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Funerali di Stato per i morti in Abruzzo cordoglio dolore e silenzio

Ieri i funerali di Stato per le vittime del terremoto. Ma la retorica di politici e media non concede tregue. Continuano intanto le polemiche su un disastro evitabile.

su Terra
 

foto di Angelo Venti site.it



Il dolore, il cordoglio, il silenzio. La giornata di ieri ha dato spazio ovviamente al lutto. Funerale di Stato a L’Aquila per centinaia delle vittime del sisma. Alcuni funerali si erano tenuti già il giorno prima in località più decentrate come Fossa, altri si terranno oggi. Ma la cerimonia ufficiale, quella che accomuna il senso di vicinanza dell’intero Paese alle vittime, è stata nel giorno della “passione” di Pasqua. Il tutto dato in pasto agli obiettivi del mondo intero. Come è anche giusto che sia, per dare la reale dimensione della tragedia. Anche se la retorica di alcuni politici e di molti media pure in questo caso ha più volte superato il limite del buon gusto e del cordoglio reale e più sentito. <Quel piazzale di caserma ricoperto di bare, sotto il sole è forse il simbolo più eloquente di ciò che è successo. E degli annunci di ospitalità agli sfollati in un numero imprecisato di ville e tenute e palazzi signorili ne avremmo fatto a meno. Almeno nel giorno del lutto nazionale, dopo le battute sulle «vacanze a carico dello Stato» dei giorni precedenti. Come ne avrebbero fatto a meno quelle centinaia di persone che ancora trascorrono la notte in auto perché non ci sono abbastanza posti in tenda per tutti. Ma si sa, fin dai tempi della tragedia di Vermicino, il dolore fa audience. Quel piazzale coperto di bare è anche il simbolo di ciò che non dovrebbe, e non doveva, succedere.

L’Italia è un Paese sismico, ma rimane in coda nella classifica mondiale per quanto riguarda la prevenzione. Che non è solo la “norma”, i regolamenti dell’edilizia antisismica, ma sono “fatti” che, in questo Paese che ora si ritrova in lutto, si trasformano quasi sempre in “non fatti”. E ciò che certamente non è stato fatto è stato vigilare sull’applicazione della normativa sulla costruzione di edifici pubblici e privati, e ancor meno per quanto riguarda le ristrutturazioni. E ancora. Dopo quasi quattro mesi di continui terremoti in Abruzzo, in particolare nell’aquilano, nessuno ha pensato di approntare piani di emergenza, che significa preparare aree, strutture di pronto intervento, depositi con materiali e quant’altro in loco sia necessario per affrontare nell’immediato l’emergenza. E invece all’Aquila, nel momento del sisma, erano presenti meno di venti vigili del fuoco e nel presidio più vicino, Avezzano, solo otto. Di depositi nemmeno l’ombra, meno che mai di aree attrezzate dove montare eventuali campi, strutture di prima accoglienza e soccorso. Dopo quattro mesi di ripetute scosse, e lo sciame sismico sta lì a dimostrarlo, un minimo di attenzione sarebbe stata quantomeno auspicabile. Cose impossibili da fare? No. Impossibili forse per l’Italia. Ma in tutto il mondo occidentale è prassi consolidata prevenire e attrezzarsi.

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