Sono d’accordo con lei sulla necessità di dare voce a ogni voce. Così come credo lei condivida che debbano restare ferme le competenze previste dalle leggi in vigore. Le responsabilità, infatti, sono da valutare secondo il quadro normativo vigente, in Cile come in Italia. E se le opinioni sono pareri, per quanto qualificati, viceversa un monitoraggio ambientale o un decreto favorevole di Via sono atti delle autorità competenti, che seguono il quadro normativo in vigore. Per questo, è una sua opinione scrivere che io ignoro la salute delle persone e le cosiddette "esternalità". Ma non è così: basta riportare, anche senza essere esperti, quanto dichiarano le autorità competenti. A Civitavecchia, ad esempio, con Arpal è attivo anche un osservatorio ambientale a mostrare che la nuova centrale a carbone non sta influendo sulla qualità dell’aria rispetto alla situazione precedente. Mentre i dati dell’osservatorio sono reali, le esternalità sono delle ipotesi esclusivamente di impatto economico e finanziario. Quando si parla di cause di mortalità, invece, bisogna chiedersi se siano problemi ambientali, se siano problemi sociali, dietetici, economici e quanto altro. Omettere queste informazioni fa sì che poi ci siano grandi difficoltà a correggere e risolvere i problemi collettivi.
La valutazione epidemiologica che lei cita su Civitavecchia misura una situazione con tre centrali (non una), oltre al porto e poi le fonti di emissioni di ogni città. Si vedono nei risultati, oltre all’incidenza maggiore, anche le disomogeneità dei dati tra uomini e donne. Per questo, bisogna chiedersi - con razionalità - la domanda già fatta: se siano problemi ambientali, se siano problemi sociali, dietetici, economici e quanto altro.
Il 70% del fabbisogno elettrico del Cile oggi è soddisfatto da fonti fossili di importazione: la domanda è se sostenere questo
modello, oppure dimezzare queste importazioni attraverso il nuovo
idroelettrico. Perché l’alternativa a zero CO2 è il nucleare, dato che le altre
rinnovabili non possono soddisfare questo fabbisogno.
Se il progetto Enel è stato approvato (con undici voti a favore e uno contrario) dalla commissione competente,
in base alle normative vigenti, la questione è il progetto, o la
normativa in vigore?
E così i comitati che manifestavano martedì a Roma hanno
chiesto più investimenti su fotovoltaico ed eolico? Oggi, il Paese dove c’è più fotovoltaico ed
eolico è la Germania, dove il carico di base è soddisfatto per la maggior parte
da carbone e lignite, e dove il ministro dell’Ambiente, Peter Altmaier, ha presentato
una proposta urgente: ridurre le tariffe per i nuovi impianti a fonti
rinnovabili, in modo da risparmiare circa 200 miliardi in incentivi, dopo i 67
miliardi di euro già erogati ai proprietari di impianti a fonti
rinnovabili (stima fatta alla fine del 2012), e contando i 250 miliardi di euro di incentivi promessi
agli impianti già installati per i prossimi anni. Per produrre quanta elettricità? Il 4,5% dei 617 TWh complessivi
nel 2012.
Il carbone e la lignite, che è un combustibile con maggiori emissioni del carbone,
hanno assicurato il 44,5% del fabbisogno tedesco.
Se i comitati vogliono
seguire il miglior esempio nelle rinnovabili, la strada è questa.