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Gaza, salto di livello

Primi risultati dell’attacco di Hamas. 

Partita la prevedibile reazione israeliana, con molte vittime e soprattutto un quantomeno dubbio “bombardamento” sull’ospedale al Ahli di Gaza (in realtà i dubbi sono davvero pochi, basta guardare le foto, non c’è alcun ospedale distrutto a parte i vetri rotti, nemmeno le piante o i lampioni del parcheggio ne hanno sofferto).

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Ma chiunque abbia colpito il parcheggio dell'ospedale (le accuse si incrociano), ecco annullati gli incontri di Biden con Abu Mazen, con il presidente egiziano al Sisi e con il re di Giordania (che però rifiutano di accogliere i gazawi in fuga). Folle inferocite in piazza in tutti gli stati arabi, a Beirut scontri vicino all'ambasciata americana. Evacuate le ambasciate israeliane in Marocco ed Egitto, manifestazioni contro Israele in molti stati occidentali, allarme bomba qui e là in Europa, accoltellato un funzionario dell’ambasciata israeliana a Pechino, uccisi due svedesi da un fanatico islamista a Bruxelles. Turchia, Marocco e chissà chi altro che gridano improperi. E gli accordi di Abramo sono sul punto di evaporare, ovviamente.

Onestamente va detto che la strategia di Hamas (o più probabilmente iraniana) sta funzionando. Dallo sdegno per la ferocia del massacro nei kibbutz e del rave nel deserto – ma nelle manifestazioni filopalestinesi dei giorni scorsi si è sentito anche dire che era stato un "successo", una "vittoria" – siamo passati velocemente al giorno dell’ira islamica e alla condanna dei massacri israeliani.

Che indubbiamente hanno fatto molte vittime, e altre ne faranno, ma l’orrore per il bombardamento sull’ospedale potrebbe diventare lo switch – non so quale sia il termine tecnico – l’interruttore che fa slittare lo scontro Israele-Hamas su un livello ben più alto.

Che è appunto quello che Hamas (o l’Iran?) si prefiggeva e che personalmente avevo già previsto

Per richiamare l’attenzione del mondo sull’irrisolta questione palestinese? Certo. Per impedire l’allargamento all’Arabia saudita di un qualche accordo strategico con Israele? È sicuro. Per rompere l’asse filo-occidentale che si andava delineando nel mondo arabo, impaurito dall’espansionismo politico iraniano e riavvicinarlo ad esso? Non si può escludere. Per alleggerire la pressione occidentale sulla Russia impantanata come una balena spiaggiata in Ucraina? Potrebbe starci anche questo.

C'è una responsabilità di Israele dietro tutto questo? Certo, è indiscutibile che l'estrema destra al governo abbia deciso che i palestinesi potevano solo essere ignorati. Ma a monte c'è anche la responsabilità di chi guidava il fronte palestinese vent'anni fa e rifiutò di sottoscrivere un accordo sufficientemente rispettoso delle loro richieste. Anche di questo ho già parlato

Quello che appare ormai sicuro è che la terribile vicenda della strage dei civili israeliani e dei tanti presi in ostaggio serviva ad accendere la miccia di uno scontro di ben altro livello. La gente di Gaza non è altro che la carne da macello, l'inconsapevole (forse) vittima dei burattinai locali (anche israeliani, sia chiaro) del "Grande gioco", come lo definì Arthur Conolly ormai due secoli fa.

Adesso il nuovo livello 3 in cui i due contendenti si trovano da ieri è ben più pericoloso del livello 2 in cui si sono trovati dopo la strage del 7 ottobre, ma ancora un passo e potrebbero fare un ulteriore salto al livello 4, quello in cui l'intero vicino oriente si infiamma.

