Nomadi nel loro essere nomadi
Oltre l’Occidente - Un nomadismo che si dimostra in una certa misura stanziale, dopo tante vicissitudini, per fuggire da conflitti e angherie, provenendo in gran parte da sud e da est, che elegge una località a rifugio e la strada a luogo di interscambio culturale ed economico, sfidando i numeri programmati e la certificazione di autosufficienza finanziaria.
Dove vanno a finire i palloncini quando sfuggono di mano ai bambini? E il sole, dove si nasconde quando tramonta? Sono quesiti che, almeno una volta nella vita, nella nostra infanzia, ci siamo posti, ma quante persone si sono domandate dove vanno i Nomadi, nella loro più ampia accezione, quando un luogo si dimostra inospitale o se le autorità decidono di “bonificarla”?
Nel loro nomadismo vanno in cerca di un altro spazio che spesso li porta a compiere un giro nella periferia di una città come Roma o Milano, Napoli o Torino, uno spostarsi disegnando un cerchio che può toccare più volte lo stesso sito.
Un nomadismo che si dimostra in una certa misura stanziale, dopo tante vicissitudini per fuggire da conflitti e angherie, provenendo in gran parte da sud e da est, elegge una località a rifugio e la strada a luogo di interscambio culturale ed economico, sfidando i numeri programmati e la certificazione di autosufficienza finanziaria.
Se poi la volontà di allontanare gli indesiderati si trasforma in drastica espulsione, alla Sarkozy, il problema di una nazione viene solo scaricato oltre confine e l’Europa dovrà andare oltre alle dichiarazioni di circostanza sui Diritti Umani o i teorici documenti per l’integrazione.
Il nomadismo non riguarda solo le comunità Rom o Gitane, ma anche i profughi e i senza fissa dimora che girano in tondo per poter passare giorno dopo giorno, nelle vicinanze del luogo dove poter contare sull’aiuto dei singoli e delle associazioni. Da un nomadismo “stanziale” a quello pendolare di chi, dalla Francia, periodicamente arriva a Roma per riscuotere l’affitto di baracche senza tetto, nulla a che vedere col cielo in una stanza di Gino Paoli.
Nomadi che, in piazza santa Maria in Trastevere come al Casilino, bivaccano e periodicamente vengono allontanati da vigili e polizia, ma nel giro di qualche giorno ritornano.
A Roma, zona Magliana-Eur, più di una volta le autorità hanno accantonato ogni senso di compassione per radere al suolo misere baracche nascoste da arbusti e siepi, hanno tagliato l’erba alta e sconvolto i piccoli orti sulle rive del Tevere.
Ora nella zona c’è di nuovo una florida vegetazione, senza nessun controllo umano, e poco lontano è sorto un campo di furgoni, pronti a spostarsi altrove appena le forze dell’ordine verranno inviate per uno sgombro energico.
Sembra che tutto possa essere risolto con espulsione di alcune centinaia di nomadi, in Francia come in Italia, senza prendere in considerazione il malessere diffuso per una carenza cronica di servizi per tutti, italiani e non.
Lo smantellamento di alcuni campi “abusivi” e la dispersione dei suoi dimoranti non è una soluzione, quando basta spostarsi più in là o ritornare dopo qualche settimana.
Lo sgombero non viene limitato ai campi abusivi, sorti illegalmente, senza permessi né decoro, ma coinvolgerà anche le aree attrezzate. Non è solo una questione di decoro, o la sospetta presenza di individui dediti ad attività illecite che rendono i cittadini irrequieti. La realtà è che non li si vuole vicini, e sino a quando non riusciranno ad organizzare aerei o treni in stile Sarkozy, saranno ripetutamente spinti più in la, obbligati a spostarsi in cerca di uno spazio per vivere.
Baracche, casupole o roulotte non sono gradevoli alla vista, ma neppure le casette prefabbricate, su aree più adatte ad edificare un centro commerciale o un palazzone.
Cittadini indifferenti alle sofferenze altrui, alla sfortuna di quelli che sono nati e per di più sul lato sbagliato del Mondo.
L’intolleranza per una presenza scomoda non è prerogativa della destra, ma solo di un’umanità scontenta. Persone insoddisfatte della propria vita che trovano qualcun altro da accusare per la propria inadeguatezza: uno straniero è un ottimo capro espiatorio per ogni propria scontentezza.
Non sono di destra o di sinistra, ma solo delle persone infelici della propria vita che non permette loro di avere l’ultimo cellulare o magari fanno volontariato non per capire, ma per scontare peccati.
Numerosi insofferenti che riversano su chi gli sta vicino la loro scontentezza e non si limitano a lamentarsi del clima troppo freddo o troppo caldo, ma si spingono allo scontro fisico, scendendo dalla macchina per inveire contro un maghrebino o uno slavo che vende al semaforo chincaglieria varia e tutto perché gli è andato di traverso il sorridente "ciao" di quello straniero.
