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Iran, atomico civile o militare?

Tutti i giornali hanno riportato la breve notizia che gli ispettori dell’AIEA sono stati bloccati davanti ai cancelli del sito militare iraniano di Parchin, sospettato di nascondere materiali e procedure di sviluppo del programma atomico indirizzate verso l’uso militare dell’energia nucleare. 

Il comunicato dell’Agenzia Atomica conferma il ritorno degli ispettori a mani vuote dopo che, sia durante la missione di fine gennaio che in quella di questi ultimi giorni, la richiesta di ingresso a Parchin era stata rifiutata dalle autorità di Teheran.

La faccenda rimette in discussione la possibilità di una ripresa delle trattative fra la Repubblica Islamica e i suoi interlocutori internazionali, trattative obbligate dal momento che l’Iran, avendo sottoscritto il trattato di non proliferazione, ha preso impegni precisi su un uso strettamente civile dell’energia nucleare (come d’altra parte ha sempre sostenuto di fare, escludendo a priori qualsiasi intenzione diversa da quella “civile”) e sulla totale e collaborativa accessibilità dei suoi impianti ai controlli dell’Agenzia.

 Resta da vedere quale sarà la versione iraniana del fatto, ma è indubbio che, in mancanza di una esauriente motivazione, i falchi israeliani avrebbero un argomento in più per sostenere l’inaffidabilità dei leader islamici e l’intenzionalità ostile del programma atomico di Teheran. Quindi per sollecitare un aperto appoggio occidentale (e implicitamente degli Stati del Golfo) verso misure decisamente più drastiche delle sanzioni in corso o in via di attuazione.

Il fatto di questi giorni rimette in discussione anche le argomentazioni di chi ha già messo sul banco degli accusati lo stato ebraico per le minacce di intervento militare contro i siti atomici iraniani, sostenendo non solo la la totale mancanza di prove di un possibile sviluppo militare del programma atomico, ma anche la trasparenza del comportamento iraniano verso i controlli internazionali.

Al momento, alla effettiva mancanza di prove di un arricchimento dell’uranio fino a percentuali utili per uso militare, non si può effettivamente affiancare un comportamento del tutto cristallino delle autorità iraniane verso l’AIEA. Il che rende comprensibile la strategia di Teheran, fatta di continui ed estenuanti stop and go, se è finalizzata a prendere tempo, ma rende poco comprensibile la necessità stessa di questo prendere tempo: se l’obiettivo è un uso realmente civile dell’energia atomica a che servono questi rallentamenti e gli incomprensibili ostacoli all’attività ispettiva?

Intanto si aggrava di giorno in giorno una situazione sempre più vicina al calor bianco e ostacolare il lavoro dell’Agenzia atomica sicuramente non contribuisce ad un raffreddamento.

L’impressione di questi ultimi giorni è che tutti gli occhi si siano puntati sulla Siria dove sembra giocarsi la partita decisiva. Se l’Iran riuscirà a mantenere in sella il fidato Assad forse potrà allentare la pressione e abbassare la temperatura dello scontro in atto, ma se il governo alawita dovesse mostrare sempre più crepe e lo stato arabo si avviasse decisamente verso una iraqizzazione di fatto, la temperatura non potrà che salire di nuovo verso livelli sempre più pericolosi.

La violazione dei confini israeliani nella scorsa primavera da parte di civili palestinesi, che costarono molti morti per la sproporzionata reazione dei soldati di Gerusalemme, rappresenta la cartina di tornasole di ciò che potrebbe succedere. Soprattutto se ci si ricorda che dal territorio siriano o libanese non si arriva ai confini israeliani se i servizi di Damasco o di Hezbollah non vogliono.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.145) 24 febbraio 2012 16:31

    La base non era tra quelle in cui l’AIEA ha il diritto di entrare di conseguenza il rifiuto iraniano è assolutamente legittimo. Di più, non mi risulta sia un centro definibile nucleare, come ho letto in un sacco di articoli qui in Italia.
    Quindi non si tratta in questo caso di un incomprensibile ostacolo all’attività ispettiva ma una logica conseguenza a una richiesta che avrebbe permesso a estranei di vedere una base militare iraniana. Nessun paese al mondo permetterebbe a un organismo di controllo di ficcare il naso nella propria difesa al di fuori delle sue competenze, i primi a rifiutare sarebbero quelli che puntualmente si stracciano le vesti quando è l’Iran a dire di no.
    Del resto c’è un precedente clamoroso che riguarda proprio l’AIEA: le fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam. L’Iraq offrì assoluta collaborazione aprendo le porte anche dei palazzi di Saddam, non rifiutando nessuna ispezione. Risultato? Niente armi trovate e attacco conseguente.

    Emanuele

  • Di (---.---.---.107) 25 febbraio 2012 02:53

    Andrebbe quantomeno citata una fonte attendibile sul fatto che quella base non fosse nella disponibilità dell’AIEA. Nel sito AIEA si legge chiaramente che gli ispettori hanno ripetutamente chiesto di verificare e non hanno avuto accesso. Che gli ispettori dell’agenzia atomica delle Nazioni Unite si mettano a bussare a semplici basi militari senza averne alcun diritto può anche essere, ma - anche qui - andrebbe dimostrata la fondatezza di un comportamento illegittimo perché l’accusa, nemmeno tanto nascosta, sarebbe di tentato spionaggio (come chiamare diversamente chi tenta di ficcare il naso in basi militari a cui non ha diritto di accesso ?). Fino a quel momento è ipotizzabile un comportamento corretto, nei limiti del mandato ONU, degli ispettori e di conseguenza un atteggiamento non collaborativo (niente più di questo, al momento) da parte delle autorità iraniane.

    Il precedente che viene citato non riguarda scorrettezze dell’AIEA (né di Saddam che di scorrettezze ne aveva fatte a bizzeffe, ma non nel caso dei controlli internazionali), ma della successiva decisione USA e GB che sappiamo bene in che conto teneva i risultati delle ispezioni. Famosa la rissa verbale con l’ambasciatore francese all’ONU.
    Non mi pare però che c’entri molto con quanto successo in questi giorni in Iran.
    Fabio DP

  • Di (---.---.---.171) 25 febbraio 2012 07:51

    E’ specificato nel mandato dell’AIEA quali sono le strutture che possono essere visitate e tutte queste strutture sono state visitate, come ammesso dalla stessa AIEA nel suo rapporto di qualche mese fa. Ulteriori richieste non sono ammissibili ai sensi del suo mandato, non è un caso che quando l’AIEA vuole visitare una struttura di quelle ammesse non ha bisogno di trattative con l’Iran, come invece è stato per Parchin.
    Il gioco nemmeno tanto coperto che si fece con Saddam e che qualcuno vorrebbe ripetere con l’Iran (tanto ci penserebbero giornali e tv a non informare e a contribuirvi) è quello di dire se l’Iran non fa vedere tutto quello che vuole l’AIEA (e se aprissero con il tappero rosso Parchin le pretese si sposterebbero su qualsiasi altro posto, magari fino al gabinetto di Ahmadinejad) è colpevole a prescindere.
    Emanuele

  • Di (---.---.---.107) 25 febbraio 2012 12:28

    Il sito di Parchin fu già visitato nel gennaio e nel novembre 2005 dall’AIEA che ora vuole ispezionarlo di nuovo sulla base di documentazione nuova (e forse di incerta e discutibile provenienza).

    Su questo complesso militare qualcuno http://original.antiwar.com/porter/... dice "But the history of Iranian cooperation with the IAEA on carrying out inspections at the Parchin military testing center, as well as a previous IAEA-Iran work program agreement, suggests that Iran is keeping permission for such a visit as bargaining leverage to negotiate a better deal with the agency", cioè che il permesso di accesso farebbe parte di una trattativa Iran/AIEA, che è cosa ben diversa dal dire che il sito è fra quelli in cui l’agenzia non ha il diritto di entrare, come affermi tu.
    Inoltre: "Judging from past negotiations between Iran and the IAEA, Iran is ready to offer access to Parchin as well as other sites requested by the agency as part of an agreement under which the IAEA would stop accusing Iran of carrying out covert nuclear weapons experiments". Grossomodo: l’Iran è disposto ad aprire Parchin se l’Agenzia smette di accusarlo di portare avanti esperimenti con armamenti nucleari.

    L’Iran dovrebbe dimostrare che la sua affermazione di usare il nucleare a fini pacifici è vera, non mettersi a trattare in questi termini con l’agenzia atomica delle Nazioni Unite.

    "le pretese si sposterebbero su qualsiasi altro luogo" è solo un’illazione, non l’affermazione di un fatto avvenuto, che serve per mettere in cattiva luce il lavoro dell’AIEA a prescindere dalla realtà dai fatti.

    Ma, al di là di tutto questo non ho alcun motivo di dubitare che possa essere anche come dici, se solo lo dimostrassi. Non vedo però traccia di link a fonti affidabili. Né la stampa israeliana di opposizione http://www.haaretz.com/news/diploma... né l’agenzia di stampa iraniana http://english.farsnews.com/ , pur ribadendo l’attività ’pacifica’ del programma, fanno alcun cenno al fatto che l’AIEA non aveva alcun diritto di ispezionare il sito di Parchin.

    Resta perciò - almeno per ora, ma sarei molto contento di poter avere maggiori informazioni su un argomento così scottante - una tua interpretazione, da cui si deduce che gli ispettori dell’AIEA si comportano in modo illegittimo. E’ vero o è un processo di delegittimazione della gestione Amano dell’AIEA ?

    L’accusa non è da poco e coinvolge un’Agenzia che all’epoca di Saddam era invece considerata la Verità in contrapposizione alle Falsità di Bush.
    Qui, rispetto all’epoca Saddam c’è una differenza; l’Iran sviluppa davvero un progetto atomico in cui la differenza fra uso civile legittimo ed uso militare illegittimo deriva solo dalla quantità di arricchimento e dal tempo. La tecnologia non è diversa, ma solo più "capace di"-

    Insomma, sarà pure come dici tu, ma se l’informazione mainstream va presa con le molle, capisci bene che pure l’informazione te-lo-dico-io-come-stanno-le-cose va presa con una certa prudenza. E deve essere dimostrata. L’informazione mainstream è cucinata anche in Iran, o no ?

    Fabio DP

  • Di (---.---.---.161) 25 febbraio 2012 16:22

    Non ho la pretesa di dire che le cose vanno come voglio io e per questo mi baso quando possibile su documenti ufficiali e non su articoli di giornali, avendo visto in questi anni quanto poco affidabili sono la stampa e le tv istituzionali. I documenti ufficiali che abbiamo sono il mandato dell’AIEA che permette all’agenzia di visitare esclusivamente gli impianti nucleari civili per controllare che l’uranio presente - di cui l’AIEA deve conoscere, e conosce, in ogni momento posizione e grado di arricchimento - venga usato per quanto viene dichiarato. Non ha invece alcun mandato per inventarsi perquisizioni in impianti che non siano nucleari civili. Questo proprio a norma di accordi internazionali. Tutto quello che è in più va considerato un favore fatto dal paese sotto esame, non certo un obbligo.
    Poi abbiamo il rapporto della stessa AIEA di qualche tempo fa, in cui l’unico punto fermo era che non c’era alcuna prova di quanto viene detto da chi sarebbe interessato a dare addosso all’Iran. E questo è un fatto.
    E poi abbiamo un wikileaks in cui Amano subito dopo l’elezione a capo dell’AIEA nel 2009 informò gli USA dicendo di essere "fermamente dalla parte degli Stati Uniti per quanto riguarda tutte le decisioni di importanza strategica, dalla nomina di funzionari di alto livello all’atteggiamento da tenere nei confronti del sospetto programma iraniano per armi nucleari”.
    Poi ognuno può trarre le conclusioni che vuole naturalmente.

    Emanuele

  • Di (---.---.---.107) 25 febbraio 2012 20:55

    Apprezzo naturalmente l’impegno di chiunque metta le sue energie e la sua intelligenza alla "caccia" della vera verità, per quanto sia possibile trovarla.

    Resta il fatto che ho citato nell’articolo un documento ufficiale (report dal sito AIEA) che comunica il rifiuto iraniano all’ispezione. Nello stesso tempo sappiamo per certo che ad oggi l’arricchimento dell’uranio risulta essere quello adatto ad usi civili (cosa che ho scritto chiaramente nell’articolo), ma l’AIEA ha sollevato ancora "preoccupazioni", se ho capito bene, su un possibile sviluppo diverso da questo.

    Da notizie di stampa sicuramente non omologate (antiwar), ho evidenziato la storia di precedenti ispezioni nel sito militare di Parchin. Sulla base di nuove documentazioni ricevute (si presume da servizi occidentali o simili) l’AIEA ha chiesto una nuova visita che è stata rifiutata per motivi che non sono affatto chiari. Questo è quanto e non mi pare di aver aggiunto nulla di più.

    Il famoso leak su Amano può - se siamo certi che sia vero - significare che Amano è un prezzolato degli Stati Uniti, oppure che ne è succube o complice o ancora che ha assicurato gli USA che non si sarebbe fatto intortare dall’Iran. "L’atteggiamento da tenere nei confronti del sospetto programma iraniano per armi nucleari” significa questo. Non farsi fregare dall’Iran o impegnarsi a fregare l’Iran ? Tu sembri sostenere questa seconda ipotesi.

    Ma insinuare (sempre sulla base di wikileak) che questa frase significhi che l’AIEA è pronta a imbrogliare le carte è una deduzione che deriva da una scelta ideologica aprioristica. Comprensibile per via dei precedenti iracheni (in cui peraltro l’AIEA - che non è solo il suo massimo dirigente, ma un nutrito gruppo di funzionari - non aveva alcuna responsabilità), ma ovviamente è tutt’altro che una garanzia di verità assolute. La situazione potrebbe essere cambiata rispetto all’era di Bush, o no ?
    E proprio l’esperienza irachena potrebbe aver messo in guardia governi, opposizioni e organi di stampa, oltre che l’opinione pubblica, dal bersi facilmente le eventuali patacche proposte dalla CIA o dal Mossad. Ma più le accuse sono forti più sarebbe interesse dell’Iran avere un atteggiamento trasparente. Sarà un’ingenuità, ma è anche assolutamente ovvio.

    Naturalmente, come dici tu, poi ognuno può trarre le conclusioni che vuole.

    Fabio

  • Di (---.---.---.100) 26 febbraio 2012 08:42

    Noi abbiamo che i precedenti di una agenzia, quando tra l’altro era diretta da un personaggio (El-Baradei) che gli USA hanno osteggiato apertamente dopo che aveva smentito le loro dichiarazioni sulle armi di distruzione di massa, sono stati quelli che sappiamo. Oggi abbiamo un altro personaggio (Amano) che fornisce dichiarazioni di quel livello (il wikileaks esiste e non è stato smentito a quanto mi risulta dai diretti interessati).
    A partire da questi presupposti che non possono essere ignorati abbiamo che i punti fermi che l’AIEA finora a fornito sono tutti a favore dell’Iran. Mentre i punti che dubitano di qualcosa sono tutto un fiorire di forse e di dichiarazioni non provate di fonti non dichiarate. Anche nel rapporto AIEA che ho nominato si insinuano diverse cose. Se non che i mezzi di informazione invece di fare il loro lavoro, indagare, hanno fornito per la stragrande maggioranza una immagine di quel rapporto totalmente mistificata.
    Quanti se lo sono letto per davvero? Una delle accuse più gravi riguardavano il ruolo di uno scienziato che non veniva nominato ma che è stato identificato in Vyacheslav Danilenko, che tra il 1996 e il 2002 avrebbe aiutato l’Iran nella costruzione dell’atomica. Senonché quello scienziato si occupa di tutt’altro che di atomiche (e nel rapporto viene anche detto). Però, siccome uno "stato membro" (non identificato) aveva detto quanto sopra l’AIEA l’aveva preso per buono. Prove? Zero. Il giornalista americano Gareth Porter che ha smentito questa storia ha identificato non in uno stato membro ma in un think tank di Washington la fonte dell’insinuazione. Dopo Porter nessuno ha più tirato fuori la storia di Danilenko per dar forza alle accuse all’Iran. Vorrà dire qualcosa tutto questo?
    E ancora: quanti sanno che tutto il castello di accuse non provate ha origine da documenti contenuti in un laptop che "qualcuno" avrebbe passato alla Cia nel 2005, laptop e documenti che l’AIEA non ha mai visionato, e sulla base dei quali nel 2009 è stato preparato non si sa da chi un documento che El-Baradei rifiutò di prendere in considerazione vista l’assoluta mancanza di prove, e che ora è stato riesumato da Amano (senza ancora uno straccio di prova)?
    Questi sono i fatti ma non li troverai scritti nei giornali o detti in televisione.
    Di fronte a tutto questo cosa si può pensare che porterebbe una assoluta trasparenza dell’Iran (che significherebbe dover rendere pubbliche parti importanti dei propri programmi militari convenzonali)?

    Emanuele

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.107) 26 febbraio 2012 12:20
    Fabio Della Pergola

    Nel mio articolo ho chiaramente detto che i rapporti evidenziano la mancanza di prove su un possibile sviluppo della ricerca iraniana verso usi militari. Poi ho evidenziato l’articolo di antiwar dove si fa tutta la storia di Danilenko e delle informative, che in un commento ho definito "di incerta e discutibile provenienza". Tanto per chiarezza.
    Quindi sono d’accordo sul fatto che tutte le prove finora fornite confermano quanto l’Iran sostiene in merito ad un uso civile dell’energia atomica. E sono d’accordo anche che tutte le "preoccupazioni" nascono da dubbi mai confermati da fatti. Alla fine sappiamo quindi che NON ci sono prove di uno sviluppo militare delle ricerche allo stato attuale dei fatti.
    E’ logico però che se le prove ci fossero e i dubbi fossero stati confermati non ci sarebbe alcun bisogno di ispezioni e di verifiche. Ci sarebbero già i bombardamenti che invece - sembra necessario ricordarlo - non sono già cominciati. L’AIEA ha il compito di verificare proprio i dubbi e le preoccupazioni che alcuni avevano e che molti continuano ad avere; siamo tuttora in una fase, aspra e dibattuta (e non potrebbe essere altrimenti), di verifica sul campo.

    Sposare la tesi di un complotto israelo-americano che coinvolga anche l’AIEA (il tutto finalizzato a far fuori il regime di Teheran) non può che accompagnarsi unicamente ad una cieca fiducia verso le assicurazioni ’pacifiche’ dello stesso regime. Dichiarazioni che ad oggi sembrano confermate, ma che devono continuare ad essere verificate (e i siti monitorati).

    Il rifiuto all’ispezione di Parchin, dopo le ispezioni autorizzate negli anni passati, non può essere semplicemente liquidato come necessità di proteggere segreti militari (nel 2005 queste esigenze di segretezza non c’erano ?), perché non si può pretendere di iniziare un processo di sviluppo di energia nucleare, contemporaneamente minacciando di distruzione da anni uno stato suscettibile come Israele (non il contrario) e negando lo sterminio nazista come necessario corollario alla sua delegittimazione; in più tenendo strettissimi rapporti (di controllo e direzione politica si direbbe) con Hezbollah (e anche con Hamas, via Siria) che i loro "atti" ostili li hanno materialmente eseguiti (vogliamo ricordare come iniziò la guerra "israeliana" del Libano 2006 ?) e poi pretendere di essere trattato come se si fosse uno stato scandinavo, pacifico e neutrale. Mi sembra che mantenere dubbi prudenziali sia legittimo.

    Per Israele i dubbi valgono qualcosa in più, naturalmente. Da anni si sa che l’Ucraina ha ammesso di aver venduto all’Iran dodici missili da crociera a lungo raggio X-55 su cui, a differenza degli Shahab) è possibile montare testate nucleari (www.senato.it/documenti/.../[09]_Osservatorio_Transatlantico.pdf – p. 14). Domanda: che se ne fanno se il loro programma è assolutamente pacifico ?

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