gruppo. Non a caso, molti spot sono interpretati da personaggi famosi del calcio e dello spettacolo, come Totti e De Sica.
 
Guerra ai germi
 
Una delle tendenze recentemente emerse è quella dell’insistenza sulla reclamizzazione di prodotti detergenti o sanitizzanti di vario tipo. A guardare tali spot, sembra che le casalinghe italiane non facciano altro se non dare la caccia a germi e batteri per tutto il giorno, oppure alla polvere che si accumula o al calcare che si deposita sui lavandini (ma se davvero i protagonisti degli spot usano questi prodotti miracolosi, come fanno, ci si chiede, ad avere bagni così malridotti e sporchi?!). Gli spot dei detergenti e degli spray mostrano case irrealisticamente linde, ordinate e luccicanti, mamme paranoidi che inseguono i figli pronte a nebulizzare le pattumiere con lo spray miracoloso non appena il piccolo perseguitato accenna a toccarla per gettarvi un rifiuto dentro. Viene da pensare che, se davvero tali spot dovessero fare presa sul 100% dei consumatori, lo sterminio dei germi e dei batteri rischierebbe di modificare gli equilibri già abbastanza danneggiati dell’ecosistema, o magari le proteste della Protezione animali. Se le nostre case hanno davvero bisogno di questi raid antibatterici, cosa sarebbe mai necessario in un qualsiasi villaggio africano, dove si usa mangiare da enormi padelle poggiate a terra direttamente sul terreno polveroso? Sinceramente, a me è capitato varie volte e sono sempre sopravvissuta senza subire alcun danno.
 
Tutto ciò, per non parlare dello spray igienizzante da borsetta da spruzzare sulle mani non appena si tocca un bancomat o si sale su un autobus. Che il prossimo passo sia quello di spruzzarselo dopo aver stretto la mano delle persone? O magari nebulizzare direttamente i malcapitati? Speriamo davvero che il raziocinio e la capacità di discernimento delle persone saino l’unica guida di cui servirsi nella scelta degli acquisti.
 
¡Qué dolor!
 
L’altro filone emergente e quasi preponderante negli spot televisivi è quello sui prodotti farmaceutici o parafarmaceutici. Qui, ce n’è davvero per tutti i gusti: perdite urinarie che rendono imbarazzante salire in ascensore con altri, pancia gonfia, dolori articolari, ragadi e via di questo passo. Una nota interessante è come le protagoniste di questo tipo di spot siano donne giovani, che spesso non superano i 30-35 anni. Ma se a quest’età il problema di tutte sono le perdite, che razza di società ci aspetta tra vent’anni?
 
Per fortuna, le cose non stanno così, ma, ripetiamo, occorre sempre esercitare il proprio potere critico e, soprattutto, insegnare a farlo ai più giovani, che sono le vittime prescelte di un certo tipo di messaggi. Pensiamo allo spot che pubblicizza il consumo di coca-cola a tavola, sicuramente non una delle abitudini alimentare più sane.
 
Altro discorso si potrebbe applicare agli spot retorici o in genere realizzati male, presi in prestito dagli Stati Uniti e doppiati in modo approssimativo. Ma i consumatori possono fare qualcosa per far sentire la propria voce ed esprimere la propria opinione e il dissenso? Certo, è quello che solitamente facciamo noi, ad esempio nel caso dello spot della Barilla sulle lasagne a cui ha dato la voce Mina. Dopo aver scritto alla Barilla, abbiamo ricevuto risposta immediata, quasi negli stessi giorni c’è stato l’intervento di Luciana Littizzetto in TV e, caso strano, lo spot in questione è stato rimosso per qualche settimana, sostituito da quello precedente, salvo poi ricomparire.
 
Quindi, contattate le case produttrici in questione e comunicate le vostre opinioni: oltre che non acquistare prodotti la cui pubblicità è ingannevole, pessima o ridicola, l’arma nelle mani dei consumatori è la protesta.
(Fonte immagine: Wikipedia)

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