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Marcia Globare per Gaza tra difficoltà, impedimenti e qualche pestaggio

Procede tra mille difficoltà, continui impedimenti e qualche pestaggio la Marcia Globale per Gaza. Intervista al Cairo con Claudio Tamagnini, detto Abu Sara.

di Laura Tussi su FARO DI ROMA

La Marcia Globale per Gaza, con delegazioni di oltre 50 paesi, doveva partire dall’Egitto in direzione della Striscia sottoposta all’assedio israeliano e a bombardamenti e incursioni che da un anno e mezzo la stanno massacrando. Lo scopo dei partecipanti è quello, spiega in questa intervista Claudio Tamagnini, conosciuto in Palestina come Abu Sara, di “mostrare coi propri corpi la solidarietà verso il popolo palestinese e contribuire pacificamente a rompere l’assedio.
Ispirati da loro, invitiamo tutti a partecipare con noi dalla propria località. Si può “marciare” su Gaza da ogni luogo.

“Percorreremo – spiega Abu Sara – chilometri ogni giorno, ciascuno quando potrà, secondo le possibilità individuali, ma avremo sempre a mente la realtà di Gaza e della Cisgiordania.
Le distanze, piccole o grandi, percorse da tutti noi, da soli o in compagnia, si sommeranno giornalmente e il nostro movimento solidale globale crescerà.
Con queste camminate consapevoli vogliamo stimolare una presa di coscienza e partecipazione attiva al dibattito attraverso i vostri commenti. Quando vorrete potrete offrire le vostre riflessioni oltre ai vostri chilometri.
Basterà caricare le distanze percorse compilando il modulo sottostante. Non servono strumenti sofisticati, basta la fiducia”.

Ma, gli abbiamo chiesto, come sta procedendo l’iniziativa? “Il 12 – racconta l’attivista italo-palestinese – è stata una giornata convulsa. Il governo egiziano aveva paura di trovarsi davanti degli agitatori e così ha cominciato a fermare in aeroporto. Poi hanno smesso e tanti siamo passati tranquillamente.
Il giorno dopo abbiamo comunicazioni nelle chat: prepariamoci a partire a mezzogiorno.


Si tratta di andare a Ismailia presso uno youth hostel. Ma dobbiamo andare alla spicciolata, se no ci fermano. Ma non facevamo cose concordate con il governo? Come nasce questa iniziativa? Insomma il gruppo italiano viene fermato dai coordinatori. Non andiamo o perlomeno aspettiamo di vedere cosa succederà. È il giorno in cui ci muoviamo con circospezione, cambiare gli hotel, trovarsi in posti anonimi come un centro commerciale, aspettiamo notizie. Poi arrivano: ‘ci hanno bloccato’. ‘L’esercito chiude gli accessi alla zona’. ‘Siamo in tanti, venite’. Però esitiamo, magari andremo più tardi, oppure domani.

Poi – racconta Claudio Abu Sara – arrivano notizie dei pestaggi, non da parte dell’esercito, addirittura sono le bande di teppisti assoldati da loro.
Meno male che non siamo andati. Ma qualcuno dei coordinatori è là. Sapremo poi che hanno sequestrato telefoni per un tempo sufficiente a prelevare tutti i dati sui partecipanti alla marcia.
Infatti un paio di giorni dopo pare che ricominciano a cercare la gente negli hotel, però solo quelli che erano a Ismailia. Allora è vero che non c’era contatto con le autorità per trovarsi a Ismailia, non si poteva aspettare un accordo?”

Gli domadiamo: cosa accade alla colonna Sumud dalla Tunisia? “Bloccati – risponde – da Haftar e le sue milizie. Israele da ordini e tutti obbediscono, anzi ieri ci sono stati pestaggi anche lì. A parole il governo egiziano sostiene Gaza, ma poi obbedisce agli ordini di Netanyahu. Anche nascosto nei suoi bunker dà ordini per restare a galla”.

“Noi – ha confidato lattivista e nostro amico Claudio – riceviamo un’altra proposta: un bus per andare a Rafah, autorizzato, con solo italiani e polacchi, che non siamo andati a Ismailia. La trattativa è in corso. Ma perché una cosa ridotta e non a nome della intera marcia? O è solo un modo di avere di nuovo i documenti di un buon numero di attivisti?
Infatti pare che non arriverà nessuna autorizzazione.
Insomma arrivano informazioni limitate e purtroppo un po’ confuse. Oggi si invitano gruppetti ad andare alle proprie ambasciate a chiedere di fare pressioni. Ma poi gli avvocati egiziani dicono di assolutamente mandare un solo delegato.
Qualcuno ci dice di lasciare il centro città. Ma io sono qui e vedo tutto tranquillo.
Sarà la tranquillità con cui scorre il Nilo che lascia tranquillità nel centro. La città è caldissima, ma molto verde, non ci sono felafel in giro, la gente sembra in attività, ma senza esagerare, è una città da 25 milioni di abitanti. Beviamo succo di mango, denso e dolce. Aspettiamo…”.

Laura Tussi

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