Se Israele entrerà nella striscia di Gaza la milizia libanese di Hezbollah potrebbe attivarsi su impulso iraniano ed entrare nel conflitto a sua volta, usando i tanti missili di buona qualità in suo possesso capaci di saturare le difese israeliane. A quel punto gli aerei Usa potrebbero essere costretti a intervenire in aiuto allo stato ebraico in difficoltà per colpire le basi di lancio in Libano. Perché mai Biden avrebbe spostato nel Mediterraneo orientale ben due portaerei con annessi e connessi sennò?

A quel punto lo scontro potrebbe finire con la sconfitta piena dell'asse che fa capo a Teheran.

Oppure allargarsi, magari fino al coinvolgimento diretto dell’Iran. Ma se l'Iran colpisse una nave americana o ne abbattese un aereo non potrebbe scattare l'articolo 5 del trattato Nato? E poi? Meglio non pensarci visto che il passo ulteriore contempla potenze nucleari. È una prospettiva che potremmo chiamare tranquillamente con il nome di Armageddon.

Esiste alternativa? No.

A meno che Israele non decida di fermarsi qui. Di fermarsi prima di entrare a Gaza, accontentandosi della "piccola" vendetta che si è preso. Rinunciando all'ipotesi velleitaria di estirpare Hamas, evitando il tanto temuto attacco di terra. In questa direzione sembra spingere il suggerimento amichevole di Joe Biden – "non fate gli errori che abbiamo fatto noi dopo l'11 settembre" – cioè non andate alla carica come un toro infuriato in preda alla rabbia e alla voglia immediata di riscatto.

Si fermi qui e poi cominci a fare i conti con le proprie contraddizioni, le proprie ambiguità e, soprattutto, con quel delirio di onnipotenza che ha vanificato un apparato di sicurezza di altissimo livello. Ma anche con l'arroganza devastante del suo premier, un uomo da troppo tempo in politica e lasciato libero di fare troppi danni. Il primo dei quali è stato quello di spaccare in due il suo stesso paese.

Questo vorrebbe dire anche ammettere e poi elaborare la sconfitta, cocente ed estremamente dolorosa che Hamas gli ha inflitto. Potrebbe essere difficile per un paese e un popolo abituati a vincere o a credere di aver vinto. L'opinione pubblica israeliana potrebbe accettarlo dopo aver pianto il più alto numero di morti da cinquant'anni a questa parte? E con un centinaio di ostaggi in mano nemica, dovendo, per riaverli vivi o morti, liberare migliaia di terroristi (veri o presunti) fra i quali magari - orrore! - anche gli assassini del 7 ottobre? E un leader che si sente già messo sotto accusa per quello che ha fatto e per quello che non ha saputo fare (garantire la sicurezza del suo paese, ad esempio) sarà in grado di imporre scelte così dolorose e umilianti, ma forse inevitabili?

E i palestinesi? Hanno perso, tutto. Tutto quello che potevano avere l'hanno perduto già da vent'anni, per l'ignobile supponenza di Arafat, ma ancora non sembra che l'abbiano capito. Se la situazione precipita in un caos totale saranno i primi a uscirne con le ossa rotte. Se invece adesso Hamas esce vincitore del primo round, si faranno l'idea di essere finalmente padroni della loro storia e gioiranno e distribuiranno dolcetti come al solito. Ma poi la tensione si abbasserà e le armi taceranno. E loro si troveranno nella situazione di prima, ma alle prese, da soli, con un nemico molto più incattivito di prima.

E saranno stritolati sempre di più fra il vincente vero, l'Iran degli ayatollah, che non ha alcuna intenzione di arrivare a una trattativa con Israele, e lo stato ebraico che non dimentica mai chi gli ha inflitto una ferita anche se adesso sarà costretto controvoglia a ricordare che "c'è un tempo per la guerra e un tempo per la pace".

 

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di Guido (---.---.---.92) 20 ottobre 2023 16:42

    Meglio un delitto che un errore, Talleyrand. Concordo, forse israele cercherà di vendicarsi solo con delitti contrapposti ad una catena di opposti delitti, senza fine. Storicamente è impossibile punire i veri responsabili, da sempre e ancora all’ opera; Lucrezio: tantum potuit religio suadere malorum

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