Il punto è che in Georgia (vedi Moldavia piuttosto che Mongolia ecc.. ) si sta ritentando ciò che gli USA/UE hanno costruito in chiave antirussa in Ucraina, facendo leva sul nazionalismo di una classe politica abbagliata da promesse irrealizzabili. Nella ipotetica speranza di indebolimento di Putin e conseguente disgregazione della federazione russa.
Il motore che spinge a questa cinica strategia ( tanto a morire non sono loro) è tutto racchiuso in quella classe conservatrice americana che non accetta un ruolo geopolitico ridimensionato nello scacchiere mondiale. Ogni giorno la NATO alza l’asticella della provocazione. Ormai siamo ad un passo dal superamento di quella linea rossa che può innescare un conflitto nucleare devastante per l’intera umanità. Il punto è che da Dick Cheney a tutti i conservatori targati democratici che ora sostengono la Harris, c’è la convinzione che Putin bleffi e che, nella peggiore delle ipotesi, un eventuale conflitto nucleare sarebbe circoscritto alla sola Europa ( e qui stendo un velo pietoso). In sostanza siamo tutti appesi ad una scommessa demenziale. Lavrov ha chiarito che questa è una ipotesi che non sta in piedi. Se, e questo potrebbe accadere in qualsiasi momento, venisse varcata una delle linee rosse che sono tracciate nei protocolli di sicurezza nucleare (e ci siamo già andati molto vicino con i missili sui radar di allarme precoce) , anche gli USA sarebbero colpiti e non solo le loro basi in Europa.
Speriamo che il Governo georgiano resista.