• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Gianluca Bracca

L'autore non ha inserito, ancora, una sua descrizione.

Statistiche

Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 0 61 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0

Ultimi commenti

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.239) 27 marzo 2009 19:30

    Qualcuno sa spiegarci (magari lo stesso autore dell’articolo che dal Ministero potrebbe avere informazioni di prima mano) che fine ha fatto lo studio presentato dalla dott.sa Carla Poli alla Camera di Commercio di Napoli?

    Per intenderci:

    Consiglio a tutti coloro che sono interessati nei sistemi di smaltimento e riciclo rifiuti senza bisogno di Discariche e Inceneritori, di guardare il seguente video, per conoscere una realtà concreta e che funziona in Italia e in Europa.

    (Link al video)

    Il 29 Ottobre alla camera di commercio la signora Carla Poli ci ha dimostrato come con soli 10.000.000 di euro noi potremmo recuperare sei dei nostri impianti ex CDR per farne impianti tipo vedelago senza portare nulla a “recupero energetico”! E Solo una minima parte di residuo secco a discarica.! Questi sono i fatti. la soluzione è lì a portata di mano, ma come dedalo allunghiamo la mano ma non possiamo afferrarla.
    Questa è la realtà del ciclo alternativo in termini economici: 10 milioni di euro, e di tempistica: sei mesi, e di impatto ambientale: zero.

    Ieri alla camera di commercio, se fossimo stati in un paese democratico e libero sarebbero dovuti essere presenti gli imprenditori, che erano assenti, l’assessore all’ambiente, che era assente, il sindaco, il governatore, che naturalmente non c’erano.
    Ma noi non siamo in un paese democratico e libero, e i governanti, ossia i padroni, decicono e dispongono. I vassalli obbediscono per non essere destituiti e finire così senza alcuna rete nelle fauci della magistratura.

    Grazie a Paola per il resoconto dell’intervento.

    Io aggiungo che la Dott.ssa è stata chiara sul fatto che per un imprenditore quest’attività e questi impianti rendono un profitto molto elevato,, non ci sono alternative migiori a questo tipo di gestione rifiuti, la Dott.ssa Poli esporta la tecnologia in tutta Europa, Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera ormai da anni, quindi dal mio punto di vista un serio imprenditore dovrebbe approfittare adesso ed investire per avere tutti i vantaggi di chi inizia per primo !

    Fatevi avanti.

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.85) 26 marzo 2009 10:48

    Infatti pare strano che i media (occidentali) continuino a parlare di divisioni interne in Palestina, mentre i responsabili politici sono quotidianamente al lavoro per andare al di là di ogni divisione interna che aggiunge solo altro male al già martoriato popolo palestinese.

    Per il Bene Comune è stato a Damasco ed ha incontrato il leader politico di Hamas, Khaled Mashaal, le cui dichiarazioni stridono con quanto i giornali riportano. E’ proprio vero che per avere notizie un minimo credibili è necessario andare di persona a verificare e parlare con gli attori degli eventi che in quelle terre succedono e, spesso, ci nascondono.

    Le dichiarazioni di Khaled Mashaal (Segretario Ufficio Politico di Hamas) rilasciate alla delegazione di Per il Bene Comune sono leggibili qui.

    Le dichiarazioni di Walid Moualem (Ministro degli Esteri Siriano) rilasciate alla setssa delegazione italiana, sono leggibili qui.

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.85) 25 marzo 2009 15:31

    Dalla tua analisi dovremmo dedurre che di circa 3.700.000 elettori italiani che ad oggi non ha rappresentanza in parlamento non dovremmo tenerne conto perchè "se ne può fare a meno"?!?

    Non sono d’accordo e riporto una lettera aperta risalente a luglio dello scorso anno, indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A firma del coordinamento nazionale di Per il Bene Comune:

    «Egregio signor Presidente,

    ci permettiamo di richiamare l’attenzione Sua e dei Suoi collaboratori su due articoli della Costituzione, che è anche nostra, nonostante noi si faccia parte dei 3.700.000 elettori a cui è stata espropriata una rappresentanza parlamentare che la Costituzione avrebbe dovuto garantire.

    Gli articoli sono:

     il 48, che recita "Il voto è personale ed eguale, libero e segreto";

     il 56 che, al fine di garantire una loro rappresentanza in parlamento, ribadisce il principio del rapporto tra il numero degli abitanti e quello dei seggi.

    La responsabilità di non aver rilevato l’incostituzionalità della vigente legge elettorale non ricade solo su di Lei, anzi, in gran parte, essa è correttamente attribuibile a chi l’ha preceduta nel ruolo di massimo garante dell’attuazione e rispetto della Costituzione Repubblicana, ai membri della Corte Costituzionale, alla massoneria deviata italiana, ed ai partiti che hanno venduto l’anima al sistema affaristico-finanziario che vuole completare la conquista dei beni pubblici, mobili ed immobili.

