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Enel: all’assemblea degli azionisti la contestazione globale sulle scelte energetiche

 

Sembrerebbe un tranquillo e caldo pomeriggio di fine aprile a Roma, epppure sotto la sede centrale di Enel sembra sia in corso un G20 più che una normale assemblea degli azionisti. Non si spiegano diversamente vigilantes con auricolari e microfoni e armati di pistole di grosso calibro che presidiano tutti gli ingressi del palazzo, mentre sulla strada poliziotti e carabinieri fronteggiano un piccolo drappello di ambientalisti.

Tra loro ce ne sono alcuni venuti da lontano, anche dalla Colombia, come Miller Armin Dussan Calderon, il professore universitario che chiede l’abbandono del progetto della grande centrale idroelettrica di El Quimbo sul fiume Magdalena. Ha infatti stimato, con dettagliati modelli previsionali, molti più danni derivanti alle economie locali nei prossimi decenni rispetto ai potenziali vantaggi derivanti dalle ormai famigerate compensazioni economiche di Enel. Così sembra un po' difficile sostenere l’assenza di rischi quando verranno sommersi 5300 ettari di terreni agricoli oltre al sacrificio di quasi un migliaio di ettari di foresta amazzonica.

E sulla stessa linea, quasi in fotocopia, è l’intervento del rappresentante guatemalteco della Comunità di San Felipe Cienla del municipio di San Juan Cotzal, Concepción Santay Gómez, che denuncia le due centrali elettriche di Palo Viejo come impianti che stravolgono il sistema ecologico della regione, contro gli interessi e la volontà delle popolazioni locali, le cui manifestazioni sono represse duramente dalla polizia, come spesso accade in molti paesi latino-americani. Uno dei cartelli esposti qui in viale Regina Margherita chiede la liberazione della nota esponente Millaray Huichalafmachi (guida spirituale mapuche) arrestata per aver difeso il fiume Pilmaichen, nella Patagonia cilena, dall’insediamento di Hidroaysen. Su questo aspetto si registra anche l’intervento del vescovo di AysénLuis Infanti De la Mora, che in una lettera a Fulvio Conti, CEO di Enel, chiede di “respetar la Patagonia” abbandonando “definitivamente” il megaprogetto che considera “una grave violazione al nostro territorio”, considerato che sono disponibili importanti alternative energetiche.

Ma se l’idroelettrico dell’Enel e delle partecipate stravolge vita, tradizioni ed economie millenarie di intere popolazioni sino alla lontanissima Patagonia cilena, è il carbone la preoccupazione maggiore per la salute dei cittadini europei secondo ecologisti e medici. Così dalla Romania arriva la denuncia di Mihai per la nuova centrale di Galati da alimentare con carbone ucraino, dall’Italia la rete Stop Enel rileva le troppe le centrali a carbone con emissioni in peggioramento, oltre altre in corso di realizzazione persino nel parco del delta del Po. Sono arrivate tra le altre le testimonianze di Daniela Patrucco di Spezia Via dal Carbone, di Marzia Marzoli per i No Coke Alto Lazio, dei brindisini di No al carbone. Ma l’Enel è sotto accusa anche dove sfrutta la geotermia. Secondo il rappresentante del Coordinamento Movimenti per l’Amiata, quella geotermica ha poco di rinnovabile se il risultato è che la falda acquifera sotto il Monte Amiata si è più che dimezzata, creando problemi di approvvigionamento ad un bacino di popolazione che si estende sino a Grosseto, con danni reali anche all’economia dell’area. E la Regione Toscana insieme all’Enel è corresponsabile di questo disastro prossimo venturo.

Ma mentre fuori del palazzo si succedono gli interventi, dentro il palazzo entrano in gioco gli “azionisti” ambientalisti coordinati dalla Fondazione Banca Etica. Un nuovo fronte si è aperto contro le scelte di Enel, espressione, secondo una delle esponenti intervenute, Simona Ricotti di Civitavecchia, contro la collettività a cui vengono lasciati gli oneri sanitari e sociali delle ricadute negative delle emissioni. All’azienda arrivano solo gli utili guadagnati alle spalle delle popolazioni. E infatti non è un mistero che la centrale di Torre Valdaliga Nord contribuisca a stabilire il primato della città laziale per casi di tumore nella regione ma, nonostante questo, venga tollerato un utilizzo di carbone con un tenore di zolfo superiore allo 0,3%.

