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Micheal Jackson e la"Death Economy"

Il business legato alla morte di un personaggio famoso, spesso e volentieri frutta un giro d’affari superiore di quando il personaggio stesso era vivo. In questi giorni, con la morte di Michael Jackson si è scatenata la corsa al "biglietto" per il suo funerale. La speculazione sulla sua morte è appena cominciata.

La morte di un personaggio famoso, inevitabilmente porta grande scompiglio tra coloro che l’hanno amato, e Michael Jackson è uno di questi. Egli con la sua morte lascia un patrimonio di debiti pari a 500 Milioni di dollari; ma è altrettanto vero che lascia un patrimonio musicale inestimabile. Alla luce di ciò perchè non cercare di sfruttare questo patrimonio? Quelli della famiglia Jackson lo sanno bene, la faccia del padre la dice lunga su ciò.

La star, il personaggio famoso, come Michael appunto, non avrà mai pace, perché è stato un grande, farlo morire come un qualsiasi mortale è uno sfreggio alla sua fama, ed è così che anche chi con una certa dignità vuole portare il suo ultimo saluto a Jacko deve comprarsi un biglietto che costa dai 1500 ai 3000. Eticamente è una cosa squallida, ma per una star come lui è concesso. Michael Jackson con la sua morte, dal mio punto di vista, è stato inghiottito da quella che io chiamo Death Economy, in questo caso nel ramo della musica.

Cos’è la Death Economy?


Altro non è che la speculazione da parte di tutte le aziende, sulla sventura di un personaggio noto al mondo.

E’ inevitabile, il personaggio famoso una volta morto diventa un mito e su di lui si costruisce sempre un’industria che frutta guadagni incredibili.

Facciamo il confronto, a livello di Business, tra Freddy Mercury e Michael Jackson


A seguito della morte di Freddy Mercury, oltre alla classica rimasterizzazione dei pezzi, sono seguiti tre greatest hits, dei concerti commemorativi alla sua morte (il più famoso cioè il Freddy Mercury Tribute Concert ha registrato 72.000 biglietti in pochissimi giorni), senza contare non so quante raccolte di successi, dove vengono riproposti degli inediti. Queste uscite logicamente hanno fatto sì che anche chi non è nato in quel periodo storico, sia diventato fan del gruppo, e quindi altre vendite.

I Queen sono un gruppo storico, tra i migliori del mondo, nessuno sarà come loro, però, sarà mia impressione, ma una parte del loro successo si basa molto sulla figura quasi divinizzata di Freddy Mercury; prima, durate e dopo la morte. 

Con Michael Jackson siamo solo all’inizio, evidentemente la Death Economy si è evoluta col tempo, ora fa pagare anche i funerali...

Magari il mio può essere un articolo scontato, ma sono convinto che io non faccio altro che anticipare ciò che accadrà da qui a un paio di anni
.

Concerti commemorativi, gadget, libri, rimasterizzazioni, e chi più ne ha più ne metta. Il fenomeno sarà molto più ampio stavolta, sia perché siamo in un’era più avanzata, dove l’etica negli affari è totalmente scomparsa, sia perché il personaggio in questione è considerato il "Re del Pop".

Non so se tutto ciò è eticamente corretto o no, ma il dubbio è più che lecito, però il mio pensiero va a questi miti della musica, che sacrificano anni della loro vita per far contenti a i fan, e poi ritrovarsi dopo la morte a essere anche da cadaveri, degli oggetti a scopo di lucro.

Sarà giusto tutto questo nei confronti di una persona che non c’è più?

Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.240) 8 luglio 2009 12:10

    Condivido in pieno il contenuto dell’articolo. Tant’è che anch’io ne ho inviato proprio adesso uno con il titolo "Jacko. Più che un funerale, un circo Barnum".
    La pietà e il dolore dei fan non riescono a coprire l’immoralità di un’operazione da Show Business.

    • Di Luigi Russo (---.---.---.89) 8 luglio 2009 13:34
      Luigi Russo

      Grazie Virginia. Io nel mio articolo mi sono limitato a citare gli artisti più contemporanei come Mercury e Jackson, ma la lista è lunga.
      Elvis, Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Jim Morrison hanno avuto tutti la stessa sorte chi più e chi meno, specialmente su Elvis che addirittura dicono sia ancora vivo, solo per alzare polveroni.

  • Di Simone N. (---.---.---.127) 31 luglio 2009 09:00

    Sono molto daccordo con l’articolo, sopratutto per quanto riguarda il fatto che dopo la morte un artista di grandissima fama, sopravviva . Alcuni miei amici che, come me, hanno visto la fama di Micheal Jackson nell’apice del successo, solo dopo la sua morte hanno deciso di comprare i cd dell’artista e addirittura andare al concerto in sua memoria, che si terrà a Londra quest’inverno, mentre quando il re della musica pop era in vita, a questi miei amici non li sarebbe mai e poi mai venuto in mente di ascoltarlo.
    Prima guardando la classifica musicale, ho notato che dalla numero uno alla numero cinque il nome in copertina risale sempre a Micheal Jackson, cosa che non si verificava da anni.
    L’economia musicale vive alle spalle dei "grandi morti", il padre Joe Jackson, ha già fatto una proposta ai tre figli di Michael di formare un gruppo musicale i "Jackson 3", per fare concerti in memoria del padre( ma come tutti sanno i soldi sono il primo motivo). Fortunatamente i famigliari sono contrari al progetto.
    Il mondo in cui viviamo non ha rispetto di nessuno, nemmeno per i morti.

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