    Resistendo agli interessati appelli al non voto, noi ed oltre tremilioni e settecentomila elettori italiani siamo andati a votare esprimendo voti validi, ma ora non siamo rappresentati nel parlamento della nostra Repubblica (Art. 1: la sovranità appartiene al popolo..); prendiamo atto che oggi, in Italia, la Costituzione viene ufficialmente disconosciuta e che, nonostante l’Art. 48, il voto:

    - non è più personale ("una testa un voto"), ma ora bisogna ritrovarsi in almeno 1,5 milioni per poter esercitare il diritto di "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale" (Art. 49 della Costituzione);

    - non è più eguale perché, come a rubamazzetto, chi vota un "grosso partito", si prende i deputati tolti a chi non raggiunge il 4% (Art. 56: La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto);

    - non è più libero, non solo perché coartato dalla truffa mediatica sul voto "UTILE", gestita insieme da PDL, PDL-L e loro Associati, (di varia natura), ma perché la libera scelta è figlia della conoscenza (ma oggi potremmo aggiungere, libera conoscenza) e nessuno ha fatto nulla per garantire che gli elettori, prima di scegliere conoscessero i programmi e le proposte dei candidati e dei partiti. La legge denominata "Par condicio" è stata sbeffeggiata, mentre televisioni e radio, operando su pubblica autorizzazione (concessione) finalizzata all’informazione, sono per tale via facilmente riconducibili alla loro tradita mission; va altresì ricordato che in base a tale presunta funzione di libera informazione, quotidiani e settimanali su carta stampata (che ci hanno totalmente ignorato e che sono di proprietà dei grossi gruppi finanziari ed immobiliari del paese) ricevono sostanziose sovvenzioni di pubblico denaro;

    - non è più segreto, perché il Parlamento (avendo tolto il voto con cui un elettore poteva opporsi ai locali capibastone dando segretamente la propria preferenza a candidati più stimati o fuori dal locale sistema di potere finanziario), lo hanno "eletto" 6 persone : Veltroni, Berlusconi, Fini, Bossi, Casini e Di Pietro e lo hanno fatto mettendo ai primi posti delle loro liste elettorali persone "di assoluta fiducia".

    La nostra associazione ha abbracciato la scelta della non violenza e quindi, pur privati del diritto costituzionale (Art. 49: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.), non faremo alcuna azione di eguale violenza, ma ci riserveremo di praticare forme di protesta civile.

    Spiacenti di dover attrarre la Sua attenzione su questioni che danno tanta amarezza a quanti credono all’utilità, non solo morale ed etica, della democrazia, con immutata stima le inviamo i nostri cordiali saluti.

    Per il coordinamento nazionale di
    PER IL BENE COMUNE
    Monia Benini

    P.S.
    Qualora lei dovesse essere sfiorato da dubbi sulla veridicità di quanto espostole, sarà sufficiente che un suo collaboratore verifichi il numero delle testate giornalistiche che avranno riportato notizia della presente Lettera Aperta, che viene inviata anche a loro, con preghiera di pubblicazione.
    »

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.85) 25 marzo 2009 10:47

    Concordo con l’articolo e soprattutto con la conclusione circa la destinazione di risorse contro la crisi.

    Porto a contributo la proposta di Fernando Rossi, portavoce del movimento politico Per il Bene Comune, contro la crisi, appunto.

    Contro la crisi (fonte: http://www.perilbenecomune.org)

    «Il Governo Berlusconi ha deciso di intervenire contro la grave crisi finanziaria e le sue pesanti conseguenze economico/occupazionali, continuando ad erogare ingenti risorse pubbliche agli ambienti che, stando alle notizie riportate dai media, sono più permeati da massoneria e criminalità organizzata: le banche ed i grandi lavori.

    • Sembra incomprensibile, se ci si attiene alla logica, il fatto che per uscire dalla crisi si diano ancor più soldi pubblici proprio a chi la crisi l’ha fatta, ma diventa tutto ben comprensibile sapendo che sono loro a comandare gli attuali partiti. Noi di PBC abbiamo invece chiesto la nazionalizzazione di Bankitalia, dando attuazione alla legge 262 del 28 dicembre 2005 che ne aveva deciso la nazionalizzazione entro il 2008; ma PdL, PDL-L, Di Pietro, Lega e UDC, fanno orecchie da mercante. Il PDL-L, con Franceschini, ha addirittura dichiarato: "Bankitalia non si tocca", e noi non siamo certo tra quanti possono meravigliarsi del loro feeling con i banchieri (Unipol, Monte dei Paschi, Unicredit, Banca Intesa, ecc., ecc.).
    • In merito ai grandi lavori, mentre invitiamo alla lettura di Grandi opere, di Marco Cedolin, è utile ricordare che il loro rapporto con la criminalità organizzata è già stato drammaticamente illustrato anche dall’Antimafia alle commissioni parlamentari (ma forse alcuni membri ne avevano già una diretta esperienza), quindi qui affronterò il solo aspetto economico. Per la tenuta, l’innovazione e la crescita qualitativa del nostro apparato produttivo, servono enormi risorse, sprecarle in opere inutili (o protempore, come il ponte sullo stretto destinato a crollare al primo, già previsto, movimento tellurico), dannose per l’ambiente e la salute, e distruttrici di attività economiche vitali per le comunità colpite, è una scelta grave e irresponsabile, dettata unicamente dal potere del malaffare partitico-finanziario-cementificatore e criminale che lo ha affinato come tecnica per il prelievo veloce di grandi quantità di denaro pubblico. Il loro alibi "culturale" supportato dagli economisti di regime (gli stessi che osannavano la creatività finanziaria che ora ci ha travolto) è che anche l’America del New Deal uscì dalla crisi del ’29 con le grandi opere pubbliche; una bella fesseria, visto che quella fase storica era dominata dall’isolazionismo americano, mentre oggi siamo in piena, e selvaggia, globalizzazione.