Ma di tutte queste denunce, che sono solo una parte di quelle fatte sul conto delle politiche energetiche, è difficile trovare traccia nell’informazione ufficiale salvo lo spazio dedicato dal Fatto Quotidiano o dal mensile Altreconomia, un fatto che la dice lunga sulle capacità persuasive di Enel, sulle sue note “compensazioni ambientali” che ignorano, fatto grave per un’azienda partecipata dallo Stato italiano, i costi sanitari e ambientali crescenti per le famiglie e per le strutture sanitarie.

Un altro aspetto critico di questa azienda investe la sua incapacità di porsi come driver dell’innovazione. “Enel è un’azienda che procede spedita verso il passato ignorando il futuro”, ha infatti dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

E gli azionisti di Enel dovrebbero cominciare a preoccuparsi non solo delle azioni risarcitorie annunciate dai soggetti latino-americani o di quelle che arriveranno in seguito all’istituzione dei Registri Tumori, ma anche della scarsa capacità competitiva sacrificata sull’altare del carbone. E davvero è difficile pensare che questa azienda non abbia risorse da impiegare per svincolarsi da un modello produttivo ampiamente superato.

Commenti all'articolo

  • Di Alessandro (---.---.---.93) 2 maggio 2013 15:07

    Il 70% del fabbisogno elettrico del Cile oggi è soddisfatto da fonti fossili di importazione: la domanda è se sostenere questo modello, oppure dimezzare queste importazioni attraverso il nuovo idroelettrico. Perché l’alternativa a zero CO2 è il nucleare, dato che le altre rinnovabili non possono soddisfare questo fabbisogno.

    Se il progetto Enel è stato approvato (con undici voti a favore e uno contrario) dalla commissione competente, in base alle normative vigenti, la questione è il progetto, o la normativa in vigore?

     

    E così i comitati che manifestavano martedì a Roma hanno chiesto più investimenti su fotovoltaico ed eolico? Oggi, il Paese dove c’è più fotovoltaico ed eolico è la Germania, dove il carico di base è soddisfatto per la maggior parte da carbone e lignite, e dove il ministro dell’Ambiente, Peter Altmaier, ha presentato una proposta urgente: ridurre le tariffe per i nuovi impianti a fonti rinnovabili, in modo da risparmiare circa 200 miliardi in incentivi, dopo i 67 miliardi di euro già erogati ai proprietari di impianti a fonti rinnovabili (stima fatta alla fine del 2012), e contando i 250 miliardi di euro di incentivi promessi agli impianti già installati per i prossimi anni. Per produrre quanta elettricità? Il 4,5% dei 617 TWh complessivi nel 2012.

    Il carbone e la lignite, che è un combustibile con maggiori emissioni del carbone, hanno assicurato il 44,5% del fabbisogno tedesco.

    Se i comitati vogliono seguire il miglior esempio nelle rinnovabili, la strada è questa.

    • Di Giorgio Zintu (---.---.---.70) 2 maggio 2013 15:47
      Giorgio Zintu

      Non sono un esperto, cerco di dare voce alle voci ignorate dall’altra informazione. Comunque nel Cile come in Colombia o in Guatemala le comunità locali non solo non sono state ascoltate ma addirittura represse. Ho dato conto anche di come finiscono i mapuche. Per cooscere El Quimbo può contattare il professor Miller http://millerdussan.blogia.com/.
      Per quanto riguarda l’uso del carbone e l’immissione in atmosfera di inquinanti che vanno dall’arsenico al mercurio e sulle ricadute sulla salute in termini di patologie tumorali può fare riferimento ai medici ISDE, come ad esempio Gianni Ghirga e Fulvio Floccari dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia, o far riferimento al dottor Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio (http://www.civonline.it/articolo/tu...).
      Gentile Alessandro, capisco il fabbisogno energetico ma non capisco come puossa ignorare la salute delle persone o stravolgere la vita di centinaia di migliaia di persone, distruggendo il territorio. Esistono alternative certe e consolidate e occorre investire nella ricerca cosa che l’Enel non fa. Infine, curarsi solo dell’approvvigionamento energetico senza preoccuparsi dei danni collaterali estesi non mi sembra un fatto razionalmente giustificabile.

