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Il misterioso caso di Cristiano Di Pietro

 (Foto di A. Dragonetti)

Dopo alcune settimane dallo scandalo delle tangenti che ha travolto Napoli, la famosa inchiesta sul “Global Service” non trova più spazio nei notiziari quotidiani. Neanche nel periodo in cui era appena scoppiata si è parlato approfonditamente del caso, mentre si è ritenuto più interessante soffermarsi su una vicenda secondaria ma sempre inerente all’inchiesta: il caso Di Pietro jr.

Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio (ex-pm e oggi Presidente dell’Italia dei Valori), è stato intercettato mentre colloquiava con l’ormai ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise Mario Mautone, al quale ha segnalato diverse persone per alcuni lavori.

Il telefono sotto intercettazione era quello di Mautone, indagato per comportamenti illeciti, e non quello di Di Pietro, ignaro del fatto che stesse parlando con una persone sotto inchiesta.

Nello stesso momento in cui sono uscite le intercettazioni riguardanti Cristiano la stampa e i tg si sono precipitati nel pubblicare la notizia; eppure la persona in questione non aveva commesso nulla di penalmente rilevante, né tantomeno era stata iscritta nel registro degli indagati. Perché allora diffondere una notizia del genere piuttosto che soffermarsi su chi invece era realmente coinvolto in quell’inchiesta?

I più maliziosi potrebbero pensare che sia stata architettata una vera e propria campagna denigratoria nei confronti di Antonio Di Pietro e dell’Italia dei Valori, sfruttando le raccomandazioni chieste dal figlio con l’intento di screditare il rispetto della legalità alla base del partito. In parole povere, accomunare l’Italia dei Valori a tutti gli altri partiti, facendo precipitare su di esso la mannaia della “questione morale”.

Cristiano Di Pietro però, come già detto, non era indagato; la pressione mediatica lo costrinse alle dimissioni dal partito, accompagnate da una lettera nella quale dichiara: “la mia unica colpa è essere figlio di mio padre: per colpire lui stanno colpendo me”, e ancora: “faccio il mio dovere senza aver infranto la legge. Eppure mi ritrovo tutti i giorni sbattuto in prima pagina come se fossi un appestato", con riferimento alle numerose prime pagine dedicategli da “Il Giornale”.

Dopo giorni di discussioni e dichiarazioni dei vari politici il caso viene messo a tacere con le dimissioni di Cristiano. Caso che però scoppia di nuovo pochi giorni dopo, quando vien resa nota la notizia della sua iscrizione al registro degli indagati, eseguita come atto dovuto per proseguire l’inchiesta. Le polemiche si alimentano nuovamente, nonostante la persona interessata si sia fatta da parte ben prima che fosse indagata.

Spenti gli animi, del fatto si smette di parlare. Una breve notizia del rinvio a giudizio di alcune persone e nulla più. Stranamente l’informazione, televisiva e cartacea, ha scelto di non rendere noto all’Italia che Cristiano Di Pietro non è stato rinviato a giudizio dopo aver diffuso ampiamente le intercettazioni che lo riguardavano, preferendo piuttosto lasciar credere che sia un delinquente o, come lui stesso si definisce, un “appestato”.

I giorni passano, ma le pesanti accuse lanciate da parte de “Il Giornale” non vengono minimamente ritrattate, nonostante la procura di Maria Capua Vetere abbia scagionato Di Pietro jr. da qualsiasi accusa.

Rimane solo l’ombra delle raccomandazioni, che in Italia fan quasi tenerezza nel confrontarle ad una condanna in primo grado di concorso esterno in associazione mafiosa come quella del senatore e fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri.

 

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.82) 12 febbraio 2009 17:52

    Essendo l’unico politico che combatte con determinazione le ingiustuizie promulgate dalla casta politica, è stato fatto bersaglio di accuse infamanti.
    Ho però la sensazione che così facendo gli stiano dando forza e l’abbiamo già visto nelle elezioni in Abruzzo dove IDV ha avuto una crescita enorme.
    Gli italiani poi non sono tutti sprovveduti.

    • Di Andrea Pisani (---.---.---.182) 12 febbraio 2009 18:10

      Gli italiani non sono affatto sprovveduti, è l’informazione che è malata, e questo è grave; dovrebbe essere una specie di "quarto potere" che controlla le molteplici realtà della nazione rendendole note agli italiani, ma non è così.
      Non è una questione di partito ma di correttezza: cosa me ne può fregare delle intercettazioni del figlio di Di Pietro, che si è correttamente dimesso a differenza dei veri delinquenti, quando nelle istituzioni ci sono persone molto discutibili?
      Proprio per questo ho citato Dell’Utri, penso sia uno scandalo sapere che ci sia un presunto mafioso in Senato, un’offesa alla memoria di chi è morto per combattere la mafia.

  • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 12 febbraio 2009 18:07
    Elia Banelli

    Ottimo articolo Andrea. Questo testimonia ancora una volta le falsità e la campagna denigratoria del Giornale che continua a disinformare e seminare calunnie forte del potere di chi lo gestisce e difende.
    Ma i suoi lettori sono davvero contenti di essere infarciti di tante meschine manipolazioni???

    • Di Andrea Pisani (---.---.---.182) 12 febbraio 2009 18:18

       Ti ringrazio Elia. Fosse solo "Il GIornale" non ci sarebbe da preoccuparsi, il problema è che l’informazione che conta è ammaestrata dalla politica. L’informazione che conta sono i tg nazionali.
      Pensandoci "Il Giornale" non è male come quitidiano satirico.

  • Di mabo (---.---.---.227) 12 febbraio 2009 20:49

    Articolo interessante che dovrebbe stimolare la necessità di una vera riforma della giustizia, che accorci i tempi del giudizio, sia in sede civile sia in sede penale.

    E’ facilmente intuibile che, se a seguito della pubblicazione di articoli calunniosi o non rispondenti alla verità, seguisse un accertamento immediato delle responsabilità nella loro divulgazione, con relativa condanna, i promotori di tali iniziative ci penserebbero due volte prima di diffondere notizie prive di fondamento.

    Con l’attuale sistema, la “giustizia” va in soccorso del calunniatore che il suo scopo lo ha comunque raggiunto cioè l’effetto annuncio che, come si sa, ha una forza nettamente superiore a quella dell’eventuale smentita, sia per tempistica sia per una affievolita ricezione del pubblico.

     

    Ritengo comunque Antonio Di Pietro meritevole di elogio per aver obbligato il figlio (anche se non responsabile di alcun reato) alle dimissioni se non altro per ribadire con forza la necessità di una svolta nel comportamento dei politici.

    La raccomandazione, in qualsiasi forma, ed in qualsiasi contesto, è una ingiustizia nei confronti di chi ha maggiori titoli per aspirare ad ottenere un posto di lavoro o qualsiasi altra cosa con un comportamento lineare, senza sotterfugi.

    Forse la raccomandazione è sempre esistita, ma ciò non significa che si debba proseguire in questo malcostume, che tra l’altro impedisce lo sviluppo sociale.

     

    Un saluto.

    Mauro Bonaccorso

  • Di Silvia B (---.---.---.97) 15 maggio 2009 19:50

    Ma povero angelo....

    si interessava di lavori e appalti del dopo terremoto.... e cercava di mettere qualche amico in un posto al sole...

    chissà se mastella ha cominciato così???

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