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La lingua italiana in aiuto al’idioma della Còrsica

L'idioma còrso (lingua regionale italoromanza) ormai in disuso sul proprio territorio potrebbe venire salvato dalla lingua italiana...

Quest'ultima fu la lingua scritta degli abitanti dell'isola tirrenica sino a circa 1820, benché la Corsica diventò francese nel 1769.

Il puntello necessario

Sono nato tra il sessanta e il settanta ad Orezza (pieve dell'entroterra còrsa), dove sono cresciuto e ho fatto la scuola elementare. Da piccolo in paese mi sono sempre espresso in lingua còrsa coi miei « paisani » che erano più a loro agio con la lingua regionale (l’età media è elevata nei villaggi della Castagniccia). La lingua francese la imparai contemporaneamente al còrso e me ne resi presto padrone grazie alla tivù e ai miei cugini e coetanei che venivano per trascorrere le vacanze da Parigi o da qualsiasi posto del continente francese…

Sono fiero di dire che la lingua còrsa l’ho sempre parlata nonostante la mia (relativamente) giovane età; d’altronde quando scesi a Bastia (cità dell'Alta Corsica - 40 000 abitanti) per il sesto anno di collegio, ovvero il primo anno di scuola media, alcuni cercarono di disprezzarci perché eravamo « paisanoni » come dicono i Bastiacci (Bastiesi) cioé parlavamo còrso. Ma noi non ci lasciavamo piegare e a volte falavanu asciutte e bagnate...

In quarta di collegio scelsi come seconda lingua lo spagnolo, la lingua europea più parlata dopo l’inglese; decisi d'impararla e ero pure bravo però, salvo la volta che andai in Spagna con la mia classe, la lingua castigliana non l’ho più usata e oggi mi rimangono solamente dei ricordi confusi..

Molto più tardi, decisi di diventare insegnante di tecnologia; dovetti andare a seguire i corsi dell’IUFM nella città di Metz (Lorena) per 3 anni. Laggiù conobbi amici provenienti da tutta la Francia. Tra i miei amici più stretti, alcuni volevano conoscere la Corsica, dunque li invitai a soggiornare una settimana ad Orezza e decidemmo di recarcisivi transitando per l’Italia. Dei miei tre amici continentali, nessuno conosceva l’italiano, quindi spettava a me far loro da interprete passando per la lingua Corsa perché nemmeno io avevo mai studiato l'italiano.

Comunque parlando il mio còrso che cercavo di italianizzare (avevo avuto dei contatti con i turisti italiani che vengono numerosi per visitare la nostra isola) me la cavai benissimo e ottenni tutte le informazioni di cui avevamo bisogno e gli italiani credettero ch’io fossi qualche contadino che arrivava dalla profonda campagna e i miei compagni pensavano che l’idioma che stavo utilizzando fosse un italiano accademico…

Grazie a questo soggiornino, ho preso coscienza che per un corsòfono era facile accedere a una lingua internazionale parlata dai 60 milioni di europei che ci sono più vicini. Da allora ho seguito due università d’estate (un mese in Liguria poi un mese nelle Marche) perché desideravo sapere esprimermi nella lingua che fu la lingua ufficiale del generalato di Pasquale de’ Paoli e del regno anglo-còrso del 1794.

Oggi sono soddisfatto di conoscere due lingue di grande cultura come il francese e l’italiano, così posso godermi le ferie sia a Bruxelles o a Parigi sia a Venezia o a Roma.

Posso anche aggiungere che la conoscenza della lingua italiana mi aiuta quando parlo còrso, evitandomi di usare dei francesismi giunti con la diffusione massiccia della lingua francese come "accuscià" (parturisce : partorire) o altri bulansgieru (panatteru : panettiere) che si sentono sempre più e che abbastardiscenu u nostru parlà ..

Devo confessare la mia delusione nel vedere che certi autori e intellettuali còrsi vogliono ostacolare l’intercomprensione còrsa-italiana inventando delle trappole ortografiche che allontanano due lingue che durante un millennio sono vissute insieme e in armonia.

Questo medesimo articolo è stato stampato sulla rivista isolana "A Viva Voce" che é a piccola tirartura locale.


Commenti all'articolo

  • Di katrina (---.---.---.230) 8 aprile 2011 08:29
    katrina

    Uomini come Jean - Guy Talamoni e Paul Felix Benedetti non permetteranno mai la scomparsa dell’ idioma corso. Tutta Corsica libera si batte anche per questo e ha risultati elettorali importanti.

     E’ un movimento pieno di giovani, che rivendicano il diritto di studiare e parlare la loro lingua, che amano, e nella quale si riconoscono. Hanno convinzione e coraggio, e un sito tra i più curati.

    Vivono nel presente, ma non hanno paura di affermare la loro identità nazionale, che la Francia non smette di minacciare. E oggi, insieme a "Femu a Corsica", sono la maggioranza nell’ Assemblea. Meritatamente.
    • Di (---.---.---.242) 4 febbraio 2013 19:52

      amico corso,
      sono daccordo con te.suggerisco anche per dare un’altro segnale
      dei vostri diritti legittimi,di rimuovere la traduzione del nome del babbo della patria e scrivere Pasquale al posto di Pascal sotto la sua statua,come sembra essere, se nel frattempo non cancellato.
      nessuno puo’tradurre in patria il nome di un suo concittadino.
      cittadini non sudditi aveva detto ai genovesi ma anche chi si e’ battuto per la
      l’uguaglianza,la legalita’ e la fraterntita’si comporta nello stesso modo.
      fate la corsica onorando Pasquale Paoli.

  • Di (---.---.---.203) 23 agosto 2012 14:27

    l italiano era lingua ufficiale in Corsica fino al 1859.
    Poi fu abolito con ogni mezzo, dando via alla francesizzazione della lingua e la scomparsa lenta ma graduale del corso.
    Dovresti spiegarlo ai tuoi conterranei isolani che se vogliono mantenere in vita la propria lingua e cultura devono fisicamente ri-avvicinarsi all’ italiano come lingua naturale.
    Questo non solo per l’ etimologia e la necessaria comprensione dei propri termini, ma cnhe che per la stessa cultura, usanze e tradizioni che ci accumunano.
    Quello che è importante speigare è che nessuno caldeggia il ritorno della Corsica in Italia (che tra l’ altro non avrebbe mai distrutto la lingua corsa con ogni mezzo come fà tuttora la Francia..) ma è cercare di salvare il salvabile che rimane del corso e della sua cultura prettamente italiana.

  • Di (---.---.---.203) 24 agosto 2012 10:18

    Troppo tardi in un proclama alla gioventù italiana il grande Nizzardo Garibaldi affermerà il 19 maggio 1882 (alla vigilia della morte) che “la Corsica e Nizza non debbono appartenere alla Francia; e verrà un giorno in cui l’Italia, conscia del suo valore, reclamerà a Ponente e a Levante le province sue, che vergognosamente languono sotto dominazione straniera”
    disse anche: "la Corsica e Nizza sono francesi come io sono tartaro".

  • Di (---.---.---.57) 6 dicembre 2013 21:28

    Sono siciliano e ho studiato dialettologia italiana. Credo che l’idioma corso appartenga all’ambito linguistico italiano. Per la precisione,prima pensavo che appartenesse al gruppo toscano, ma oggi noto delle affinita’ con il siciliano da parte del gallurese e, credo, anche da parte del corso, o comunque delle affinita’ con le parlate dell’Italia centro-meridionale.

     
      Attilio Leone (da Ragusa).
  • Di (---.---.---.92) 12 marzo 2014 17:42

    AMO LA CORSICA E MI APPASSIONO AD APPROFONDIRE LA SUA STORIA. LA CONOSCENZA DEGLI AVVENIMENTI CHE SI SONO SUSSEGUITI NEI TEMPI DANNO L’EVIDENZA DEI LEGAMI ETNICO CULTURALI CHE LA LEGANO ALLA PENISOLA.

     E’ INDUBBIO CHE I RAFFRONTI CON LA STORIA DELLE REGIONI ITALIANE DIMOSTRANO COME LA CORSICA FACESSE PARTE DEL GRUPPO E CHE SOLO PER UN APPROPRIAZIONE POLITICA LA FRANCIA NE E’ DIVENUTA PROPRIETARIA .

    QUANDO SI PARLA DI ETNIA COME SI FA A TRASCURARE IL RIPOPOLAMENTO INIZIATO DALLA REPUBBLICA DI PISA CHE TROVO’ ALL’INIZIO DELLA SUA AMMINISTRZIONE CIRCA 30.000 PERSONE INTEGRATE POI FINO AD UN PRESENZA DI 250.000?

     ANCHE NEI 6 SECOLI DI PRESENZA GENOVESE L’IMMISSIONE DI IMMIGRATI PROVENIENTI DALL’ITALIA E’ STATA MASSICCIA E CONTINUATA FINO AI GIORNI NOSTRI

    E’ QUINDI LOGICO PENSARE CHE TUTTE QUESTE PERSONE SI TRASFERISSERO CON IL LORO BAGAGLIO DI LINGUA USI E COSTUMI.

    LA MAGGIOR PARTE DEI LUOGHI RIPETONO UN NOME ITALIANO, COSI I COGNOMI, E I PIATTI TIPICI DELLA CUCINA , COME I NECCI CHE SI FANNO NELLE REGIONI APPENNINCHE (NICCI IN CORSO) E IL FIADONE DEI PASTORI ABRUZZESI.

    E’ BELLISSIMA L’ARCHITETTURA DEGLI EDIFICI RELIGIOSI IN ROMANICO PISANO O BAROCCO ITALIANO.

    MI RIMANE DIFFICILE CAPIRE LA MANCANZA DI LOGICA E DI OBIETTIVITA’ STORICA DI CHI CERCA DI ALLONTANARE LE RADICI DELL’ISOLA DALL’ITALIA. TROVO ASSURDO CHE CERTI CORSI CONTESTINO LA PRESENZA FRANCESE SENZA OPPORRE ALLA CULTURA DI QUESTI ULTIMI LA BEN PIU RICCA E ANTICA CULTURA ITALIANA CHE APPARTIENE ANCHE A LORO

    FORSE LA PASSIONE E LA CURIOSITA’ LEGITTIMA DI CONOSCERE E STUDIARE LA PROPRIA STORIA NON E’ TRASMESSA AI GIOVANI.

    PECCATO, IN FONDO MI DISPIACE PER LORO. 

  • Di (---.---.---.20) 27 giugno 2014 23:29

    Ci sono state delle dominanze italiane e non solo grazie a Dio in Italia che io sappia a Napoli con i Borboni parlata napoletana molto francese e in Sardegna parlate il Catalano e giù in Tabarchia il Tarbachino Africano Senegalese misto al Genovese una lingua a parte e mangiate il cuss cuss di Tabarchia...no signori miei non è Africa o America è Sardegna sud quindi Italia e non per questo i Senegalesi possono rivendicare Carlo Forte come loro o altro. Ma state scherzando? 

    In Sardegna perché in Barbagia i romani non sono arrivati? Perché non si parla l’italiano?
    La cosa è molto semplice e prende radici con e assieme agli irredentisti italiani cioè quei Corsi nazionalisti che preferivano stare con l’italia che con la Francia "assassina" e che si trovavano lungo le coste specie al nord si conoscono questi personaggi esistono ancora e anche i figli son come loro ma non tutta la Corsica per esempio dalla costa passate verso il centro nel Taravo e parlate il bastiaccio difficile capirsi oppure a Bonifaccio ancora diverso ad esempio il castagnetto a Bastia diranno u castagnettu e nel Taravo a Palneca u puddonu penso che nel Taravo "la vostra Barbagia" con Orgosolo o Fonni quindi Palneca o Tasso gli italiani con la loro dominanza toscana abbiano fatto pochi punti perciò bisogna dire sempre secondo un mio umile parere che la Corsica sarà sempre salva anche se Bastia la francese parlante Toscano perde la lingua resterà il Corso parlato nel Taravo perché in efetti come fisicamente la Corsica è divisa al nord dal fiume Tavignano e dall’afluente Liamone e al sud dal fiume Taravo per me e tanti come me la pensano saremo sempre uniti dalle diversità e quindi...
    Evviva u fronti e la lingua non si perderà.
  • Di thetall82 (---.---.---.85) 5 maggio 2015 00:11

    Da circa un mese è online un portale creato da còrsi e italiani per fornire costantemente notizie di attualità, approfondimento e sport dalla Corsica, in lingua italiana. Si chiama Corsica Oggi, lo trovate all’indirizzo http://www.corsicaoggi.com e su Facebook.

  • Di Giovannicarlo (---.---.---.193) 28 febbraio 2016 22:04

    Nelle discussioni relative alla lingua corsa , sulle sue origini, etc etc si trascura l elemento fondamentale e cioe’ la natura etnica del popolamento ed il numero delle comunita che intorno all anno 1000 sotto l organizzazione della Repubblica di Pisa vennero inviate nell isola per sfruttarne il territorio e organizzare un economia agricola . Migliaia di persone emigrarono dalla penisola creando villaggi e uliveti e vigne. Contemporaneamente la popolazione vecchia residente, di attivita’ principalmente pastorale , abitante delle zone interne dove era stata costretta a rifugiarsi per le continue scorrerie dai Longobardi agli arabi fu logicamente in contatto con i nuovi ( si fa per dire) arrivati. Questi importarono il loro parlare che dato il numero si mischio’ con quello dei residenti che logicamente venne infine completamente sostituito. In tutti i paesi del mondo e’ stato sempre cosi che la lingua di tutti divenisse quella dei piu numerosi , e cioe’ di coloro che Pisa invio’ nell isola

  • Di Romanuslatino RINASCIMENTO (---.---.---.49) 8 luglio 2017 16:13

    Fratello nostro, i patrioti corsi considerano e consideravano il periodo aureo della comunità CORSA, l’unione.dell’isola con la Repubblica Marinara di PISA. D’altronde il padre della Patria CORSA si esprimeva così a proposito dei fratelli ITALIANI.......« Siamo Corsi per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni... E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio... Come Corsi non vogliamo essere né servi e né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani... O non saremo nulla... O vinceremo con l’onore o moriremo con le armi in mano... La nostra guerra di liberazione è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio, e qui, nei nostri monti, spunterà per l’Italia il sole della libertà. » (Pasquale Paoli a Napoli nel 1750[1])

