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Isernia, pax criminale per il traffico di droga

Per la prima volta viene contestata l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico in provincia di Isernia. Finiscono in manette quindici persone, di cui cinque donne, tutte residenti tra Isernia e Avezzano. L’inchiesta coordinata dalla Dda di Campobasso è durata due anni. Stimato un giro di affari di un milione di euro l’anno. Oltre cinquanta mila i contatti telefonici rilevati dagli investigatori durante le indagini sugli appartenenti a tre famiglie della comunità rom.

Ha un primato l'operazione "Impero" coordinata dalla Direzione antimafia di Campobasso e portata a termine all'alba di ieri dalla Squadra mobile di Isernia. E' la prima volta che viene contestata l'associazione a delinquere in materia di sostanze stupefacenti. Quindici i provvedimenti di custodia cautelare in carcere firmati dal Gip di Campobasso su richiesta della Procura.

Durante le indagini, condotte attraverso intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, sono emersi i ruoli di tre organizzazioni autonome, federate ed organizzate sul territorio tra il Molise e l'Abruzzo riconducibili a tre famiglie rom stanziali di Isernia e Avezzano. Le tre organizzazioni, secondo gli inquirenti, avevano stretto un patto criminale per spartirsi le piazze di spaccio, organizzare l'arrivo dello stupefacente dalla Campania, smistarlo e confezionarlo. Due persone, in particolare, avrebbero svolto un ruolo chiave assicurando una sorta di pace sul territorio e, in questo modo, moltiplicando la forza di ciascuna, gli introiti illegali e il monopolio del traffico di kobret-eroina e crack-cocaina nella provincia di Isernia e nella Marsica. Un patto di non belligeranza, rafforzato dal vincolo etnico, che aveva in Isernia la base operativa, localizzata nel quartiere San Lazzaro.

Un ruolo di primo piano sarebbe stato svolto dalle donne, madre e mogli. Sono cinque quelle finite in carcere che si sarebbero preoccupate di gestire il denaro e, in alcuni casi, si sarebbero sostituite agli uomini nei contatti con gli acquirenti.

Emergerebbe, inoltre, dalle indagini, l'elemento tipico dell'associazione a delinquere: la presenza di capi che non prendono decisioni unilaterali ma le concordano all'interno del nucleo familiare e le sottopongono all'approvazione degli altri capi famiglia nell'ambito di un programma criminale, tuttavia, indeterminato.

Secondo gli investigatori una delle famiglie, con interessi tra Isernia e Avezzano, si sarebbe trovata ad un certo punto impreparata a gestire la forte richiesta di mercato. Da qui la necessità di coinvolgere altri soggetti e stabilire con ciascuno dei capi un accordo di spartizione del traffico di droga. 

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Conferenza stampa
Da sin. il questore Torre, il capo della Dda D’Alterio e il dirigente della Squadra mobile Di Lalla

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