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Natalia Estemirova, sotto processo gli amici

Natalia Estemirova era una giornalista russa, attivista per i diritti umani e collaboratrice dell’ong Memorial. La sua ostinazione nel cercare di raccontare, contro ogni censura, le torture, gli sfollati, i maltrattamenti, le uccisioni che dall’inizio della seconda guerra di Cecenia nel 2000 stanno sterminando gli abitanti di questa repubblica autonoma, dava molto fastidio. Perciò Natalia è stata uccisa il 15 luglio del 2009. Perciò ancora oggi non c’è un colpevole.

A sedici mesi dal suo assassinio è iniziato il processo che vorrebbe trovare i responsabili. Ma è un processo di facciata che non ha intenzione di cercare la verità. Nei banchi dell’imputato c’era, infatti, Oleg Orlov, amico e collega di Natalia nonché capo dell’ong Memorial, una delle più grandi organizzazioni per i diritti umani in Russia. Orlov è incriminato di diffamazione perché ha pubblicamente accusato chi riteneva responsabile dell’omicidio: il presidente ceceno Ramzan Kadyrov. E ora, se condannato, rischia fino a 3 anni di reclusione.

Kadyrov è stato nominato presidente della Cecenia da Putin nel 2004, poco dopo l’assassinio del padre nonché presidente. Tra i suoi requisiti non c’era nulla che avesse a che fare con la politica. Ma era una pedina importante nelle mani del presidente russo. E proprio per non sbagliare Kadyrov aveva provato a ingraziarsi la Estemirova, nominandola nell’organo governativo per i diritti umani, nella speranza che questo la portasse a essere meno critica nei confronti del governo. Lei però non cambiò alcuna delle sue opinioni, anzi arrivo anche a denunciare pubblicamente la norma che obbliga le donne ad andare in giro con il volto coperto. Ma l’interesse di Natalia era soprattutto verso le tante atrocità commesse dalle forze di sicurezza nel suo paese. Le aveva documentate e si era rivolta alla Corte Europea dei diritti dell’uomo dove aveva ottenuto delle importanti sentenze contro il suo governo.

Aveva continuato a lavorare e aveva vinto anche la prima edizione del premio Anna Politkovskaia, istituito per insignire donne che si distinguono nella difesa dei diritti umani nelle zone di guerra. E proprio ritirando quel premio aveva ricordato che nulla era ancora stato fatto per indagare sui crimini commessi in Cecenia dal 2000.

Nel luglio del 2009 Natalia è stata costretta a salire su una macchina e poi è stata ritrovata cadavere in una strada. Il signor Orlov non ha mai avuto paura di dichiarare chi è l’assassino di Natalya. “Il suo nome è Ramzan Kadyrov. Il suo titolo è presidente della Cecenia”, continua a dire senza stancarsi. Così la denuncia per diffamazione fatta dal presidente Kadyrov è solo una nuova mossa nella Cecenia di oggi per mettere a tacere il dissenso. Perché con la probabile condanna per Orlov una nuova voce sarà messa a tacere e se ne spaventeranno molte altre.

Non è però una strategia solo della Cecenia. Succede in Messico, in Somalia, in Russia, solo per ricordare i casi più importanti. Succede anche in Europa, quando il potere cerca di controllare il giornalismo. E proprio in questi casi il popolo dovrebbe insorgere e urlare a gran voce, perché quando i giornalisti devono scegliere tra dire la verità e salvare le loro vite, allora tutti perdono qualcosa.

Per sapere la sentenza su Oleg Orlov bisognerà aspettare. L’unica certezza, ora, è che l’assassino di Natalia Estemirova resterà ancora libero.

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