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I Retablos, meraviglie dell’identità andina

Tra le manifestazioni artistiche che abbiamo avuto modo di approfondire in occasione del nostro recente viaggio in Perù, abbiamo il piacere di illustrarvi un manufatto per lo più sconosciuto a noi occidentali ma emblematico della cultura andina tanto da essere definitio anche come “la porta del Perù”, ci riferimamo a delle “casse portatili", simili ai teatrini delle marionette o a piccoli altari: i Retablos.

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Un retablo esposto alla Casa Museo Joaquin Lopez Antay, Ayacucho - Perù

Si tratta di un manufatto artigianale, una vera e propria scatola portatile con finestrelle che si aprono mostrando tante deliziose figurine, che nel tempo è assurto a indiscussa opera d’arte. É realizzata in legno di pino o di cedro, decorata con motivi floreali che si rifanno alle specie botaniche autoctone. Inizialmente denominata Caja de San Marcos, la "scatola" faceva riferimento al santo protettore degli allevamenti di bestiame. Ricalca una sorta di tabernacolo che originariamente riproduceva figure di santi e rappresentava scene religiose e agiografiche: era stata introdotta dai sacerdoti nella fase della colonizzazione spagnola per favorire l’azione evangelizzatrice e per accompagnare le conversioni al cattolicesimo.

Successivamente, accanto ai soggetti sacri, nei retablos iniziano a comparire scene tratte dalla realtà rurale, come il raccolto, le processioni con i baldacchini monumentali decorati con sculture di cera (come nella fig. 1), i festeggiamenti nuziali, le danze popolari fino a rappresentare vissuti domestici all’interno delle proprie case o le mercanzie esposte nelle botteghe, restituendo allo spettatore gli usi e i costumi di questo popolo straordinario.

Negli anni ’40 tale manufatto artigianale - oggi riconosciuto come patrimonio culturale della nazione - si è imposto come un vero e proprio genere artistico, come “veicolo” per affermare e custodire l’identità dei popoli indigeni della regione andina.

La città peruviana che più di tutte ha visto l’espansione della produzione di retablos è Ayacucho. Situata a oltre 2500 metri di altitudine nelle Ande centrali, la cittadina rappresenta uno dei più fulgidi esempi di fusione della cultura inca con l’architettura coloniale. Conosciuta come la città delle 33 chiese, fu fondata nel 1539 con il nome di Huamanga, nome che i residenti preferiscono. L’artigianato qui è particolarmente fiorente e si diversifica per materiali e tecniche: dalle pale lignee colorate alle sculture di pietra, dai prodotti in ceramica del paese di Quinoa ai variopinti tessuti di lana filati a mano e tinti con colori naturali, dalle arpilleras, tele con ricami e collage di stoffe, fino ai gioielli in filigrana d'argento. Va sottolineato che i retablos sono espressione della promozione dell’indigenismo, dell’identità andina e della memoria.

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Casa Museo Joaquin Lopez Antay, Ayacucho - Perù

Ad Ayacucho abbiamo visitato la Casa Museo del più importante retablista peruviano, Joaquín López Antay. È emozionante immaginare all’interno di quelle mura l’artista all’opera, di cui si trova la statua di cera nel laboratorio, intento a scolpire e a dipingere i personaggi delle sue rappresentazioni. Ancora oggi vi si respira lo spirito creativo e innovativo, in un’atmosfera di memoria, di cultura andina. Nel corso della visita viene mostrata in dettaglio la tecnica elaborata dal maestro e la materia utilizzata per realizzare le singole figure, un’apposita mistura costituita essenzialmente di patate lesse e gesso (mentre oggi i retablisti posson far uso anche della ceramica). Al MALI - Museo di Arte a Lima - è possibile ammirare un suo famoso retablo.

Nel 1975 è proprio all’artista ayacuchano che viene conferito per la prima volta un riconoscimento senza precedenti, il “Premio nazional de cultura en el area del arte”, scatenando accese polemiche, in particolare dall’ex direttore dell’Accademia delle Belle arti, Juan Manuel Ugarte, che dichiarò :Per essere un artista bisogna aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti (…)! Non si può comparare l’arte con l’artigianato”. In risposta a tale posizione, l’antropologo Mariano Benites si espresse in questi temini: “La capacità estetica è connaturata all’uomo che proprio in virtù di questo è in grado di creare e fare arte”.

La svolta espressiva è stata realizzata da Edilberto Jiménez Quispe che, mediante i retablos ha raffigurato la violenza politica vissuta in Perù negli anni dal 1980 al 1990. Una delle sue opere, El sueno de la mujer huamanguina, è esposta al Museo LUM (Museo de la Memoria e de la Tolerancia) a Lima.

Con Jimenez si esaurisce ogni vena polemica. Non solo ogni retablo è un prodotto unico capace di innovare la tradizione ma coniugando sapientemente tecnica e senso risponde al dettato statutario di ogni opera d’arte: comunicare una verità.

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