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“Vivere insieme. Immigrazione, convivenza e intercultura”, un libro di Dario Spagnuolo

Domenica mattina, alla sede della scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio, nei pressi di piazzetta Nilo a Napoli, tante facce, tutte sorridenti. Poco “diverse” se non, forse, per la nazionalità. Più che un pubblico, una famiglia. Tanti, tanti, tanti, accorsi per la presentazione del libro “Vivere insieme: immigrazione, convivenza e cultura” del loro “maestro” Dario Spagnuolo, da anni impegnato sul campo ad insegnare l’italiano agli stranieri.

“Il libro fornisce degli occhiali per analizzare il mondo in maniera meno miope. Perché si sa, più gli avvenimenti sono vicini a noi e più è difficile capirli” spiega M. Sabatini, altra insegnante d’italiano per immigrati, ricordando quanti episodi di razzismo hanno sconvolto anche Napoli, un tempo considerata città “immune” dalla xenofobia.

La verità è che troppo spesso ci si dimentica quanti e quali sacrifici gli stranieri devono superare per poter raggiungere l’ Italia e viverci, lasciando la famiglia, le proprie radici, le proprie abitudini e convinzioni per inseguire un futuro migliore; quante privazioni e che sensazioni di straniamento debbano provare in un paese diverso, anche e soprattutto dal punto di vista linguistico e culturale.

E’ così, quindi, all’interno del libro, che il professore Dario Spagnuolo racconta la sua esperienza di insegnamento, ed anche l’esperienza di tanti migranti, analizzando da un lato i fenomeni migratori, propri della sua formazione da geografo, dall’altra soffermandosi sugli individui, non sulle categorie e le semplificazioni astratte dello “straniero”. Devo dire la verità: quello che più mi ha colpito alla presentazione di “Vivere insieme”, da spettatrice, è stata la volontà e la gioia delle persone che seguono il corso di lingua italiana del docente Dario Spagnuolo, di dire pubblicamente una parola su di lui e sul suo volume.

Una signora, credo dall’accento originaria dell’Europa dell’Est, ha detto testuali parole: “sono felice da morire, ho conosciuto una persona molto buona, buona di animo. Quando l’ho accompagnato nei suoi giri di distribuzione dei panini ai senzatetto, io ho visto come aspettavano lui che portava panini. Ho visto che possiamo insieme aiutare. Non si può fare del male a lui, anche se vuoi, perché è troppo buono”. Un’altra signora, Ofelia, da vent’anni a Napoli ma originaria del Perù, ha ricordato che “bisogna continuare a studiare, se no la mente si perde.

Questo libro fa conoscere a tutti i dolori che abbiamo passato e i sacrifici che abbiamo fatto e come andiamo avanti. Negli anni 90, non c’erano istituzioni a cui rivolgersi per avere un’informazione, anche sanitarie, adesso ci sono scuole come quella della Comunità di Sant’Egidio. Ringrazio l’Italia: noi cerchiamo di aiutarla lavorando, per uscire dalla crisi tutti insieme”.

Nonostante, infatti, gli stranieri balzino alle cronache solo per stupri, omicidi, sbarchi, dobbiamo sempre aver presente che in Italia sono presenti 5 milioni di stranieri regolari con 250000 di essi che fanno attività imprenditoriale e che producono complessivamente l’11 % del PIL.

“Quello che ho sempre ritenuto un pregio dei migranti è la loro capacità di reagire al cambiamento, anche negativo. In particolare, il loro coraggio. Coraggio che all’Italia manca” spiega il professore Dario Spagnuolo, a conclusione della mattinata, aggiungendo: “Se vogliamo rimanere chiusi, perderemo l’occasione di accogliere nuove idee e imparare a confrontarci con qualcosa di sconosciuto, così come fanno gli stranieri quando lasciano il proprio paese. Non dobbiamo morire nelle nostre paure, ma bisogna stare insieme, per uscire insieme anche dalla crisi.”

Una lezione di vita.

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