    La nostra proposta è che tali ingenti risorse, previste per le banche private, per i grandi lavori e per l’auto, vadano invece utilizzate per garantire liquidità a nuove imprese ed a piccole e medie imprese già operanti, in modo da bypassare la stretta creditizia, difendere l’occupazione e liberare risorse verso la ricerca e l’innovazione.

    Di risorse pubbliche "per l’industria" i vari governi ne hanno bruciate una quantità incredibile, con risultati economicamente ed ambientalmente scandalosi, quindi vanno urgentemente introdotti criteri e modalità innovative. Ad esempio: oggi in caso di fallimento, di delocalizzazione produttiva o di reati che portino alla chiusura dell’azienda, delle risorse pubbliche investite non rimane alcuna traccia o beneficio; con la nostra proposta il Comune continuerebbe a disporre di immobili da girare a nuove attività produttive o all’ampliamento di attività già in essere. Infatti noi proponiamo che vi sia la costituzione di un fondo nazionale ma che il momento di valutazione e di erogazione sia comunale, in modo che l’intera comunità sia partecipe della scelta e garante degli impegni che l’azienda va ad assumersi.

    Il tipo di finanziamento ottimale, per l’interesse pubblico e per l’impresa sana è quello dell’acquisto pubblico di una parte degli immobili produttivi, rigirati in affitto alla stessa azienda (calcolando un ventesimo dell’investimento pubblico e applicando un’interesse annuo dell’1,50%). In tal modo quella quota parte di immobile entra nel demanio comunale portando a pareggio l’investimento e dando maggiore elasticità al bilancio comunale (patto di stabilità e rapporto tra la situazione patrimoniale e la spesa corrente).

    Le caratteristiche delle Aziende richiedenti, o gli impegni che le nuove aziende devono assumere e sottoscrivere, sono quelle del rispetto dei diritti dei lavoratori, delle norme ambientali, della sicurezza sul lavoro e della regolarità della propria posizione tributaria.

    Qualora, come accadrà a seguito della gravità della crisi, la domanda delle aziende dovesse essere, per numero e per quantità dell’investimento, ben oltre lo stanziamento messo a disposizione dallo stato (ma per una Bankitalia nazionalizzata e riappropriatasi della potestà di battere moneta e acquisire il relativo diritto di signoraggio, il finanziamento potrebbe essere in teoria illimitato), la priorità andrebbe data agli effetti positivi dell’attività aziendale, ove assieme alle ricadute occupazionali andrebbero valutate: la riduzione di kilometraggio su gomma nei trasporti di merci e persone, l’impatto ambientale, l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.

    Sviluppando questa politica economica l’Italia reggerebbe la crisi e ne uscirebbe più forte di altri sistemi paese che continueranno, inutilmente, a bruciare risorse, dandole alle solite grandi industrie dell’auto, alle banche private, alle società dei grandi lavori o ad altri settori "politicamente forti".»

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.85) 18 marzo 2009 17:02

    C’è una realtà politica che nasce dalle esperienze di quei comitati citati nel pezzo, che ne accoglie e porta avanti le istanze, che si batte per dire no alle opere inutili e dannose soprattutto quando esistono concrete alternative quasi sempre più economiche e senza danno alcuno per salute e ambiente.

    E’ un movimento politico nato da quelle ’sacche di resistenza umana e civile’ che, stanche di vedersi quotidianamente usurpare territori, denari e salute da un sistema partitico quotidianamente in azione per assaltare i soldi pubblici, si sono riunite attorno ad un tavolo, facendo un netto passo indietro rispetto alle ideologie e ragionando sui temi reali alla base dei problemi che attanagliano questo paese.

    Si chiama PER IL BENE COMUNE e fa della partecipazione democratica un caposaldo del suo statuto, che pubblica i bilanci, che non ha segretari e che decide da pubbliche assemblee nazionali e locali la linea da adottare. E’ una realtà politica costantemente boicottata dai media detenuti dagli stessi ’signorotti’ dei partiti e che, nonostante la sua esclusione da ogni forma di finanziamento pubblico, continua il suo lavoro di costruzione di un progetto alternativo per il paese aperto al contributo di tutte le persone di buona volontà che non vogliono stare a guardare la ’nave che affonda’ senza far nulla.


Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità