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La disoccupazione giovanile si combatte con l’imprenditoria esponenziale

Superata la soglia del 30% di giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni di età, è un record dopo l’altro quello battuto dalla disoccupazione giovanile. È questo un imperdonabile spreco di ricchezza futura, giacché la popolazione giovanile è un grande serbatoio di talenti innovativi (nell’ordine dell’80% sotto i trent’anni d’età). Tra costoro, tanti i potenziali imprenditori le cui avventure nel mondo dell’innovazione sono precluse dalla carenza di quel propellente che è il capitale di rischio. Eppure ci sarebbe lo spazio per far volare nel cielo della creazione d’impresa gli “angeli degli affari”, quegli individui che tanto contribuiscono con le loro risorse intellettuali e monetarie al decollo delle start-up e che tanto scarseggiano nel nostro paese. Basti pensare che le famiglie italiane in cui rientrano gli individui in questione svettano nel mondo per la ricchezza detenuta. Copriamo l’1% della popolazione e rappresentiamo il 3% del PIL mondiale, ma la quota della ricchezza familiare è ben superiore, pari al 5,7%. 350 mila euro di ricchezza in media per nucleo familiare, ma pochi angeli disposti a destinarne una seppur minima quota ai giovani imprenditori innovativi. Per giunta, col 10% delle famiglie che possiedono il 45% della ricchezza totale, il gruppo degli investitori individuali potrebbe essere particolarmente folto. Non è così.

Se le nostre famiglie sono poco indebitate, il paese è in debito d’imprenditorialità innovativa. Si compra la casa alla prole, non si investe, però, nel figlio disposto a correre il rischio di una nuova idea e a farla accadere. Ai giovani aspiranti imprenditori dell’innovazione, famiglie e business angel voltano le spalle. Ma non nella vicina Francia in cui tante sono le agevolazioni fiscali per gli investitori in capitali di rischio, fino a poter tagliare del 75% le imposte sul patrimonio investendo in start-up un importo equivalente. Disegnando una tassazione che premia l’imprenditorialità, la semina di capitali di rischio, oggi dieci volte meno abbondante che in Francia, produrrebbe l’humus per far sbocciare fresche e innovative risorse imprenditoriali che all’Italia non fanno difetto.

Premiare l’imprenditorialità vuol anche dire dar voce ai tanti giovani fondatori di imprese, i quali, anziché navigare nel Mar dei Sargassi del precariato, si candidano a sviluppare nel paese un’imprenditoria ad alto potenziale di crescita facendo surf sulle onde dell’innovazione. Ciò che si propone STARTUP ASSOCIATE, l’appena costituita Associazione italiana delle startup innovative.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.204) 10 marzo 2011 12:37
    Damiano Mazzotti

    Sono pienamente d’accordo... E la stessa cosa vale per le Universit: circa il 75 percento delle scoperte scientifiche è fatta da giovani dai 20 ai 35 anni.

    Io possono segnalare questa grande società di ventural capital:

    www.italianangels.it

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 10 marzo 2011 14:15
    fernanda cataldo

    personalmente il Salento è la regione che conosco meglio di altre, e lì c’è molta disoccupazione giovanile. ci si accorge anche che in una miiriade di paesini di qualche migliaio di abitanti c’è davvero lo stretto necessario e la gente è costretta a spostarsi per ogni genere di necessità primaria, che so anche per comprarsi un paio di scarpe. a proposito di scarpe ultimamente ho scoperto un calzolaio venticinquenne (lo avrei baciato per la sua audacia lavorativa). sono d’accordo con te, è proprio questo che viene a mancare in certe zone d’Italia, la volontà politica e quella "famigliare" a favore della piccola imprenditoria, per il Salento per esempio che è una zona agricola molto agevolata dalla natura potrebbero nascere delle coperative di giovani, idem nell’artigianato piuttosto che lasciarlo in mano a società anonime che ti sfruttano chissà quale popolazione non bene identificata. è una terra ricchissima di prospettive e di tradizione creativa e dove non ci sarebbe nemmeno bisogno di manipolare "l’ambiente" per creare uno sviluppo lavorativo per i giovani, se solo lo si volesse. cosa faremo quando non ci saranno più gli idraulici, i falegnami, elettricisti, etc?

    ferni

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