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L’eredità sovietica: la (stretta) relazione tra Russia e Georgia

La storia della Georgia è da sempre stata (e continua ad essere) intrecciata con quella della Russia per ovvie ragioni: dal 1922 al 1991, la Georgia, proprio come la Russia, ha fatto parte dell’Unione Sovietica, e, prima ancora, aveva fatto parte dell’Impero Russo, assumendo addirittura, in questo ultimo periodo, tutti i connotati di un vero e proprio Paese “russificato”. 

Mikheil Saak'ashvili e George W. Bush a Tbilisi nel 2005

Tuttavia, dopo la dissoluzione dell’Impero, la Georgia ha provato a guadagnarsi l’indipendenza, prendendo parte alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, che comprendeva altresì Armenia e Azerbaijan. 

Con la nascita dell’Unione Sovietica, la Georgia è stata definitivamente inglobata nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, sebbene, parallelamente all’URSS, fosse -almeno formalmente- ancora in vigore la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, che univa i tre principali Paesi del Caucaso, ufficialmente scioltasi nel 1936. 

Sebbene Russia e Georgia siano due Paesi completamente differenti, cultura, politica e società sono tre aspetti strettamente interconnessi.

In particolar modo, l’aspetto politico è quello che mantiene saldo e vivo -più di tutti- il legame tra Georgia e Federazione Russa.

Durante l’era sovietica, numerose furono le personalità politiche di origine georgiana che scalarono presto la vetta, arrivando ad esercitare notevole influenza politica in tutta l’URSS. 

Diviene, infatti, assolutamente indispensabile sottolineare che, per un periodo durato quasi trent’anni, l’Unione Sovietica fu governata proprio da un Georgiano: Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin, una delle figure -sovietiche e non- più significativi della Storia.

Stalin, che governò l’URSS dal 1922 al 1953, è stato uno dei personaggi più influenti di tutta la Storia Contemporanea e, molto probabilmente, di tutta la Storia (della Russia e non). Di etnia georgiana, più precisamente originario di Gori, capoluogo della regione di Shida Kartli, raggiunse abilmente i vertici sovietici, insediandosi presto al Cremlino di Mosca.

Durante la Rivoluzione d’Ottobre, Stalin ricoprì una serie di rilevanti incarichi politici e anche di comando dei rivoluzionari, esperienze che gli permisero di ottenere una certa visibilità all’interno del partito. 

Non solo Stalin: Lavrentij Berija, Sergo Ordzhonikidze, Aleksandr Egnatshvili, sono solo alcuni dei nomi di personalità georgiane che hanno ricoperto ruoli di rilievo durante il periodo sovietico.

Nonostante le personalità in questione abbiano direttamente a che fare con la figura di Stalin, georgiano, che avrebbe potuto avere una preferenza verso i suoi connazionali, la loro presenza al fianco di Stalin non fu casuale, e nemmeno lo stesso Stalin si ritrovò in Russia a ricoprire il ruolo di Leader per caso: la “Rivoluzione Rossa” aveva coinvolto in modo diretto tutti gli Stati che sarebbero poi entrati a far parte dell’URSS, pur non avendo un background culturale necessariamente russo, quindi anche la Georgia. Numerosissimi furono di conseguenza i Georgiani che fecero ingresso nel Partito Bolscevico e che arrivarono così a ricoprire cariche influenti ancor prima dell’ascesa di Stalin, che ne è tra l’altro diretto esempio, all’interno dell’Unione Sovietica, che vedeva la propria Capitale a Mosca.

Con l’avvento e la formazione dell’Unione Sovietica, la Georgia, già -come opportuno ricordare- parte dell’Impero Russo, diverrà parte ancora più integrante di quella che è la “comunità sovietica”, anche grazie al fatto che il secondo Leader sovietico -Stalin- fosse, come si è già detto, georgiano, fatto che “riduceva ancor più la distanza” tra i due Paesi: Russia e Georgia (senza sottovalutare il fatto che i due Paesi condividono un confine comune).

Mosca, peraltro, non è solo la capitale della Russia, ma è stata anche la capitale di tutta l’URSS -e, di conseguenza, ironia della sorte, almeno in un certo senso, anche della Georgia! Tale fenomeno ha profondamente influenzato la cultura dei Paesi sovietici, almeno da un punto di vista etnico e sociale, “non russificati”, orientando i medesimi ad una cultura più uniforme a quella russa. 

