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Hanno rotto l’Euro

Il prossimo mese la Grecia ritornerà alle urne e già cominciano a circolare voci su una possbile exit strategy dall'Euro.

Anche molti nostri politici parlano, con troppa sufficienza, dell'argomento: secondo loro uscire dall'Euro e non pagare il debito pubblico sarebbero una passeggiata di salute.

Ci troviamo in un momento delicato, decisioni prese con troppa sufficienza potrebbero portare a guai ben peggiori.

Abbiamo visto pochi mesi fa una riforma delle pensioni, studiata "seriamente", come abbia creato il gravissimo problema degli esodati senza che Ministero e INPS per settimane ne sapessero quantificare il numero.

Niente di nuovo all’orizzonte per quanto riguarda il salvataggio della Grecia, il G8 di questi ultimi giorni ha cercato idee per una soluzione ma sembra che tutti stiano studiando le varie possibilità per una exit strategy.

Capisco che chi ragiona di economia lo fa sempre con i numeri e per grandezze macro, mi ricordo quando studiavo all’Università e leggevo del "tasso di disoccupazione strutturale": si spiegava che tecnicamente un certo livello di disoccupati è normale nella normale dinamica economica (chi sta cercando lavoro, chi viene licenziato da imprese in ristrutturazione e così via). Stiamo comunque sempre parlando di esseri umani, sentire oggi che la Grecia risolverebbe i suoi problemi uscendo dall'euro, anche se per 2-3 anni vivrà come l’Argentina del 2001, mi fa rabbrividire.

Come ho già detto in altri post, dopo che per dieci anni UE, BCE, FMI e Germania non si sono accorti di quello che stava accadendo, ora parlano di conti truccati e prima dove stavano? Molti parlano del costo della vita raddoppiato con l'Euro: prima di tutto, siamo noi consumatori che dobbiamo essere più attenti, se una pizza costava 5 mila lire e subito dopo 5 euro, dovevamo essere noi a lasciare le pizzerie vuote. 
Ad ogni modo, ecco una ricerca di altroconsumo sull'aumento dei prezzi negli ultimi anni dopo l'entrata in circolazione dell'euro.

Infine, leggo molto spesso sui giornali e sui blog, compreso quello di Grillo, del fatto che un’uscita dall’euro non sarebbe così traumatica: vi riporto alcune considerazioni su cosa accadrebbe ai mutui contratti da noi giovani, che con tanta fatica ci siamo acquistati una casa.
 
Prima domanda: i mutui resterebbero in euro o passerebbero alle lire?
Se rimanessero denominati in euro sarebbe un grosso problema per il mutuatario, la nuova lira al suo debutto sui mercati subirebbe una grossa svalutazione, il cittadino percepirebbe il suo stipendio in lire (svalutate) ma dovrebbe pagare la rata in euro. Di positivo c'è che i tassi rimarrebbero bassi perché legati all'Euribor.
Se al contrario si optasse per la conversione del mutuo in lire, con stipendi e rate nella stessa valuta il cittadino sarebbe salvaguardato, ma a questo punto i tassi di riferimento sarebbero quelli italiani. A quel punto scordiamoci tassi "europei" del 4-5%; ritorneremmo ai tassi dei nostri genitori che viaggiavano anche al 10-12%.

Per adesso è solo un ragionamento teorico, ma non prendiamolo molto sotto gamba: gli effetti soprattutto per i giovani potrebbero essere disastrosi.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 25 maggio 2012 01:13

    La domanda sui mutui è sacrosanta, ma la risposta è scontata: i mutui resterebbero in euro e chi guadagna in lire o dracme perderebbe la casa che invece prima era in grado di pagarsi.

    Le imprese senza "santi in banca" fallirebbero: i loro debiti resterebbero in euro, molti fornitori sarebbero da pagare in euro e i loro introiti sarebbero in moneta svalutata.

    Sarebbe una rapina delle banche sulla gente e sulle imprese.

    L’unica uscita dall’euro accettabile sarebbe quella della germania, che passerebbe dall’euro ad un moneta rivalutata, che però le toglierebbe il vantaggio sulle esportazoni...

    Nessuno ha ancora chiarito quale trappola micidiale sia stato l’euro.

    • Di Francesco Scolamiero (---.---.---.4) 25 maggio 2012 12:33
      Francesco Scolamiero

      Non è così sicuro che i mutui debbano rimanere in Euro, come tecnicamente non è prevista un’uscita dall’Euro anche gli stessi contratti di mutuo potrebbero essere interpretati in una logica di controvalore e quindi le banche potrebbero essere obbligate a convertirli in moneta nazionale al cambio fissato per l’uscita.


      L’uscita per me invece è concordare a livello europeo che le riforme richieste non vanno fatte in un anno anno ma occorrono almeno 3-5 anni.

      Gli Eurobond possono essere lo strumento a tempo per gestire questa fase, poi in ogni caso il nostro Paese dovrà decidere cosa vuole fare da grande.

      Euro o non euro dobbiamo capire dove vogliamo andare, perché oltre il settore pubblico c’è l’altra metà del cielo ovvero il settore privato.

      Se FIAT se ne sta andando dall’Italia mentre la VW vuole entrare (vedi FQ di oggi), il problema non è la lira, la possibilità di fare le svalutazioni ecc, è un problema di uomini e purtroppo sia nel privato che nel pubblico non li abbiamo.

      Ci reggono ancora a galla le piccole e medie imprese, mentre le grandi oramai sono alla deriva.


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