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Il 2014 sarà “l’anno europeo della Green Economy”

Il commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik, ha dichiarato che il 2014 sarà “l’anno europeo della Green Economy” e vale la pena ricordare che questa dichiarazione cade nel semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione dell’Italia e potrebbe quindi ulteriormente stimolare il nostro paese ad intraprendere seriamente una politica interna che rilanci la competitività delle nostre aziende, la creazione di molte altre e dia impulso a generare quella spinta di eccezionale innovazione che rappresenta la Green Economy.

Ma come può questa tanto richiamata economia verde fare la differenza? Semplicemente mettendo in campo i principi di un’economia circolare, che implica l’utilizzo di risorse in maniera più efficiente; un esempio è rappresentato in Italia, dal recupero degli imballaggi di vetro, carta e cartone, plastica e acciaio che nel corso degli anni ha fatto conseguire un abbattimento dell’inquinamento e dello spreco delle risorse superiore al 50%.

Non solo, nei green jobs si sono impegnate alla fine del 2013 in Italia, il 22% delle imprese e nello stesso ambito sono state effettuate il 38% delle nuove assunzioni con una produzione di valore aggiunto di circa 100 miliardi di euro e 3 milioni di lavoratori (rapporto GreenItaly 2013 di Symbola e Unioncamere).

Ma come si fa a realizzare il miracolo ? ecco alcune proposte :

  • rafforzare il principio di chi inquina paga, promuovendo iniziative di filiera atte a ridurre l’impatto ambientale di beni e servizi, anche con agevolazioni fiscali ed economiche;
  • creare un nuovo indicatore di bilancio che misuri l’impatto ambientale delle aziende e renderlo obbligatorio;
  • semplificare le procedure e ridurre i costi burocratici per la realizzazione di impianti che si occupano di recuperare e riciclare gli scarti in materie prime e della produzione di energia da fonti rinnovabili;
  • adottare una fiscalità ecologica, che premi il minor consumo di risorse e faccia pagare di più gli sprechi, riducendo il carico fiscale su investimenti e lavoro;
  • avviare un fondo chiuso dedicato alla Green Economy, di venture capital o di private equity partecipato dalla CdP.

Queste sono solo alcune proposte, semplici e ad alto impatto in primis etico/politico e poi economico e lo confesso, sarebbe bello vederle partire da questa Italia che in passato non ha brillato per coraggio ed innovazione nel settore ambientale, ma che approfittando anche del suo semestre di presidenza europeo potrebbe lanciare quel new deal che tanto abbiamo raccontato e cercato negli ultimi anni e per adesso mai raggiunto.

 

 

 

 

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