  • Di Massimiliano (---.---.---.123) 5 maggio 2018 12:24

    Sono appassionato di storia e, nel tempo, mi sono sempre più incuriosito del popolo corso. Cominciai, tempo fa, a cercare di ascoltare brani in lingua corsa ed interviste varie su youtube. Ebbi la gioia e la conferma che, da quei volti corsi, parlando la loro lingua, si avvertiva una palese vicinanza alle mie radici e definisco i Corsi come nostri fratelli di una stessa cultura italica. Ci tengo a ribadire il concetto ITALICO e non italiano, perchè chi ama veramente la nostra Patria, in senso storico, prima di essere Italiano, è soprattutto un Italico. La nazione "italica" è la più antica d’Europa e scioccamente (per non dire volutamente) la confondono col concetto statuale. Del resto, la formazione unitaria dell’Italia "moderna" nasce da infelici concause che danneggiarono il nostro spirito italico; se la Penisola e la Germania giunsero come ultime, a quel deleterio processo storico che ebbe inizio dalla "concezione westfaliana" (1648) dell’Europa, è perchè sia la Penisola che la Germania, un tempo suddivise in piccoli stati e/o Regioni o Länder germanici, erano semplicemente ciò che restava del concetto antiglobalista dell’antico Sacro Romano Impero, dove le realtà regionali, provinciali, comunali ed insulari venivano rispettate. Nel nostro caso, "les Italiens" venivano definiti, all’estero, tutti gli Italici, indipendentemente dalla loro provenienza, se da Napoli o dal Ducato di Parma e Piacenza, poco importava....erano Les Italiens. Pertanto, tornando con sentimento e vicinanza alle ragioni del popolo corso, concordo, con molti altri, al vivo consiglio di corroborare la lingua corsa con lo studio della lingua italiana. La stessa madre di Napoleone Buonaparte, Maria Laetitia Ramolino, si guardò bene dall’accettare l’invito del nuovo Governo francese di tornare in Francia dopo la morte del figlio e, come donna dal forte senso italico, trascorse gli ultimi 15 anni della propria vita a Roma, morendovi nel 1836. Lo stesso Imperatore che, in molti passaggi del più importante memoriale della sua prigionia all’isola di Sant’Elena, redatto dal fedele Generale de Montholon (guardatevi bene da quello più noto di Las Casas, furbo approfittatore in cerca di notorietà), spesso asserisce il suo essere "italico" e lo stesso autore del memoriale, seppur francese, con onestà intellettuale, ebbe modo di riportare le parole di Napoleone nella sua opera, successivamente pubblicata intorno aa 1840. Termino qui dicendo a tutti i Corsi che non possono ritrovare e rinforzare le proprie radici se non accostandosi sentimentalmente e intellettivamente agli altri fratelli Italici, così come dico ai molti della Penisola, che la splendida Corsica è parte della nostra Patria italica, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, liberi di professare la propria indipendenza regionale, ma accomunati da uno stesso cuore e dalle stesse antiche radici.

    Un abbraccio a tutti i Corsi, nostri fratelli.

    Massimiliano

    [email protected]

  • Di Ghjuvan’Battistu (---.---.---.241) 11 agosto 2018 23:37

    Bonghjornu à vò tutti,

    Mi scusareti ma ùn u parlu micca u talianu... Benché u capiscu abbastanza bè. Sogu in ricerca ugni siconda di parolli in corsi, postu chì u me Babbu hè Corsu (di Livia in Alta-Rocca) e chì aghju prisu a dicisioni d’amparàlu à i me dui fiddoli (5 anni e 19 mesa). Aghju vulsutu amparà u corsu 6 anni fà, chì u me Babbu u parlaia ma ùn ci avia mai amparatu. Sogu d’accunsentu ancù massimiliano chì parla di "nazione italica". Dinò, Sogu d’accunsentu quandi vò ditti chì u talianu aiutaria meddu di truvà a parolla fina fina piutostu cà inventàla da a noscia lingua materna "u francesu". Sapeti chì, vogu à buscà parolli ch’ùn si trovani micca in Corsu, in dizziunariu Sardu! Dinò, suventi quand’éiu cerc’una parolla corsa d’annanta à l’internet, una ch’idda vení d’un libru par un dittu, à quandi un sitiu sicilianu, à quandi rumanciu o Sardu mi ni ritrovu... Vali à dì chì sò lingui surredi/cucini. T’aveti a raghjoni di dì chì ci voli a spalancà u so sguardu à l’antri rughjona al intornu pà mintena a lingua corsa viva e usata da i corsi ma dinò, da quiddi chì a volini parlà. À ringraziavvi pà sta paghjina chì quantunqua intaressa l’aienti. Sitiu pà aiutàvi ’llu me parlatu : http://mobile.adecec.net/infcor.php

    Un salutu

    [email protected]

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