Cosi ha tentato di difendersi la ministra renziana.
Ora è necessario che alle parole si passi all’analisi dei fatti, o meglio delle regole che si vogliono introdurre. Prima però occorre chiarire un concetto base. Cosa si intende per democrazia e oligarchia, per democrazia liberale e cosa per il suo contrario. Cosa si intende per rappresentatività e partecipazione e cosa per governabilità. Copiosi sono stati negli anni i trattati e i volumi nei quali studiosi politologi hanno dettagliato e sottolineato sia la struttura dello Stato sia cosa sottintende un disegno istituzionale.
E’ indubbio e nessuno può negarlo, che una “contro-rivoluzione” o meglio una “contro-riforma” è in atto da qualche decennio, preceduta da una campagna mistificatoria massmediatica a partire dalla sconfitta di mani pulite e dell’ascesa del populismo berlusconiano, adesso concretizzatosi con la declinazione renziana.
Che questa contro-riforma sia illiberale (nel senso che arretra e va contro i principi più moderni della democrazia partecipata e liberale ) è nei fatti . Basta leggere i trattati dei maggiori politologi liberali e borghesi del secolo precedente, ma anche moderni. Quindi illiberale non nel senso o non solo nel senso morale del termine, ingiuroso o offensivo, ma nel senso politico e storico.
E la difesa debole e istintiva della ministra lo conferma. Ai fatti e alle argomentazioni dell’accusa si contrappone solo una affermazione di principio, di difesa d’ufficio, senza nessuna struttura argomentativa. L’affermazione che l’argomentazione dell’accusa è “una bugia” non è un argomento o una controdeduzione, ma è solo una affermazione di principio . Io affermo che la tua verità è una bugia e non porto nessun argomentazione a sostegno di ciò. Così è punto e basta. Come quando in mancanza di argomenti si afferma che l’accusa è risibile e non merita di essere contraddetta.
E’ una bugia che sostituendo un Senato elettivo a rappresentatività diretta con uno a rappresentatività “indiretta” per nomina diminuisce il potere di scelta e di volontà dei cittadini? E’ forse una allucinazione che se le regole per l’elezione assegnano un premio del 51% dei seggi a quella parte politica che raggiunge il 37% dei consensi diminuisce il potere rappresentativo (e, nel caso di ballottaggio quella maggioranza potrà essere raggiunta da qualunque formazione politica arrivata seconda, anche quella che nel primo turno abbia preso solo il 15 o il 20 o il 25% dei votanti, che è cosa diversa dai consensi)? E’ una bugia che l'assenza di vincolo di mandato sia applicabile solo nei confronti dei cittadini elettori e non nei confronti del partito nominatore, con una conseguente sottrazione di autonomia dei rappresentanti del popolo e quindi di libertà di giudizio nei confronti del potere?
Sarebbe stato più argomentativo, anche se non condivisibile, se la ministra avesse affermato che da una democrazia liberale e rappresentativa si vuol passare ad un sistema maggioritario o, meglio, ad una oligarchia, che più che garantire la rappresentatività del popolo, garantisce la governabilità e che il principio non sia più quello del popolo sovrano ma che si governa in nome del popolo.
Cioè che da una democrazia liberale ci si sta ormai incamminando verso una democrazia autoritaria.
Questo saranno gli storici a giudicare e a storicizzarlo, per adesso ci limitiamo solo a vederne i segni premonitori, naturalmente per chi ha occhi per vedere senza occhiali di sorta.