    • Di Alessandro (---.---.---.232) 6 maggio 2013 17:44

      Sono d’accordo con lei sulla necessità di dare voce a ogni voce.
      Così come credo lei condivida che debbano restare ferme le competenze previste dalle leggi in vigore.
      Le responsabilità, infatti, sono da valutare secondo il quadro normativo vigente, in Cile come in Italia.
      E se le opinioni sono pareri, per quanto qualificati, viceversa un monitoraggio ambientale o un decreto favorevole di Via sono atti delle autorità competenti, che seguono il quadro normativo in vigore.
      Per questo, è una sua opinione scrivere che io ignoro la salute delle persone e le cosiddette "esternalità". Ma non è così: basta riportare, anche senza essere esperti, quanto dichiarano le autorità competenti. A Civitavecchia, ad esempio, con Arpal è attivo anche un osservatorio ambientale a mostrare che la nuova centrale a carbone non sta influendo sulla qualità dell’aria rispetto alla situazione precedente.
      Mentre i dati dell’osservatorio sono reali, le esternalità sono delle ipotesi esclusivamente di impatto economico e finanziario. Quando si parla di cause di mortalità, invece, bisogna chiedersi se siano problemi ambientali, se siano problemi sociali, dietetici, economici e quanto altro. Omettere queste informazioni fa sì che poi ci siano grandi difficoltà a correggere e risolvere i problemi collettivi.

      La valutazione epidemiologica che lei cita su Civitavecchia misura una situazione con tre centrali (non una), oltre al porto e poi le fonti di emissioni di ogni città. Si vedono nei risultati, oltre all’incidenza maggiore, anche le disomogeneità dei dati tra uomini e donne. Per questo, bisogna chiedersi - con razionalità - la domanda già fatta: se siano problemi ambientali, se siano problemi sociali, dietetici, economici e quanto altro.

  • Di Giorgio Zintu (---.---.---.151) 6 maggio 2013 22:07
    Giorgio Zintu
    Gentile Alessandro, non ho ben capito la logica del suo discorso e non ho ben capito neanche quali sono i suoi valori di riferimento e dove voglia andare a parare.

    Comunque provo a rispondere.

    1_Già il fatto di essere il primo porto crocieristico europeo e il primo polo energetico (con oltre 3180 MW senza contare Montalto di Castro) dovrebbe di per sè fare di quest’area un polo di interesse nazionale per i risvolti sulla salute delle persone e per tutto quello che proviene dalle campagne e che finisce sulla tavola degli abitanti (credo di capire che invece a suo parere ci sia qualcosa nel DNA o nella "dieta" piuttosto che nelle emissioni nocive in quell’ambiente in cui le persone vivono. Sarà bene che lei faccia presente al dottor Forastiere queste considerazioni).

    2_ Le centraline dell’Osservatorio ambientale (un ente che a garanzia della sua autonomia è finanziato dall’Enel con quasi 1 milione di euro), e quelle di Arpa Lazio (che ne utilizza alcune) non misurano ad esempio PM 2,5, cadmio, arsenico, mercurio, nichel, cromo e composti organici volatili, ma solo PM 10, ozono, ossidi di zolfo, ossidi di azoto. Se dovessimo stare ai dati delle centraline avremmo un’aria simile alla Val Gardena ma una mortalità più vicina a quella di Taranto. Davvero tutto normale?

    3_L’attuale Sindaco ha deciso di non utilizzare i poteri a lui attribuiti per prescrivere limiti all’AIA di Torre Valdaliga Nord. Quindi si registrerà un incremento delle ore annuali di esercizio, verranno briciate 900.000 tonnellate l’anno di carbone in più e il tenore di zolfo arriverà all’1% (invece dello 0,3%). Il risparmio per Enel sarà di circa 90 milioni di euro ma per la popolazione si tradurrà in un aumento del monossido di carbonio che salirà dai 50mg/Nm3 (secondo le linee guida europee) ai 120 mg/Nm3. Davvero tutto normale, pure se l’Assessore all’ambiente si è dimesso in polemica con il sindaco?

    Vede, caro Alessandro, le compensazioni economiche di Enel sono già una prova del fatto che l’azienda intende "risarcire" i comuni interessati dalle ricadute dei fumi. Infatti perché pagare se tutto è privo di rischi o tutto è perfettamente legale? Ma davvero lei crede che viviamo nel paese dei balocchi e che dobbiamo respirare immondizia in silenzio solo perché venga raggiunto un costoso fabbisogno energetico?


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