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Istria e Dalmazia: quello che gli Italiani NON sanno (o fingono di non sapere)

A distanza di quasi ottant’anni, la questione relativa a Istria e Dalmazia sembra essere ancora aperta e non è raro udire nostalgici che, con vigore, reclamino con le parole, ambo i territori, considerati -da questi ultimi- territori italiani. Peccato che i “patrioti” in questione abbiano saltato qualche passaggio. 

Da un punto di vista squisitamente geografico, è infatti possibile captare -attraverso una semplice cartina geografica, come quella che segue- che l’Istria e la Dalmazia sono territori geograficamente collocati sulla costa slava; pertanto, già da un punto di vista morfologico, si pone il problema della legittimità delle pretese italiane sull’area in questione. 

Dal punto di vista storico, già dal Cinquecento, i Croati erano il gruppo etnico preponderante della Dalmazia, mentre in Istria convivevano -in egual misura- gruppi etnici diversi ma quasi tutti di ceppo slavo o balcanico. Soltanto qualche secolo dopo, la presenza italiana divenne significativa, alimentata dal dominio napoleonico, sebbene rappresentò sempre una minoranza. 

Le evoluzioni geopolitiche diverranno ragguardevoli a partire dalla Prima Guerra Mondiale: fino al secolo precedente, Serbi e Croati erano i principali gruppi etnici dei territori, ma la situazione venne a mutare con lo scoppio della guerra. Con il Patto di Londra, l’Italia avrebbe dovuto annettersi, immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, il territorio dalmata, cosa che non avvenne proprio a causa del fatto che esso contava una massiccia presenza di Serbi, Croati e Sloveni, facendo dunque prediligere l’assegnazione in base ad un principio di nazionalità; il territorio fu alla fine ancorato al Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Soltanto la città di Zara e l’Isola di Lagosta, a maggioranza italiana, spettarono all’Italia - da qui il concetto di “vittoria mutilata”.

Il Movimento Irredentista che ebbe diffusione in Italia sosteneva invece che il Governo Austro-Ungarico incoraggiò l’immigrazione slava a danno di quella italiana, ipotesi in realtà facilmente confutabile se si considera il fatto che, fin da epoche medievali, sia l’Istria che la Dalmazia erano regioni a maggioranza slava. 

La Seconda Guerra Mondiale rappresentò, per il Governo Italiano Fascista, il momento giusto per incoraggiare movimenti irredentisti e patriottici e di conseguenza “rivendicare” i territori -a sua detta- perduti, alimentando la propaganda della “vittoria mutilata”. Da qui la massiccia invasione, da parte delle truppe fasciste, dei territori slavi, che furono annessi al Regno d’Italia e in cui furono addirittura implementati, da parte del Governo Italiano, campi di concentramento destinati alla popolazione del luogo in seguito ai rastrellamenti di massa. Seguirono importanti flussi migratori da parte di Italiani che raggiunsero i territori occupati, fenomeno agevolato dal regime fascista italiano ai fini di legittimare le proprie pretese.

Fu intanto implementato, nella Jugoslavia, il regime "Ustascia", un regime-fantoccio di stampo fascista controllato dallo Stato Italiano. Ben presto fu organizzata la resistenza anti-fascista guidata da Tito che riuscì, senza l'aiuto degli Alleati, a respingere le truppe occupanti e a liberare i territori dai nazi-fascisti, seppur non senza ricorrere a metodi altrettanto bruti, così come ogni controparte coinvolta in una guerra.

Dopo la guerra fu costituita la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, a cui legittimamente spettarono i territori di Fiume, Istria e Dalmazia, ma, a distanza di quasi otto decenni, il “vizio” irredentista tutto italiano non è stato ancora perso: sebbene la Storia e la Geografia parlino chiaro, i “patrioti” -termine ormai quasi del tutto privo di significato, specie in un contesto come l’Italia, se si considerano gli effetti e le conseguenze dell’ “import” statunitense, nonché dell’europeismo- ancora oggi affermano che l’Italia abbia “perduto” i propri territori.

In conclusione, se è vero che il vero sovrano è il popolo, almeno dal punto di vista del Diritto Internazionale, un territorio è di chi lo abita, allora l’Istria e la Dalmazia ne sono a tutti gli effetti un chiaro esempio.

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