Ed è proprio la nascita dell’URSS che ha fatto sì che le relazioni tra Russia e Georgia divenissero sempre più strette e formali, e che i due popoli fossero avvicinati anche culturalmente: ancora oggi, la Georgia, risente di numerose influenze culturali russe specie in ambito filosofico, poetico e letterario.

Per concludere in modo asciutto il discorso, quindi, si ha che, nel corso dei secoli, la Georgia ha mantenuto -in modo costante e assiduo- saldi soltanto i rapporti con la Russia, nonché con tutti i Paesi (ora ex) sovietici, avvicinandosi solo di recente ad una diplomazia “più globalizzata e multilaterale”, seppur con i dovuti limiti. 

Negli ultimi tempi, tale evidenza storica viene però puntualmente messa in discussione dalle più fantasiose e propagandistiche correnti, a partire (guardacaso) proprio dai discussi -nonché discutibili- movimenti pro-UE e pro-USA, in cui la NATO, punto di interesse fra le due realtà (europea e statunitense) fa da “collante”. 

I rapporti UE-Georgia sono divenuti più diretti soltanto negli ultimi decenni, quando gli Stati Uniti, ritrovatisi di fronte ad una personalità forte e risoluta come quella dell'attuale Presidente della Federazione Russa, hanno cominciato a preoccuparsi per il proprio ruolo internazionale sempre più decadente, ricorrendo quindi alla UE come “sentiero” per il graduale “passaggio”, tentando -con le più fantasiose “allerte”- di inimicare Russia e Georgia attraverso una becera ed assidua attività di propaganda contro la prima, inculcando la falsa credenza che l’adesione alla UE, ma in primis alla NATO, sia “l’antidoto a tutte le minacce globali”. 

In altri termini, non altro che un’escamotage per rimpinguare i subdoli interessi strategico-militari degli Stati Uniti. 

Non a caso, il Governo georgiano ha prontamente (e fortunatamente) adottato misure volte a contenere le influenze straniere sulle proprie decisioni, evitando di “cadere in una trappola” da cui l’evasione sarebbe stata -posteriormente- non poco complessa.

In altre parole, un sistema-trappola in cui la sovranità, nonché la capacità decisionale del Paese, sarebbe stata non solo altamente compromessa, ma che sarebbe stata anzi largamente strumentalizzata da UE e -in primis- USA contro la Federazione Russa. Una saggia decisione -quella adottata dal Governo georgiano- che tutela gli interessi del proprio Stato ma anche della propria popolazione, decisione che però ha infastidito, in modo evidente, sia la stessa Unione Europea che gli Stati Uniti, a cui ora manca il pretesto per poter influenzare a proprio vantaggio il Paese caucasico.

Foto Di White House photo by Eric Draper/ Wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.53) 13 settembre 16:49

    Il punto è che in Georgia (vedi Moldavia piuttosto che Mongolia ecc.. ) si sta ritentando ciò che gli USA/UE hanno costruito in chiave antirussa in Ucraina, facendo leva sul nazionalismo di una classe politica abbagliata da promesse irrealizzabili. Nella ipotetica speranza di indebolimento di Putin e conseguente disgregazione della federazione russa.

    Il motore che spinge a questa cinica strategia ( tanto a morire non sono loro) è tutto racchiuso in quella classe conservatrice americana che non accetta un ruolo geopolitico ridimensionato nello scacchiere mondiale. Ogni giorno la NATO alza l’asticella della provocazione. Ormai siamo ad un passo dal superamento di quella linea rossa che può innescare un conflitto nucleare devastante per l’intera umanità. Il punto è che da Dick Cheney a tutti i conservatori targati democratici che ora sostengono la Harris, c’è la convinzione che Putin bleffi e che, nella peggiore delle ipotesi, un eventuale conflitto nucleare sarebbe circoscritto alla sola Europa ( e qui stendo un velo pietoso). In sostanza siamo tutti appesi ad una scommessa demenziale. Lavrov ha chiarito che questa è una ipotesi che non sta in piedi. Se, e questo potrebbe accadere in qualsiasi momento, venisse varcata una delle linee rosse che sono tracciate nei protocolli di sicurezza nucleare (e ci siamo già andati molto vicino con i missili sui radar di allarme precoce) , anche gli USA sarebbero colpiti e non solo le loro basi in Europa. 

    Speriamo che il Governo georgiano resista.

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