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Governo e riforme: ridi cittadino ridi, sei su “scherzi a parte”

Come in una commedia teatrale nel nostro paese non cambia mai nulla. Con ironia però.

Certo che le premesse per una partenza in salita c’erano tutte. Già perché il governo Letta di fatto si ritrova a dover fare i conti con la stessa “strana” maggioranza del governo precedente. E se Monti si è impantanato nei veti incrociati della partitocrazia perché mai non dovrebbe accadere anche a Letta? Anzi, a dirla tutta il governo precedente aveva perfino più carisma e sostegno, anche internazionale.

Di fatto l’unica novità emersa dalle urne è stata la straordinaria affermazione del Movimento Cinque Stelle il quale ha avuto un’occasione d’oro per incidere fortemente sul vecchiume del nostro paese. I costi della politica intendo, gli sprechi della burocrazia, la pulizia morale, giusto per fare qualche esempio. Sarebbe stato sufficiente appoggiare un governo di scopo con un’agenda mirata. Invece niente, troppo semplice forse, hanno preferito nascondersi dietro una selva di slogan e così, nel nome dell’ideologia fumosa dell’antipolitica hanno sciupato l’unica vera speranza che i cittadini hanno avuto negli ultimi vent’anni. Francamente una delusione sentire parlamentari sbandierare ai quattro venti la restituzione di qualche milione di euro del finanziamento pubblico del movimento quando, come cittadino, mi aspetto da loro ben altro. Mi aspetto la restituzione di miliardi di euro di sprechi e privilegi, per esempio, attuando le tanto agognate riforme, una parola magica della quale tutti abusano ma che nessuno realizza, neppure parzialmente. Altro che i loro quattro spiccioli. Si vede chi è abituato a maneggiare scontrini e biglietti dell’autobus, purtroppo. Oltre questo ancora niente.

Il risultato è che ci ritroviamo un “governicchio” che non può andare lontano. Per incominciare, sotto la pressione della piazza, ha deciso di abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Fra tre anni però, del resto abbiamo aspettato oltre una ventina, cosa cambia. Non oso pensare cosa si inventeranno quando ci sarà da mettere in pratica l’abolizione delle province, la riforma del fisco e della giustizia, la riforma del lavoro o dello stato sociale. “Riformicchie”, questo dobbiamo aspettarci, o forse neppure quelle, di certo dovremo convivere con la solita telenovela logora ormai come la suola di vecchie scarpe pronte per essere buttate.

D’accordo, la speranza è sempre l’ultima a morire ma qui fra finte riforme, finti partiti, finti governi e seni finti pure quelli a me sembra proprio di essere su “scherzi a parte”. Non ci resta che ridere.

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