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 Home page > Tribuna Libera > Il pareggio di bilancio era già stato previsto dai "padri costituenti"

Il pareggio di bilancio era già stato previsto dai "padri costituenti"

Voglio sottoporre alla vostra attenzione una cosa: "Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte", articolo 81 della Costituzione italiana, comma 4. 

Cosa vi sembra? Ma sì, è proprio lui, il fantomatico pareggio di bilancio! E questa non è la Carta modificata il 17 aprile scorso, ma quella originale.

I "Padri Costituenti" avevano già previsto una norma per l'osservazione del pareggio finanziario nella nostra legge fondamentale.

Per spiegare un po' meglio la situazione, dobbiamo fare un salto al 1966, alla sentenza numero 1 della Corte Costituzionale: "È consentita la possibilità di ricorrere, nei confronti della copertura di spese future, oltre che ai mezzi consueti, quali nuovi tributi o l'inasprimento di tributi esistenti, la riduzione di spese già autorizzate, l'accertamento formale di nuove entrate, l'emissione di prestiti e via enumerando, anche alla previsione di maggiori entrate".

Stando a quanto diceva la Consulta, non sono da valutare solo le nuove entrate, ma anche la previsione di quelle future. E da lì si è aperta la voragine del debito.

Quel comma, quindi, nella sua formulazione originale ("un baluardo rigoroso ed efficace voluto dal legislatore costituente, allo scopo d'impedire che si facciano maggiori spese alla leggera, senza prima aver provveduto alle relative entrate", Luigi Einaudi), non è mai stato (dal '66 in poi) effettivamente applicato. Introdurlo adesso, in una fase depressiva, diventa controproducente: bisognava fosse applicato da subito.

Poi mi pongo il dubbio circa le imposte indirette, il ragionamento che facevo qui.
Quelle sono imprevedibili, come le quantifichi e ne programmi l'utilizzo? Stando alla Costituzione, sarebbe difficile trovare un modo per poter utilizzare "in anticipo" quel denaro.

È questa, in cuor mio, la giustificazione che mi sento di dare alla Corte ed alla sua interpretazione dell'articolo 81.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.134) 21 aprile 2012 19:13

    ma che centra?

  • Di (---.---.---.134) 21 aprile 2012 20:16

    la voragine del debito si è aperta col divorzio fra tesoro e banca d’Italia in quanto le emissioni di titoli di debito non erano più garantiti..

  • Di Geri Steve (---.---.---.10) 21 aprile 2012 23:33

    Giustissimo segnalare il problema, ma la segnalazione è gravemente incompleta.

    L’attività della Corte dei Conti è stata depotenziata da una serie di leggi e leggine, sottraendo al suo controllo una enorme parte dei soldi pubblici: adesso il "rimborso elettorale" ai partiti è l’esempio di cui tutti parlano, ma tutta una serie di provvedimenti legislativi sono "legalmente" fuori controllo, ad esempio i contratti collettivi del pubblico impiego. Un altro esempio sta nelle leggine previdenziali: quale è stato il costo delle leggi che hanno consentito i baby pensionamenti ? qual è stata la "copertura" alla pensione alla moglie di Bossi e ai vitalizi indecenti dei ns parlamentari a cui non sono stati detratti adeguati contributi previdenziali?

    Ma gli imbrogli più "pesanti" stanno altrove, nei centomila modi di creare legalmente debito pubblico che sfugge ad ogni controllo: comuni, province, regioni hanno creato società che sono "formalmente" di diritto privato, ma che operano creando debiti spaventosi che poi ricadono sulle spalle dei contribuenti: chi credete che abbia pagato le ville con piscine e festini di don Verze’ ? e i viaggi e altro di Formigoni? e le leggi/leggine che hanno consentito la privatizzazione di beni pubblici come l’acqua, come terreni vincolati ad usi civici, come le spiagge, come le licenze a svolgere attività ?

    Il principio dei "padri costituenti" era sano, ma non è stato violato una volta sola: viene violentato da allora e in tanti modi, nel sostanziale silenzio degli "organi di informazione", che fanno tante altre cose ma informano il meno che ci riescono.

    Esistono anche dei costi che non sono a carico dello stato, ma che sono a carico di tutta la collettività italiana. Un esempio solo: per evitare una condanna al Berlusconi e’ stata fatta una legge "ad delinquentem" che ha abolito il reato di falso in bilancio. Il bilancio è quello di società private, quindi non dovrebbe avere effetti diretti sul bilancio dello stato, ma ha effetti indiretti fortissimi: con i falsi in bilancio si creano i fondi neri con cui poi si pagano le tangenti, ad esempio alla guardia di finanza perchè chiuda entrambi gli occhi e non scopra le evasioni. E questo va a carico di chi?

    Il fatto che l’Italia sia l’unico paese al mondo in cui il falso in un bilancio societario non è reato è un forte deterrente per tutti i poteri finanziari puliti ( = non mafiosi) ad investire in Italia: perchè mai io dovrei investire i miei capitali in una società che sta in un paese dove le è permesso truffarmi con bilanci falsi?

    La mancata attrazione di capitali esteri è una perdita secca per l’Italia, e conseguentemente lo è per i bilanci pubblici: chi mai ha computato i costi di quella sciagurata legge?

    E quando i "conti " dei ns ragionieri di stato sono falsati, chi paga?

    La previsione di quanti delinquenti avrebbero usufruito dell’indulto è stata fortemente sottostimata, la previsione di quanti fossero gli "esodati" è stata sottostimata, le previsioni di costo di aumento di pensioni minime è stata sistematicamente sottostimata, tutte le previsioni di costo dell’assunzione a carico dello Stato di costi di società pubbliche in disarmo (tipo stretto di Messina, TAV) sono sempre sottostimate e nessuno paga mai per quelle sottostime, ma le conseguenze le paghiamo noi.

    Geri Steve


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