Legge elettorale, questa sconosciuta
«Mi fa male vedere che, a sei mesi dalla campagna elettorale, la nuova legge elettorale non c'è. Io non voglio prendere in giro gli italiani». Lo ha detto il presidente della Camera, Laura Boldrini.

L'ingovernabilità italiana va ricondotta alla gerontocrazia dei partiti e dei politici, ma anche alla legge elettorale vigente. La legge n. 270, soprannominata “Porcellum”, è entrata in vigore nel 2005 e quelle del 2013 sono state le terze consultazioni elettorali svolte con questo sistema. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Mani Pulite ha sortito l’effetto di cancellare la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, ma anche quello di provocare un grande vuoto politico. Il fenomeno Grillo mette a nudo gli errori dei leader italiani ed europei e demolisce il dogma dell’austerità. L’instabilità attuale dell’Italia, la terza economia dell’eurozona, diventa una minaccia per l’Europa ed il rischio di ingovernabilità si ripercuote anche sulla moneta unica.
Per il bene dell’Italia non devono essere disattese le istanze di protesta, dissenso, rabbia emerse chiaramente da parte dei cittadini. Grillo si rifà al Manifesto per la soppressione dei partiti politici di Simone Weil (Parigi, 1909 – Ashford, 1943) pubblicato nel 1950. Se intendiamo mantenere le istituzioni capaci di governare, non possiamo rimandare la riforma più chiacchierata e promessa, e fino ad ora mai completata: una nuova legge elettorale.
Un sistema proporzionale come quello italiano, caratterizzato da premi di maggioranza e soglie di sbarramento totalmente diverse fra Camera e Senato, provoca il rischio di risultati opposti fra i due Rami del Parlamento. Il “porcellum” impedisce al cittadino di scegliere i candidati e gli impone una decisione propria del partito secondo schemi ed interessi a lui distanti. È stato, inoltre, ripristinato il finanziamento pubblico ai partiti con pindariche evoluzioni legislative, anche se già discusso ed abrogato dai cittadini tramite referendum.
L’elemento più interessante da proporre è, a mio avviso, l’opzione del doppio turno, al quale accedono soltanto i partiti o le coalizioni che, pur non avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei voti al primo turno di consultazioni, abbiano superato una determinata soglia di preferenze stabilita per legge.
Sebbene il sistema possa sembrare macchinoso o dispendioso, il vantaggio principale e prezioso del voto “alla francese” è che dalle consultazioni elettorali emerge necessariamente un vincitore, una coalizione ed una maggioranza di governo in grado di assumersi la responsabilità di dirigere l’esecutivo.
Non dimentichiamo, però, che la Democrazia così faticosamente raggiunta ha ancora molti limiti. Paul Samuelson, premio Nobel per l’Economia nel 1970 e consigliere economico di Kennedy, ha sostenuto che “La ricerca della Democrazia perfetta da parte delle grandi menti della storia si è rivelata la ricerca di una chimera, di un’autocontraddizione logica”.
Uscire dall’impasse in cui l’Italia si trova attualmente è comunque un obbligo imprescindibile, ma lo è parimenti quello di evitare che una situazione del genere si ripeta. La crisi economica e finanziaria, il declino della fiducia nella politica, l’affievolirsi della speranza nel futuro sono tutti elementi quotidiani, oramai. Cambiamento, stabilità e responsabilità, anche attraverso una riforma del sistema elettorale, devono diventare i cardini dell’azione politica orientata al futuro ed al bene del Paese. Come dice Laura Boldrini «La politica è un lavoro bellissimo ma quando lo si fa in maniera sana e generosa».
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox