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Il CIE di Santa Maria Capua Vetere: carcere per innocenti

Nel centro di identificazione ed espulsione dell’ex caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, i giornalisti non possono entrare per un divieto imposto da una circolare. Non possono neanche testimoniare, dunque, le condizioni di vita degli immigrati rinchiusi dal governo in veri e propri centri di detenzione, meglio, lager. I migranti non possono uscire, non possono viaggiare, non possono usufruire dei diritti di cui i carcerati in Italia dovrebbero godere. Stanno lì stipati, come carne da macello, ad oggi in 96, in tende non abbastanza capienti (e disposte in zone aperte e assolate) per vivere decentemente, in condizioni che violano i diritti umani e il diritto internazionale.
 
Il CIE “Andolfato” è stato ufficialmente istituito il 21 aprile scorso anche se ai primi di aprile era già stato utilizzato per ospitare 1000 immigrati provenienti da Lampedusa, che poi sono stati trasferiti in altri centri d’accoglienza in Italia, ottenendo dal governo un permesso di soggiorno e un titolo di viaggio; il 18 aprile sono arrivati nel centro altri 220 cittadini tunisini anch’essi provenienti da Lampedusa i quali hanno reagito all’istituzione e alla reclusione ingiustificata nel CIE “creando disordine e momenti di grave tensione”. “Alcuni tunisini lamentavano di essere stati oggetto di ripetute violenze da parte delle forze dell’ordine”- si può leggere dal resoconto della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato che ha visitato il centro - “Metà dei migranti è riuscita a fuggire superando i muri di cinta”, qualcuno ha riportato scappando fratture e contusioni.
 
Secondo l’atto di Sindacato ispettivo 3/02131 è del tutto “illegittima dal punto di vista giuridico la scelta di tenere i profughi reclusi nel campo, senza possibilità di uscita anche successivamente alle identificazioni di polizia, in condizioni di vita ai limiti dell’umanità”, considerando soprattutto che per un periodo di 12 giorni i migranti sono stati trattenuti prima sulla nave militare “Excelsio” partita da Lampedusa e poi al centro “senza una convalida di qualsivoglia autorità giudiziaria”, formalizzata solo in seguito dalla Questura di Caserta “molto oltre la scadenza dei termini di legge per il trattenimento (ndr: 48 ore)”. Il Ministro Maroni, interrogato sul CIE campano in Senato, ancora non ha risposto nel merito in aula. La situazione al momento è questa: dei 96 tunisini detenuti nel CIE solo per uno è stata accolta l’istanza di protezione internazionale mentre agli altri è stato negato anche il diritto di asilo; gli avvocati hanno già dichiarato che presenteranno ricorso. E’ possibile, in questa situazione d’incertezza che i termini del trattenimento vengano prorogati ancora “con la giustificazione che non si è avuto il tempo di svolgere l’attività di identificazione, un’attività che però non risultava mai iniziata”.
 
Per mettere fine a questa detenzione illegale che rasenta il sequestro di persona e che coinvolge persone assolutamente innocenti, si moltiplicano le iniziative per la chiusura del CIE e le manifestazioni in sostegno dei migranti: alla petizione online di chiusura del CIE “Andolfato” che ha raccolto già un migliaio di firme, si aggiunge l’appello dei senatori Carloni del PD e Perduca dei Radicali; a breve verrà organizzata una raccolta fondi per sostenere finanziariamente il pool di giovani avvocati che sta seguendo i migranti. Il 20 Giugno, giornata mondiale per i rifugiati, si manifesterà davanti l’ex caserma.


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