Un’umanità sprofondata nello scontento dell’inverno che non si trasformerà, come poeticamente scrive William Shakespeare nel Riccardo III, in una gloriosa estate, ma rimarrà a congelarsi il cuore, pensando che la causa della sua insoddisfazione sono quelle persone che appaiono come fantasmi dalla folta vegetazione che costeggia le strade a scorrimento veloce.
Donne, uomini, bambini con carrelli dei supermercati per trasportare pesanti taniche d’acqua al loro accampamento di fortuna, mentre con le carrozzine o i carrelli della spesa si spostano da cassonetto a cassonetto, in cerca di oggetti da riutilizzare. Spesso capita che la loro grazia nell'ispezionare la mondezza lasci evidenti testimonianze del loro passaggio.
Un’umanità invisibile scivola dietro un muro di vegetazione o si eclissa tra scheletri di cemento, sotto un cavalcavia o in una grotta, in cunicoli maleodoranti o tra i muri gloriosi di un’architettura industriale.
Roma Capitale non si limita a sgombrare e smantellare campi non autorizzati senza dare delle vere alternative di sopravvivenza, ma distribuisce i Dast, un documento che autorizza lo stazionamento temporaneo nel campo indicato per un periodo massimo di due anni, prorogabile per ulteriori 48 mesi nei casi in cui sia necessario completare i percorsi di integrazione socio- educativa.
Un comportamento, quello di Roma Capitale, che cerca una sua identità, nel contraddittorio essere irremovibile da una parte e, dall’altra, nell'impegnarsi in iniziative come Capitale solidale –
Forse è una solidarietà che distingue, tra l'1 e il 18 ottobre, lo stanziale dal nomade, una solidarietà sviluppata con convegni, tavole rotonde, presentazioni di libri, concerti, spettacoli teatrali.
Anche Rai Radio 3, che compie in questi giorni 60 anni di programmazione, affronta spesso il tema della migrazione, e in particolare con la rubrica Vocabolario, del programma Fahrenheit, dove nella prima settimana d’ottobre è stato l'italo-argentino Adrian Bravi ad inaugurare questo vocabolario migrante.
Non è solo l’Italia ad essere pervasa da un malessere individualistico, ma un po’ tutta l’Europa, e chi ne risente maggiormente sono gli spazi ridotti come Malta. Una Malta che ha già di suo un alto indice di affollamento a chilometro quadro, dove la convivenza in luoghi delimitati è faticosa, tanto da far recitare la parte dei distratti alle autorità preposte alla sorveglianza dei mari. L’Italia li respinge, mentre i maltesi cercano d’ignorare, anche quando sono in pericolo, il loro transito, con la speranza che non sbarchino da loro.
Sul primo numero di ottobre di Internazionale, Ovidiu Morgos, fotografo e studente romeno di 23 anni, interviene sulla questione Rom riportando i dati Eurostat riguardo a 32 milioni di stranieri che vivono nei 27 paesi dell’Unione europea. Stranieri extracomunitari o provenienti da un altro paese comunitario e, secondo l’Eurostat, le comunità più numerose provengono dalla Turchia, dalla Romania, dal Marocco, dalla Polonia, ma anche dall’Italia.
Rispetto a questi dati Ovidiu Morgos rincara la dose riportando le convinzioni di molti europei che la presenza di immigrati peggiori la qualità della vita. La fonte è un sondaggio del Financial Times (
Gli italiani accomunati ai turchi, romeni, marocchini e polacchi, nell'essere i veri zingari in Europa.
Meditate gente, meditate. Come si ammoniva in un famoso slogan di qualche decennio fa.
In Svizzera sono stati sempre poco lusinghieri i toni per apostrofare gli italiani, accusandoli di rubare i loro lavoro, ma recentemente i padani, come i meridionali sono stati raffigurati come dei topi.
Siamo sempre il Sud di qualcuno e l’Europa oggi si scopre xenofoba, favorevole a limitare, se non addirittura cancellare, i diritti di alcuni per la ricerca della propria “felicità”, vietando la costruzione di nuovi minareti, di indossare il velo integrale per strada o anche di aprire un’attività alimentare o di oggettistica etnica.
Oltre questo vasto elenco di divieti, si addensano nuvole minacciose anche sul manifestare e l’informare; ed è proprio riguardo queste ed altre proibizioni che è partita da Napoli e Caserta, per difendere i Diritti fondamentali, una settimana di mobilitazioni per dare “soggiorno” ai Diritti, che si concluderà, nell’ambito della manifestazione romana della Fiom, il 16 ottobre.
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